Le tre rose


Le tre rose

Molti anni fa, in un piccolo paese viveva una stupenda fanciulla corteggiata da tre giovani.
Alla ragazza piacevano tutti e tre, anche se erano sicuramente diversi tra loro.
Così, per capire chi potesse conquistare il suo cuore, propose loro una prova.
Un giorno infatti li mandò a chiamare e disse loro:
“Ascoltate bene, tutti e tre mi piacete molto ma nessuno di voi per ora ha conquistato il mio cuore, così ho pensato di mettervi alla prova.

La prova è molto semplice.

A circa tre chilometri di qui, c’è un grande roseto.
Voglio che mi portiate la rosa più bella.
Chi arriva per primo con la rosa che più mi piacerà, lui sarà sicuramente colui che avrà capito e aperto il mio cuore.”
I tre giovani si misero subito e velocemente in cammino e giunti al roseto, vi trovarono due tipi di rose, una bellissima ma senza spine e senza profumo, l’altra altrettanto bella ma piena di spine e profumatissima.

Il primo giovane pur di arrivare primo, prese una rosa senza spine e cominciò a correre verso il paese.

Il secondo prese una rosa con le spine con molta cautela e si attardò a togliere le spine per non ferirsi o ferire la giovane ragazza.
Il terzo prese anche lui una rosa con le spine senza paura di ferirsi e cominciò a correre verso il paese.
Nel paese, la giovane donna si vide arrivare dunque per primo il giovane con la rosa senza spine, poi arrivò il giovane con la rosa con le spine e la mano ferita, quindi arrivò il giovane con una rosa alla quale erano state tolte le spine.

Il primo giovane era convinto che fosse lui ad aver vinto la prova, ma la ragazza gli disse:

“Si, è vero che sei arrivato per primo, ma dovevi portare la rosa più bella per primo, tu invece mi hai portato una rosa bellissima ma senza profumo!”
Rivolgendosi poi agli altri due, disse:
“Senza dubbio mi avete portato entrambi una rosa bellissima e profumata ma colui che mi ama di più, sei tu che non hai perso tempo a togliere le spine e non hai avuto paura di ferirti o di ferirmi per portarmela!”
La ragazza prese la rosa e si punse anche essa un dito e una piccola goccia di sangue cadde sulla piccola ferita del ragazzo, e da quel giorno non si lasciarono mai più.

Brano di Stefano Lovecchio

La conquista della penna d’aquila


La conquista della penna d’aquila

In riva ad un lago azzurro, sorgeva un tranquillo villaggio indiano.
A mezzogiorno e a sera, dalle tende uscivano fumo e fragranti profumi che mettevano appetito ai piccoli indiani che giocavano.
Una sera d’estate, il clima del villaggio sembrò improvvisamente cambiare.
Gli uomini della tribù si raccolsero tutti nella tenda di Bisonte Nero, il grande capo, per il consiglio dei saggi e degli anziani.
Si erano riuniti per una questione importante che riguardava i piccoli indiani che avevano compiuto sette anni, dovevano cioè decidere quale sarebbe stata la “prova di forza” che avrebbero dovuto superare per essere accettati come membri della tribù.

Era ormai calato il sole, quando dalla tenda uscirono gli uomini, gli anziani e il grande capo.

I piccoli indiani si avvicinarono a Bisonte Nero impazienti di sapere quale sarebbe stata la prova di forza, e lui con voce solenne dichiarò:
“Domani all’alba con il primo raggio di sole, partirete con le vostre canoe verso l’altra riva del lago e cercherete la penna d’aquila dorata che è nascosta in un posto segreto.”
Al primo chiarore, apparvero dietro le montagne le ombre dei giovani indiani che portavano le loro canoe verso la riva del lago.
Stavano tutti indaffarati a prepararsi quand’ecco arrivare, camminando lentamente, Falco Stanco, un vecchio indiano che abitava in un villaggio dall’altra parte del lago.
Il vecchio si avvicinò ai bambini e disse loro:
“Sono vecchio e stanco e per tornare dalla mia tribù devo andare sull’altra riva del lago, e a piedi ci impiegherei tutta la notte.
Qualcuno di voi mi potrebbe portare sulla sua canoa?”
Il piccolo Volpe Astuta guarda gli altri e dice:
“Ma noi dobbiamo fare la prova di forza!”

E tutti gli altri dissero:

“No, non è possibile; se fosse un altro giorno sì, ma oggi dobbiamo correre.”
“Eh, sì!” pensò Nuvola Rossa “Se uno di noi prende sulla sua canoa Falco Stanco, rimarrà indietro e non potrà conquistare la penna d’aquila.
Ma che fatica dovrà fare, povero vecchio, per compiere il giro del lago.
E come sarà triste se gli diremo tutti di no!”
Nuvola Rossa si avvicinò al vecchio e disse, deciso:
“Vieni, Falco Stanco; ti porto io!”
Gli altri sorpresi lo guardarono e pensarono:
“Nuvola Rossa non è stato molto furbo, così rimarrà indietro e non potrà conquistare la penna, ha perso la sua occasione, lui che è tra i ragazzi più abili!”
In quel momento spuntò il primo raggio di sole e con un grido di gioia i piccoli indiani partirono veloci.
Nuvola Rossa vedeva i suoi amici molto più avanti di lui, ormai lontani, e gli venne il dubbio di aver sbagliato.
Poi guardava Falco Stanco, vedeva il suo viso rugoso che sorrideva felice e sentiva nel suo cuore una voce che gli diceva:

“Hai fatto bene, hai fatto bene!”

I piccoli indiani avevano già preso a cercare nei boschi, quando verso Mezzogiorno arrivò anche Nuvola Rossa.
Il piccolo indiano era tutto sudato per la fatica e pensava che già vi era un vincitore.
Ma, a quanto sembrava, nessuno aveva ancora trovato la penna d’aquila.
Nuvola Rossa riprese forza e entusiasmo, salutò Falco Stanco e si accinse alla ricerca.
Ma il vecchio indiano lo chiamò:
“Aspetta, vieni qui!
Ti devo dare una cosa!”
Un po’ a malincuore, Nuvola Rossa si fermò e andò verso Falco Stanco.
“Ieri sera,” proseguì l’anziano “il grande capo del tuo villaggio mi ha detto:
domani all’alba, quando vorrai tornare al tuo villaggio, recati dai piccoli indiani, chiedi loro di portarti sull’altra sponda, e a chi lo farà quando sarete arrivati, consegnagli questa.”
E Falco Stanco tirò fuori una meravigliosa penna d’aquila dorata!
Nuvola Rossa la afferrò e la sollevò con un urlo di gioia.

Gli altri accorsero pieni di stupore.

Falco Stanco rivolgendosi a Nuvola Rossa disse:
“Hai vinto la prova, perché la forza più grande è la forza dell’amore, e tu hai dimostrato di averla aiutandomi.
Nuvola Rossa ha avuto il coraggio di fare quello che nessuno voleva fare!”
I piccoli indiani si guardarono l’un l’altro, poi dissero:
“E’ vero, la forza più grande è l’amore e adesso anche noi vogliamo fare come Nuvola Rossa!”
Falco Stanco li salutò con la mano e pensò:
“Sì, questo è stato un giorno importante per i piccoli indiani perché hanno imparato che c’è qualcosa nella vita che vale più dell’ arrivare primi.”

Brano senza Autore, tratto dal Web