Gesù solo un dettaglio?

Gesù solo un dettaglio?

Un parroco preparava con cura meticolosa le manifestazioni esterne della sua parrocchia.
Soprattutto la solenne processione del Corpus Domini.
Voleva che la festa fosse un vero avvenimento per il paese.
Tre mesi prima della data, radunava un apposito comitato e organizzava i gruppi di lavoro.

Il giorno della festa tutto il paese era mobilitato.

Alle dieci e trenta in punto, la processione cominciò a snodarsi.
I chierichetti con i candelabri, i paggetti nei costumi colorati, le bambine con il vestito bianco che spargevano petali di rosa, i giovanotti della società sportiva con le tute gialle e blu, gli uomini e le donne delle confraternite con i labari colorati e i nastri azzurri, gialli, rossi, poi l’Azione Cattolica, i ragazzi dell’Oratorio, la gente, altri chierichetti e la banda musicale del paese.

Una processione magnifica!

Quando la banda intonò il pezzo più solenne, dal portale della chiesa uscì lentamente il baldacchino di broccato dorato con i pennacchi rossi e bianchi, sorretto da quattro baldi giovani.
Sotto il baldacchino, incedeva il parroco, rivestito del piviale più prezioso, che reggeva il pesante ostensorio d’oro tempestato di pietre preziose.
Improvvisamente il viceparroco, che accompagnava i chierichetti, si avvicinò allarmato al parroco e gli sussurrò:
“Padre, nell’ostensorio non c’è l’ostia!”

Il parroco ribatté seccato:

“Non vedi a quante cose devo pensare?
Non posso occuparmi anche dei dettagli!”
Gesù solo un dettaglio?
Per tanti, troppi, è così.

Brano tratto dal libro “Il segreto dei pesci rossi.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Neve perenne

Neve perenne

La famiglia di Salvatore, di origine campana, si trasferì nell’alto Veneto, per lavoro, negli anni sessanta.
Poco tempo dopo, Salvatore venne arruolato nel corpo degli alpini.
Differentemente dai suoi colleghi, non aveva mai trascorso molto tempo sulle cime delle alpi, ma avendo dei requisiti da atleta e campione di tiro con la carabina sportiva, disciplina molto richiesta in questo corpo, questo problema venne ignorato.

Da ragazzo di mare si trovò in una situazione imbarazzante.

I suoi colleghi, essendo nati su quei monti, erano quasi tutti montanari e non temevano certo le difficoltà come il freddo e valanghe.
Lui invece ne risentiva parecchio.
Un maresciallo, uomo buono e ottimo sottufficiale, che casualmente aveva il suo stesso cognome, lo prese in simpatia vedendolo pieno di buona volontà, lo aiutò e gli insegnò i nomi delle cime dei monti e la terminologia delle montagne, usando gerghi che Salvatore in alcuni momenti non capiva.
Fortunatamente però, scherzavano sempre, soprattutto sui rispettivi dialetti.
Accampati per alcune manovre ai piedi della Marmolada, il maresciallo indicando la montagna di fronte, che avrebbero dovuto scalare, gli disse:
“Salvatò! La a quella quota la montagna si fa più dura perché incomincia la neve perenne.”

Il ragazzo rispose:

“Marescià, che bello avere qualcosa in comune.
Pure a Napoli la neve incomincia con la enne.”
La battuta spiritosa circolò e divenne nota in tutto il reggimento.

Salvatore fu chiamato da allora alpino Enne,

soprannome che portò sempre con se con orgoglio.
Anche quando terminò il servizio negli alpini, da civile, mantenne questo soprannome.
Perfino quando aprì un laboratorio artigianale di successo, usò questo soprannome come marchiò della sua impresa.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno