L’angelo e le preghiere della sera

L’angelo e le preghiere della sera

Nel cuore di una vallata di campi, prati e boschi, in una casetta a due piani, viveva una famigliola felice.
Erano in tre per il momento:
una mamma, un papà e un bambino biondo di sei anni.
Al centro della valle scorreva un torrente “allegro” e “tortuoso”.
La casetta sorgeva un po’ isolata dal paese e così, la domenica, la famigliola saliva in un’auto piccolina e andava a Messa nella Chiesa parrocchiale.
La sera, prima di addormentarsi, tutti insieme pregavano.
Un Angelo del Signore, tutte le sere, raccoglieva le preghiere e le portava in cielo.
Un inverno piovve per molti giorni.
Il torrente si gonfiò di acqua scura.
La valle cominciò ad essere sommersa dall’acqua.

Il papà svegliò la mamma e il bambino.

Si strinsero spaventati perché l’acqua aveva invaso il pian terreno della casetta.
E continuava a salire.
Sempre più scura, sempre più veloce.
“Saliamo sul tetto!” esclamò il papà.
Prese il bambino e salì in soffitta e di là sul tetto, mentre la mamma li seguiva.
Sul tetto si sentirono come naufraghi su un’isoletta che diventava sempre più piccola.
Perché l’acqua che continuava a salire arrivò implacabile fino alle ginocchia del papà.
Il papà si sistemò ben saldo sul tetto, abbracciò la mamma e le disse:
“Prendi il bambino in braccio e sali sulle mie spalle!”
Mamma e bambino salirono sulle spalle del papà, che continuò:
“Mettiti in piedi sulle mie spalle e alza il bambino sulle tue, non avere paura!
Qualunque cosa capiti, io non ti lascerò!”

La mamma baciò il bambino e disse:

“Sali sulle mie spalle e non avere paura.
Qualunque cosa capiti, io non ti lascerò!”
L’acqua continuava ad alzarsi.
Sommerse il papà e le sue braccia tese a tenere la mamma, poi inghiottì la mamma e le sue braccia tese a tenere il bambino.
Ma il papà non mollò la presa e neanche la mamma.
L’acqua continuò a salire.
Arrivò alla bocca del bambino, agli occhi ed infine alla fronte.
L’Angelo del Signore, che era venuto a prendere le preghiere della sera, vide solo un ciuffetto biondo spuntare dall’acqua torbida.
Con mossa leggera afferrò il ciuffo biondo e tirò.
Attaccato ai capelli biondi venne su il bambino e, attaccata al bambino, venne su la mamma e, attaccato alla mamma, venne su il papà.
Nessuno aveva mollato la presa!
L’Angelo spiccò il volo e posò con dolcezza l’originale “catena” sulla collina più alta dove l’acqua non sarebbe mai arrivata.

Papà, mamma e bambino “ruzzolarono” sull’erba:

poi si abbracciarono, piangendo e ridendo.
Invece delle preghiere, quella sera, l’Angelo portò in cielo il loro amore.
E tutte le “schiere celesti” scoppiarono in un fragoroso applauso!

Brano senza Autore

Le due caprette

Le due caprette

Un giorno, su uno stretto ponticello che attraversava un tumultuoso e profondo torrente si trovarono, testa contro testa, due caprette, provenienti dalla riva opposta.
Entrambe volevano attraversare.
“Togliti di mezzo!” gridò la prima.

“Sei diventata matta?” replicò l’altra.

“Sono arrivata prima io sul ponte!” rispose la prima.
“Questa è proprio una stupidaggine.
Non ti accorgi che io sono più anziana di te?

Cedimi il passo!” intimò la seconda.

“Se è solo per questo, io sono molto più forte!” disse con fare minaccioso la prima capretta.
Nessuna delle due intendeva cedere.
Continuarono con insulti sempre più offensivi.
Le corna si sfiorarono minacciose, poi violenta scoppiò la lotta.

Le due caprette arretravano di qualche passo,

prendevano la rincorsa e poi cozzavano una contro l’altra con tutta la forza.
Al terzo irruente scontro le due caprette persero l’equilibrio e precipitarono entrambe nelle schiumose e travolgenti acque del torrente.

Brano tratto dal libro “A volte basta un raggio di sole.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Due sassolini azzurri

Due sassolini azzurri

Due sassolini, grossi sì e no come una castagna, giacevano sul greto di un torrente.
Stavano in mezzo a migliaia di altri sassi, grossi e piccoli, eppure si distinguevano da tutti gli altri.
Perché erano di un intenso colore azzurro.
Loro due sapevano benissimo di essere i più bei sassi del torrente e se ne vantavano dal mattino alla sera.
“Noi siamo i figli del cielo!” strillavano, quando qualche sasso plebeo si avvicinava troppo.
“State a debita distanza!
Noi abbiamo il sangue blu.
Non abbiamo niente a che fare con voi!”
Erano insomma due sassi boriosi e insopportabili.
Passavano le giornate a pensare che cosa sarebbero diventati, non appena qualcuno li avesse scoperti:
“Finiremo certamente incastonati in qualche collana insieme ad altre pietre preziose come noi!”

