Il trucco del rabbino

Il trucco del rabbino

Un giovane fece visita ad un rabbino per chiedergli come dovesse comportarsi nella vita.
Il rabbino sapeva che il giovane proveniva da una famiglia molto pia, zelante, religiosa al massimo.
Per cui, chiamati i suoi discepoli, volle che il neofita ripetesse ad alta voce la sua richiesta.
Desidero che il rabbino mi dia delle istruzioni precise su ciò che devo fare e su ciò che non devo fare nella vita.

Il rabbino rispose:

“Lasciati vivere!
Quando puoi, ruba, ma non dimenticare di portarmi parte del bottino.
Trascura i tuoi doveri e cerca, più che puoi, i piaceri.
Sforzati sempre di avere la meglio sugli altri.
In breve, vivi senza principi:
solo così realizzerai te stesso.”

Il giovane, uditi questi consigli, se fuggì via rapidamente.

Alcuni mesi dopo il rabbino chiese ai suoi discepoli se avessero notizie del giovane.
Risposero gli allievi che stava conducendo una vita santa in un paese lontano e che parlava di lui come di Satana in persona.
Il rabbino rise:
“Se gli avessi consigliato una vita virtuosa, non mi avrebbe obbedito.
È infatti quanto gli è stato prospettato dalla sua più tenera età in mille modi.

Voleva qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo.

E solo quando gli ho consigliato con foga un modo di vita nuovo, si è reso conto che preferiva, questa volta per scelta personale, rimanere nei campi ubertosi della virtù.
“E che dire del fatto che parla di te come di Satana?” chiesero gli allievi.
“Per quanto mi riguarda, non ha importanza.
Le parole le porta via il vento.
Quanto a lui, capirà quando sarà venuto il momento.” concluse il rabbino.

Leggenda Hassidica. Brano incluso nel libro “Il libro degli esempi. Fiabe, parabole, episodi per migliorare la propria vita.” Piero Gribaudi Editore.

Il lustrascarpe

Il lustrascarpe

In Scozia, nella città di Glasgow, c’era un lustrascarpe di nome Jack.
Un giorno questo ragazzo pensò che avrebbe potuto fare qualcosa di meglio nella vita e decise di diventare commesso in un elegante negozio della città.
Senza perdere tempo, Jack andò a presentarsi sul posto e chiese di parlare con il capo del personale.
Questi diede una rapida occhiata al ragazzo, lo vide a piedi nudi e gli disse:
“Per poter lavorare qui dovresti almeno avere un paio di scarpe.”

Senza dire una parola il lustrascarpe se ne andò.

Ritornò al suo posto all’angolo della strada e continuò a lavorare per giorni e giorni fino a che non riuscì a guadagnare abbastanza per comprarsi un discreto paio di scarpe.
Allora, tutto contento, corse al negozio e si presentò al capo del personale.
Questi, un po’ sorpreso della visita di Jack, ascoltò la richiesta del ragazzo e poi osservò:
“Non hai nemmeno un vestito decente; non puoi lavorare per noi con quegli stracci addosso!”
Anche questa volta Jack se ne andò senza fiatare e ritornò al suo vecchio lavoro.
Ce la mise tutta, risparmiò ogni centesimo e, dopo alcuni mesi, ecco che poté comprarsi il vestito necessario.
Ora, abito indosso e scarpe ai piedi, viso e mani pulite, Jack si presentò per la terza volta al capo del personale.
Egli lo guardò con interesse e simpatia.
“Bene,” gli disse, “riempi questo modulo!”

Triste e sconsolato Jack mormorò:

“Non so scrivere!”
“Mi dispiace davvero,” ribatté il capo del personale, “ma non puoi essere assunto se non sai né leggere né scrivere!”
Deluso, ma non scoraggiato, Jack ringraziò e andò via.
L’essersi procurato un paio di scarpe e un vestito sviluppò in lui rispetto per se stesso e l’ambizione di potere riuscire nel suo intento di fare qualcosa di meglio del lustrascarpe.
Allora trovò un lavoro diverso.
Si iscrisse a una scuola serale.
Dedicò tutto il tempo libero a studiare con successo altre materie e, nel giro di due anni, eccolo in grado di ripresentarsi al grande negozio, dove venne subito assunto.

