I pantaloni troppo lunghi

I pantaloni troppo lunghi

Trascorsi diversi anni dalla fine della guerra, Bortolo era rientrato al paese.
Si era sposato, aveva avuto dei bambini e molto presto una sua figlia si sarebbe dovuta sposare.
Aveva, però, necessità di un paio di pantaloni, per poter fare bella figura e, per questa ragione, iniziò a girovagare per il mercato.

Dopo qualche minuto, ne trovò un paio di bella e robusta stoffa ad un prezzo ragionevole.

I pantaloni, però, dovevano essere accorciati di quattro dita, perché troppo lunghi per lui.
Avendo in casa moglie e figlia minore brave e provette sarte, sapeva che per loro non sarebbe stato un problema accorciarli.
Mostrò con soddisfazione i pantaloni alla moglie e le chiese se li potesse accorciare, ma questa elencò una serie di lavori di casa che avevano la precedenza.

Rientrò la figlia minore e, anche a lei, chiese lo stesso favore.

Questa si scusò, giustificandosi per delle incombenze da svolgere per i preparativi delle nozze della sorella.
Dopo la seconda risposta negativa, Bortolo non sapeva se arrabbiarsi o portar pazienza.
Alla fine andò fuori casa a sbrigare delle faccende agricole.
La moglie, vedendo i pantaloni piegati, si rammaricò di aver negato al marito la giusta richiesta e in un baleno li accorciò riponendoli sopra la panca.

Entrò pure la figlia minore e scorgendoli, si dispiacque del diniego fatto all’amato padre.

Di conseguenza li accorciò pure lei, provando grande soddisfazione nell’aver esaudito la richiesta del padre.
Subito dopo Bortolo tornò dai campi e vedendo i pantaloni sopra una sedia pensò che qualcuna delle sue donne li avesse sistemati.
Grande fu la sorpresa e il rammarico dopo averli provati.
I suoi pantaloni non erano più adatti ad una cerimonia nunziale, poiché erano stati accorciati a dismisura, ma buoni, però, per camminare sul bagno asciuga della spiaggia.
Bortolo imparò a sue spese che a chiedere i favori a staffetta, non si sa mai cosa ti aspetta.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

Il pescatore e la legge antica

Il pescatore e la legge antica

In un villaggio di pescatori in cui gli uomini si allontanavano da casa per lunghi periodi sulle loro barche vigeva una legge antica molto severa.
L’adulterio veniva punito con la morte.

La moglie che, durante l’assenza,

fosse stata sorpresa a tradire il marito doveva essere gettata in mare dall’alto della scogliera con le mani e i piedi legati.
Avvenne che una giovane donna del villaggio tradì il marito, mentre questi era lontano, per la pesca in alto mare.
La gente del villaggio indignata decise che la legge doveva essere applicata.

Invano la povera ragazza invocò pietà.

La legarono e poi la spinsero giù dalla scogliera.
Ma, prima che la donna finisse in mare, una grande e robusta rete da pesca, spuntata come d’incanto dalle rocce, la trattenne.
Il marito era arrivato per salvarla.

Brano senza Autore

La saggezza della quercia

La saggezza della quercia

Una leggenda sarda testimonia come il simbolo “paterno” e protettivo della quercia, sia radicato nell’immaginario collettivo.
Un giorno il diavolo si recò dal Signore dicendogli:
“Tu sei il signore e padrone di tutto il creato, mentre io, misero, non possiedo nulla.

Concedimi una signoria, pur minima, su una parte della creazione:

mi accontento di poco!”
“Che cosa vorresti avere?” chiese Dio.
“Dammi, per esempio, il potere su tutto il bosco!” propose il diavolo.
“E sia!” decretò il Signore, “Ma soltanto quando i boschi saranno completamente senza fogliame, ovvero durante l’inverno:

in primavera il potere tornerà a me!”

Quando gli alberi e le foglie decidue dei boschi seppero del patto, cominciarono a preoccuparsi, e con il passare del tempo la preoccupazione si mutò in agitazione.
“Che cosa possiamo fare?” si domandavano disperati, “A noi le foglie cadono in autunno.”
Il problema pareva insolubile quando al faggio venne un’idea:
“Andiamo a consultare la quercia, più robusta e saggia e di noi tutti la più anziana.
Forse lei troverà un espediente per salvarci!”

La quercia, dopo aver riflettuto gravemente, rispose:

“Tenterò di mantenere le mie foglie secche sui rami finché sui vostri non spunteranno la foglioline nuove.
Così il bosco non sarà mai completamente spoglio e il demonio non potrà avere alcun dominio su di noi!”
Da allora le foglie secche della quercia, coriacee e seghettate, rimangono sui rami per cadere completamente soltanto quando almeno un cespuglio si è rivestito di foglie nuove.

Brano tratto dal libro “Florario.” di Alfredo Cattabiani

E Dio creò il padre

E Dio creò il padre

Quando il buon Dio decise di creare il padre, cominciò con una struttura piuttosto alta e robusta.
Allora un angelo che era lì vicino gli chiese:
“Ma che razza di padre è questo?
Se i bambini li farai alti come un soldo di cacio, perché hai fatto il padre così grande?
Non potrà giocare con le biglie senza mettersi in ginocchio, rimboccare le coperte al suo bambino senza chinarsi e nemmeno baciarlo senza quasi piegarsi in due!”

Dio sorrise e rispose:

“È vero, ma se lo faccio piccolo come un bambino, i bambini non avranno nessuno su cui alzare lo sguardo.”
Quando poi fece le mani del padre, Dio le modellò abbastanza grandi e muscolose.
L’angelo scosse la testa e disse:
“Ma… mani così grandi non possono aprire e chiudere spille da balia, abbottonare e sbottonare bottoncini e nemmeno legare treccine o togliere una scheggia da un dito!”

Dio sorrise e disse:

“Lo so, ma sono abbastanza grandi per contenere tutto quello che c’è nelle tasche di un bambino e abbastanza piccole per poter stringere nel palmo il suo visetto.”
Dio stava creando i due più grossi piedi che si fossero mai visti, quando l’angelo sbottò:
“Non è giusto.
Credi davvero che queste due barcacce riuscirebbero a saltar fuori dal letto la mattina presto quando il bebè piange?
O a passare fra un nugolo di bambini che giocano, senza schiacciarne per lo meno due?”

Dio sorrise e rispose:

“Sta’ tranquillo, andranno benissimo.
Vedrai: serviranno a tenere in bilico un bambino che vuol giocare a cavalluccio o a scacciare i topi nella casa di campagna oppure a sfoggiare scarpe che non andrebbero bene a nessun altro.”
Dio lavorò tutta la notte, dando al padre poche parole ma una voce ferma e autorevole; occhi che vedevano tutto, eppure rimanevano calmi e tolleranti.
Infine, dopo essere rimasto un po’ soprappensiero, aggiunse un ultimo tocco:
le lacrime.
Poi si volse all’angelo e domandò:
“E adesso sei convinto che un padre possa amare quanto una madre?”

Brano di Erma Bombeck