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La vita non è uno spettacolo muto o in bianco e nero.
È un arcobaleno inesauribile di colori.
E, da qualche parte oltre l’arcobaleno, il cielo è azzurro e i sogni impossibili diventano realtà.
Ora sai dove sta Dio
Ora sai dove sta Dio
Una comitiva di zingari si fermò al pozzo di un cascinale.
Un bambino di circa cinque anni uscì nel cortile, osservandoli con occhi sgranati.
Uno zingaro in particolare lo affascinava, un pezzo d’uomo che aveva attinto un secchio d’acqua dal pozzo e stava lì, a gambe larghe, bevendo.
Un filo d’acqua gli scorreva giù per la barba di fuoco,
corta e folta, e con le mani forti reggeva il grosso secchio di legno, appoggiandolo alle labbra come se fosse stata una tazza.
Quando ebbe terminato, si tolse la fusciacca multicolore e con quella si asciugò la faccia.
Poi si chinò e scrutò in fondo al pozzo.
Incuriosito, il bambino si alzò in punta di piedi per cercare di vedere oltre l’orlo del pozzo che cosa stesse guardando lo zingaro.
Il gigante si accorse del bambino e sorridendo lo sollevò da terra tra le braccia.
“Sai chi ci sta laggiù?” chiese.
Il bambino scosse il capo.
“Ci sta Dio!” disse.
“Guarda!” aggiunse lo zingaro e tenne il bambino sull’orlo del pozzo.
Là, nell’acqua ferma come uno specchio, il bambino vide riflessa la propria immagine:
“Ma quello sono io!”
“Ah!” esclamò lo zingaro, rimettendolo con dolcezza a terra, “Ora sai dove sta Dio!”
Brano tratto dal libro “Quaranta Storie nel Deserto.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.
Il cavallo a dondolo
Il cavallo a dondolo
C’era una volta un cavallo a dondolo.
Era il più bello di tutti i giocattoli di Olta, perché era il più amato.
E lui lo sapeva.
Ma un giorno si stancò di dondolare.
“Se mi vuoi bene,” disse alla sua padroncina, “portami fuori, dove sono gli altri cavalli!”
Olta si sentì molto triste, ma prese il suo cavallo e lo portò in un campo, oltre la staccionata.
Lo salutò con un bacio sulla fronte e poi ripartì, col cuore in gola.
Il cavallo a dondolo sentì gli altri cavalli nitrire.
Provò a nitrire anche lui, ma non ci riuscì.
Poi vide gli altri che correvano e si rincorrevano.
Tentò anche lui, ma non poté muoversi.
Quando lo stalliere venne a spazzolare i puledri, il cavallo a dondolo volle lo stesso trattamento.
Ma, quando anche lui fu lavato, si accorse che il manto di legno aveva perso il suo bel colore.
Il giorno dopo, Olta ripassò dal campo perché aveva nostalgia del suo cavallo.
“Se mi vuoi bene,” le disse lui, “riportami a casa, dove mi hai insegnato a dondolare!”
Olta lo baciò sulla fronte e lo riprese con sé.
Il cavallo a dondolo, pieno di graffi e sbucciature, non luccicava più come una volta e scricchiolava al minimo movimento.
Ma adesso sapeva che ogni suo dondolio cullava un sogno di Olta.
E per lui questo sogno era più bello dei campi verdissimi oltre la staccionata.
Brano senza Autore
Tu non capisci proprio niente
Tu non capisci proprio niente
Alla moglie, qualunque fosse il motivo, ripeteva:
“Tu non capisci proprio niente!”
Effettivamente lei non aveva studiato oltre la terza media, non si interessava di politica, non leggeva giornali, eccetto i bollettini della parrocchia, si occupava soltanto dei figli, della casa, del bucato, della cucina, e di qualche ora nell’ufficio del parroco.
Quando si accendeva una discussione in famiglia, il marito, rifiutando per principio ogni dialogo sereno, intelligente ed educato, con i suoi soliti pregiudizi, le chiudeva la bocca dicendo:
“Tu non capisci proprio niente!”
Quando la moglie tentava di coinvolgerlo in qualche problema serio sui risultati scolastici dei figli o per valutare l’opportunità di una spesa o la scelta del luogo di villeggiatura o il bilancio familiare… la sua risposta era sempre la stessa, pronta, secca, senza possibilità di replica:
“Tu non capisci proprio niente!”
Una sera, in casa, mentre la televisione trasmetteva una partita della Nazionale, venne a mancare improvvisamente la corrente.
Il marito, tutto nervoso e agitato, si avviò a scendere nel buio dello scantinato per controllare ed eventualmente sostituire la valvola fusibile nel quadro di distribuzione dell’energia elettrica.
“Accendi una candela!” gli suggerì timidamente la moglie.
Al solito, il marito, furibondo, le gridò:
“Tu non capisci proprio niente, conosco il posto a memoria!”
Ma quella sera, evidentemente, qualcosa non funzionò a dovere; perché il pover’uomo scivolò su un gradino, sbattè la testa in modo tremendo e, dopo aver lanciato un urlo disumano, rimase a terra tramortito, sanguinante e con rotture varie.
Il caso era molto grave, ma i medici dell’ospedale, dopo giorni e giorni nell’Intensiv Station e con cure forti e adeguate, riuscirono a salvare la vita al poveretto.
Quando l’infortunato si risvegliò dopo quattro giorni di coma, vide la moglie accanto al letto, dolcemente china su di lui, trepidante, con gli occhi pieni di lacrime e piena di amore.
La povera donna non l’aveva abbandonato un solo istante:
giorno e notte, sempre vicina a lui, con mille attenzioni e con infinite preghiere.
Dopo due settimane dall’uscita dal coma, quando finalmente l’uomo poté cominciare a mormorare le prime parole, mentre due grosse lacrime gli brillavano negli occhi, con fatica disse:
“Sono proprio un animale.
Non avrei mai creduto che tu mi volessi tanto bene!”
E lei, col sorriso di sempre, amabile, dolce e con gli occhi umidi e luminosi, gli bisbigliò sottovoce:
“Tu non capisci proprio niente!”
Brano di Bruno Ferrero
Fortuna o talento?
Fortuna o talento?
(a fine pagina troverete l’audio ed il video di questo monologo tratto dal film)
Chi disse “Preferisco avere fortuna che talento.” percepì l’essenza della vita.
La gente ha paura di ammettere
quanto conti la fortuna nella vita.
Terrorizza pensare che sia così fuori controllo.
A volte in una partita la palla colpisce il nastro e
per un attimo può andare oltre o tornare indietro.
Con un po’ di fortuna va oltre e allora si vince.
Oppure no, e allora si perde.
Monologo iniziale tratto dal film “Match Point.” di Woody Allen.
Il sole all’orizzonte
Il sole all’orizzonte
Era finito nella rete, il piccolo pesce azzurro, e si dibatteva per trovare una via d’uscita e ritornare al mare.
Inutilmente.
Poi s’accorse di un piccolo buco:
una maniglia allentata nella rete.
Provò a uscire ma il foro era troppo piccolo.
Tuttavia gli permetteva di guardare meglio oltre la barca del pescatore e di quelle terribili reti.
Allora vide il mare con la sua immensa distesa di libertà.
E pensò alle profondità marine da cui proveniva, alla luce che filtrava dalle onde sui coralli della scogliera sommersa.
E agli altri pesci suoi amici, che nuotavano liberi tra le rocce di fondali coperte di alghe.
Quelle alghe che danzavano al ritmo delle correnti…
Era il suo mondo perduto.
Tuttavia, la nuova situazione offriva qualche vantaggio.
Ora poteva guardare il mare da un altro punto di vista e scoprire cose nuove.
Per esempio, l’orizzonte lontano:
era così vasto; e il cielo che copriva il mare con le ultime stelle del mattino:
una visione fantastica!
All’improvviso apparve uno splendore mai visto:
“Ecco,” gridò il piccolo pesce azzurro, fuori di sé per lo stupore, “ecco da dove viene la luce che illumina le profondità del mare!”
Sul filo dell’orizzonte stava sorgendo il sole.