“Mi sa che un giorno quel ragazzo prenderà il mio posto!”

disse fra sé il capo del personale.
Questa non è una storia inventata, ma un fatto veramente accaduto tanti anni fa.
Jack era deciso a raggiungere il suo scopo e si impegnò con tutta la sua abilità.
Era un ragazzo pieno di buona volontà, paziente, perseverante ed anche gentile e ben educato.
Sul lavoro intuiva ciò che si doveva fare e lo faceva senza aspettare che glielo chiedessero.
Dopo pochi anni, Jack divenne non solo capo del personale ma socio e azionista del negozio.

Brano tratto dal libro “Incontri con Gesù.” di Fiorella Carelli Ferraro

Il sogno, la croce ed il burrone

Il sogno, la croce ed il burrone

Un uomo sempre scontento di sé e degli altri continuava a brontolare con Dio perché diceva:
“Ma chi l’ha detto che ognuno deve portare la sua croce?
Possibile che non esista un mezzo per evitarla?
Sono veramente stufo dei miei pesi quotidiani!”

Il Buon Dio gli rispose con un sogno.

Vide che la vita degli uomini sulla Terra era una sterminata processione.
Ognuno camminava con la sua croce sulle spalle.
Lentamente, ma inesorabilmente, un passo dopo l’altro.
Anche lui era nell’interminabile corteo e avanzava a fatica con la sua croce personale.
Dopo un po’ si accorse che la sua croce era troppo lunga:
per questo faceva tanta fatica ad avanzare.
“Sarebbe sufficiente accorciarla un po’ e tribolerei molto meno!” si disse.
Si sedette su un paracarro e, con un taglio deciso, accorciò d’un bel pezzo la sua croce.
Quando ripartì si accorse che ora poteva camminare molto più spedito e leggero.
E senza tanta fatica giunse a quella che sembrava la meta della processione degli uomini.

Era un burrone:

una larga ferita nel terreno, oltre la quale però incominciava la “terra della felicità eterna.”
Era una visione incantevole quella che si vedeva dall’altra parte del burrone.
Ma non c’erano ponti, né passerelle per attraversare.
Eppure gli uomini passavano con facilità.
Ognuno si toglieva la croce dalle spalle, l’appoggiava sui bordi del burrone e poi ci passava sopra.
Le croci sembravano fatte su misura:
congiungevano esattamente i due margini del precipizio.

Passavano tutti.

Ma non lui.
Aveva accorciato la sua croce e ora essa era troppo corta e non arrivava dall’altra parte del baratro.
Si mise a piangere e a disperarsi:
“Ah, se l’avessi saputo…”
Ma, ormai, era troppo tardi e lamentarsi non serviva a niente.

Brano tratto dal libro “Cerchi nell’acqua.” di Bruno Ferrero. Edizioni Elledici.

La mappa del Rio delle Amazzoni

La mappa del Rio delle Amazzoni

Un esploratore era tornato dalla sua gente, che era ansiosa di sapere tutto del Rio delle Amazzoni.
Ma come poteva esprimere con le parole i sentimenti che avevano invaso il suo cuore nel vedere fiori di strabiliante bellezza e nell’udire i suoni della foresta di notte?
Come comunicare ciò che aveva provato nel suo cuore nell’avvertire il pericolo delle belve o nel condurre la sua canoa per le acque infide del fiume?

Disse:

“Andate a vedere voi stessi.
Niente può sostituire il rischio personale e l’esperienza personale.”
Tuttavia, per guidarli tracciò una mappa del Rio delle Amazzoni.
Essi presero la mappa, l’incorniciarono e l’appesero in municipio.

Ne fecero delle copie personali.

E chiunque aveva una copia si considerava un esperto del Rio delle Amazzoni.
Non conosceva forse ogni svolta e curva del fiume, e quanto era largo e profondo,

e dov’erano le rapide e dove le cascate?

L’esploratore visse nel rimpianto di aver tracciato quella mappa.
Sarebbe stato meglio se non avesse disegnato nulla.