“Sul dito bianco e sottile di qualche gran dama!”

“Sulla corona della regina d’Olanda!”
Un bel mattino, mentre i raggi del sole giocavano con le trine di spuma dei sassi più grandi, una mano d’uomo entrò nell’acqua e raccolse i due sassolini azzurri.
“Evviva!” gridarono i due all’unisono, “Si parte!”
Finirono in una scatola di cartone insieme ad altri sassi colorati.
“Ci rimarremo ben poco!” dissero, sicuri della loro indiscussa bellezza.
Poi una mano li prese e li schiacciò di malagrazia contro il muro in mezzo ad altri sassolini, in un letto di cemento tremendamente appiccicoso.
Piansero, supplicarono, minacciarono.
Non ci fu niente da fare.
I due sassolini azzurri si ritrovarono inchiodati al muro.
Il tempo ricominciò a scorrere, lentamente.
I due sassolini azzurri erano sempre più arrabbiati e non pensavano che ad una cosa: fuggire.
Ma non era facile eludere la morsa del cemento, che era inflessibile e incorruttibile.

I due sassolini non si persero di coraggio.

Fecero amicizia con un filo d’acqua, che scorreva ogni tanto su di loro.
Quando furono sicuri della lealtà dell’acqua, le chiesero il favore che stava loro tanto a cuore. “Infiltrati sotto di noi, per piacere.
E staccaci da questo maledetto muro!”
Fece del suo meglio e dopo qualche mese i sassolini già ballavano un po’ nella loro nicchia di cemento.
Finalmente, una notte umida e fredda, Tac! Tac!:
i due sassolini caddero per terra.
“Siamo liberi!” esclamarono.
E mentre erano sul pavimento, lanciarono un’occhiata verso quella che era stata la loro prigione:
“Ooooh!”
La luce della luna che entrava da una grande finestra illuminava uno splendido mosaico.
Migliaia di sassolini colorati e dorati formavano la figura di Nostro Signore.
Era il più bel Gesù che i due sassolini avessero mai visto.
Ma il volto… il dolce volto del Signore, in effetti, aveva qualcosa di strano.

Sembrava quello di un cieco.

Ai suoi occhi mancavano le pupille!
“Oh, no!” I due sassolini azzurri compresero.
Loro erano le pupille di Gesù.
Chissà come stavano bene, come brillavano, come erano ammirati, lassù.
Rimpiansero amaramente la loro decisione.
Quanto erano stati insensati!
Al mattino, un sacrestano distratto inciampò nei due sassolini e, poiché nell’ombra e nella polvere tutti i sassi sono uguali, li raccolse e, brontolando, li buttò nel bidone della spazzatura.

Brano di Bruno Ferrero

La casetta in vendita

La casetta in vendita

Un uomo che viveva in città decise di vendere una casetta che possedeva in campagna, ereditata dai genitori.
Incontrò un amico giornalista, che faceva il poeta per hobby, e gli chiese di aiutarlo a scrivere un annuncio da inserire sul giornale e anche su Internet:
“Voglio vendere quella bicocca che ho in campagna, quella che conosci anche tu.
Mi scrivi un buon annuncio?”

Il poeta scrisse:

“Vendo una bella proprietà, dove all’alba trillano gli uccelli, circondata da un bosco verde, attraversato dall’acqua pulita e scintillante di un torrente.
La casa è inondata dal sole nascente e offre un’ombra fresca e riposante nella veranda.
Grilli e stelle allietano la serata.”
Qualche tempo dopo, il poeta incontrò l’amico e gli chiese:

“Hai venduto la casetta?”

“No!” rispose il proprietario della casetta, “Ho cambiato idea.
Quando ho letto l’annuncio che avevi scritto tu, ho capito che possedevo un tesoro!”

Sottovalutiamo spesso le cose buone che abbiamo, inseguendo i miraggi falsi che tanto brillano in tv.

Oggi, guardati intorno e apprezza ciò che hai:

la tua casa, i tuoi cari, gli amici su cui puoi davvero contare, le conoscenze che hai acquisito, la tua buona salute e tutte le cose belle della vita, che sono veramente il tuo tesoro più prezioso.

Brano tratto dal libro “L’allodola e le tartarughe.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Bisogna avere sempre gli occhi aperti

Bisogna avere sempre gli occhi aperti

Un uomo aveva costruito nella sua proprietà una passerella di corde e tavole per attraversare un impetuoso torrente.
Con il trascorrere dei giorni, sempre un maggior numero di persone usufruiva della sua ingegnosa opera, evitando così delle lunghe passeggiate per raggiungere l’altra sponda del torrente.

Inoltre aiutava tutti coloro che volevano attraversare rifiutando ogni ricompensa,

poiché devoto a San Cristoforo, protettore dei traghettatori.
I beneficiari abituali decisero di fare una coletta per ricompensarlo del servizio e della costante manutenzione.
Pensarono di abbandonare, in forma strettamente anonima, un sacchettino con dei soldi per terra sulla passerella, obbligandolo, così, ad impossessarsene.
Proprio quel giorno, però, decise di attraversare la passerella ad occhi chiusi per misurare la sua abilità ma inciampò nel sacchetto di soldi.

Perse l’equilibrio e cadde rovinosamente nell’acqua gelata.

Imparò a sue spese che i pericoli non vanno mai sottovalutati ed affrontati ad occhi chiusi.
La fortuna che ci è stata riservata può svanire proprio “quel” giorno.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

Bocciato per un gatto

Bocciato per un gatto

Mi racconto.
Gli insuccessi scolastici, si sa, hanno varie cause.
Da bambino prediligevo il gioco e la spensieratezza.
Studiavo poco e mi applicavo ancora meno.

In quarta elementare,

però, subì la mia prima bocciatura scolastica a causa di un gatto e non perché studiassi poco.
In quel periodo, alla fine di ogni anno scolastico, tutte le classi erano accompagnate, dai rispettivi maestri, in una passeggiata a piedi, che oggi verrebbe chiamata giornata ecologica, per studiare la flora e la fauna di un’amena distesa di prati, attraversati dal torrente Nason, ai piedi di un bosco collinare chiamato Boshet.
La nostra maestra, oltre a spiegare cosa fossero, dava il nome alle varie specie di alberi, fiori, insetti e uccelli che incontravamo durante il tragitto.
Noi scoprivamo entusiasti piccoli animali, come roditori ed anfibi, nel loro habitat naturale.
Al ritorno della passeggiata dovevamo fare un componimento su quanto appreso e la sua stesura consisteva in un test che influiva sulla valutazione della pagella.

Ricordo che, contrariamente a quanto accadeva a scuola,

in quest’avventura ero molto attento e concentrato.
Durante la ricerca di animali da segnalare alla maestra, trovai un gattino abbandonato, abbastanza grande, in una siepe.
Ero troppo contento, e lo fui ancor di più quando riuscì ad avvicinarmi.
Offrendogli la mia merenda riuscì a prenderlo e decisi di portarlo a casa.
Durante il tragitto di ritorno, lo avvolsi nel maglione per nasconderlo alla maestra poiché questa odiava i gatti per il loro miagolio.
Raggiungemmo la scuola e rientrammo in classe per copiare dalla lavagna i compiti per casa.
Non sapendo come e cosa fare con il gatto, pensai di chiuderlo momentaneamente nel bagno delle maestre con l’intenzione di riprenderlo all’uscita.
La maestra andò un attimo in bagno per rinfrescarsi e fu spaventata a morte dal gatto.
Tornata in classe, tutta trafelata e con una crisi isterica, chiese chi avesse messo il gatto nel suo bagno e la risposta corale fu: “Dino!”

La maestra sentenziò:

“Dino, io ti boccio!
Sei esentato da fare il compito!”
Uscito da scuola ripresi il mio gatto.
Fortunatamente il gatto rimase al mio fianco per diversi anni, e nonostante venni bocciato, tornando indietro, rifarei tutto quello che ho fatto per lui.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

Il Ponte (Dio e Io)

Il Ponte (Dio e Io)

Margherita abitava in Scozia, i suoi genitori erano poveri e la bambina li aiutava come poteva.
Tutti i giorni portava al pascolo le poche pecore del padre e spesso si recava al villaggio per fare delle compere per la mamma.
Per raggiungere il villaggio, doveva attraversare un torrente e si divertiva a saltare da una pietra all’altra per raggiungere l’altra riva.

Un giorno, dopo un brutto temporale,

quando il sole era già alto, la bambina si mise in cammino per andare a fare le solite compere.
Giunta al torrente, vide che era molto ingrossato per la pioggia, ma pensò di farcela lo stesso ad attraversarlo.
Un bel salto, ed eccola sulla prima pietra; un altro e… hop, sulla seconda pietra.
Un altro ancora… e scivolò nelle acque tempestose.
“Gesù, salvami, non farmi annegare!” gridò nella sua angoscia, “E poi, se mi salvi, ti
prometto che farò costruire un ponte sul ruscello.

Aiutami Gesù!”

Gesù l’aiutò e Margherita raggiunse l’altra riva, salva.
La bambina cominciò subito a mettere da parte i suoi piccoli risparmi.
Poi, quando fu abbastanza grande, andò a lavorare in un lanificio e non dimenticò mai la sua promessa.
E prima di morire ebbe il piacere di udire alcuni scalpellini che lavoravano pietre per costruire quel ponte che era stato il suo sogno.
Le persone del villaggio la ringraziavano dicendo:
“Com’è stato bello da parte tua far costruire questo ponte tutto da sola!”
“Non l’ho fatto da sola.” rispose Margherita, “Dio ha fatto la Sua parte!”

E sapete che cosa fece ancora Margherita?

Sulla pietra centrale dell’arco del ponte fece scolpire le seguenti parole:
“DIO E IO”
Per quanto io sappia, questo ponte esiste ancora in Scozia.

Leggenda Scozzese.
Brano senza Autore, tratto dal Web