Brano di Anthony de Mello

La prova della porta

La prova della porta

C’era una volta un gruppo di giovani che si preparavano a diventare Cavalieri della Tavola Rotonda, alla corte di Camelot.
Tra loro c’era anche il figlio di Artù.
Re Artù teneva in grande considerazione la preparazione di tutti i ragazzi e ogni giorno chiedeva aggiornamenti e informazioni a Merlino:

“Mi raccomando, sono loro il futuro di Camelot!”

Questi giovani venivano educati ai grandi valori, sottoposti a prove fisiche a volte estenuanti, e non mancavano le prove di intelligenza.
Arrivò il giorno dell’ultima prova: in sostituzione di Merlino si presentò un ragazzino, designato dal mago come suo personale assistente.
“Come prova finale,” disse l’assistente di Merlino, “dovrete riuscire ad aprire questa porta senza sfondarla.”
I giovani pensarono tutti che la prova era fin troppo facile, tanto che alcuni di essi scoppiarono in una risata.

Ma dovettero ricredersi.

La porta si presentava senza serratura e senza chiave.
I giovani cominciarono allora a confrontarsi per escogitare assieme un modo di aprire la porta, ma non riuscirono a mettersi d’accordo:
ognuno voleva prevalere e nessuno riuscì a esprimersi efficacemente, perché ciascuno parlava senza lasciare finire l’altro.
“Troppe bocche e poche orecchie!” pensò l’assistente di Merlino.
Il ragazzino cercò di aiutare i giovani che volevano diventare Cavalieri dando loro dei suggerimenti, ma nessuno volle dargli attenzione, proprio perché egli era solo un ragazzino.
Alla fine, sconfortati, si arresero tutti, eccetto il figlio di Artù, che ammise di non sapere più cosa fare e chiese aiuto all’assistente, che gli rispose:
“Cosa fai quando vuoi farti accogliere in una casa che ha la porta chiusa?”

Il figlio di Artù allora capì e bussò.

La porta si aprì.
“Ma perché, non ce l’hai detto, prima?” chiesero stizziti tutti.
“Perché, solo ora, qualcuno ha deciso di ascoltarmi!”
Così dicendo, il ragazzino assistente rivelò la sua vera identità trasformandosi nel Mago Merlino.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Puoi essere l’artefice del tuo destino…

Puoi essere l’artefice del tuo destino…

Un disoccupato sta cercando lavoro come uomo delle pulizie in una grande azienda informatica.
L’addetto del dipartimento del personale per valutarlo gli fa spazzare il pavimento, poi lo intervista e alla fine gli dice:
“Sei assunto, dammi il tuo indirizzo e-mail, così ti mando un modulo da riempire insieme al luogo e alla data in cui ti dovrai presentare per iniziare.”

L’uomo, sbigottito, risponde che non ha il computer né tanto meno la posta elettronica.

Il tipo gli risponde che se non ha un indirizzo e-mail significa che virtualmente non esiste e quindi non gli possono dare il lavoro.
L’uomo esce disperato, senza sapere cosa fare e con solo 10 dollari in tasca.
Decide allora di andare al supermercato e comprare una cassa di dieci chili di pomodori.
Vendendo porta a porta i pomodori in meno di due ore riesce a raddoppiare il capitale e ripetendo l’operazione si ritrova con centosessanta dollari.

A quel punto realizza che può sopravvivere in quella maniera,

parte ogni mattina più presto da casa e rientra sempre più tardi la sera e ogni giorno raddoppia o triplica il capitale.
In poco tempo si compra un carretto, poi un camion e in un batter d’occhio si ritrova con una piccola flotta di veicoli per le consegne.
Nel giro di cinque anni il tipo è proprietario di una delle più grandi catene di negozi di alimentari degli Stati Uniti.
Allora pensa al futuro e decide di stipulare una polizza sulla vita per lui e la sua famiglia.
Contatta un assicuratore, sceglie un piano previdenziale e quando alla fine della discussione l’assicuratore gli chiede l’indirizzo e-mail per mandargli la proposta,

lui risponde che non ha né computer né e-mail.

“Curioso,” osserva l’assicuratore, “avete costruito un impero e non avete una e-mail, immaginate cosa sareste se aveste avuto un computer!”
L’uomo riflette e risponde:
“Sarei l’uomo delle pulizie di una grande azienda informatica!”

Brano senza Autore, tratto dal Web