La cucitura ed il nodo

La cucitura ed il nodo

Un giovane dava molte preoccupazioni ai propri genitori perché oltre a non trovare lavoro, aveva le mani e le tasche bucate.
Spendeva senza freno i loro sudati risparmi e a nulla valevano le suppliche, le raccomandazioni e le minacce:

lui continuava la sua vita da perditempo con dispendiosi vizi come il gioco.

Come accade a tanti giovani, anche a lui capitò di avere una opportunità di recarsi a lavorare all’estero, per mettere a pieno i frutti dei suoi studi specialistici, dove aveva, invece, brillato.
La madre collaborò attivamente nel preparargli le valigie, rinnovandogli il vestiario, non senza versare qualche lacrima.
Il giovane contattò i genitori solo qualche mese dopo,

dicendo loro di trovarsi molto bene nel paese ospitante.

Spiegò di non averli contattati immediatamente dato che era adirato con sua madre che gli aveva cucito le tasche destre dei vestiti e messo nelle altre un filo rosso con nodo e non capiva il motivo.
Questa si affrettò a spiegare che la cucitura aveva lo scopo di ricordargli la moderazione nello spendere, che tanto la aveva fatta soffrire, e il filo rosso annodato affinché si ricordasse che in caso di bisogno la famiglia è sempre presente.

La spiegazione ebbe un grande effetto sul giovane ricercatore che,

da quel momento, inviò a casa, in maniera regolare, lo stipendio che riusciva ad accantonare, per paura di ricadere nel vizio del gioco.
Con il lavoro aveva ritrovato il valore da dare ai soldi oltre alla fiducia in se stesso, grazie anche alla trovata provocatoria della madre, con la cucitura delle tasche destre e del filo rosso annodato.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

L’ex prigioniero

L’ex prigioniero

Un ex prigioniero di un campo di concentramento nazista era andato a trovare un amico che aveva vissuto con lui la stessa tragica esperienza.

“Hai perdonato i nazisti?” chiese all’amico.

“Si!” rispose l’altro.
“Io invece no.

Nutro ancora un fortissimo odio nei loro confronti!” replicò.

“In questo caso,” gli spiegò con dolcezza l’amico, “sei ancora loro prigioniero!”

Brano tratto dal libro “L’importante è la rosa.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.
Per non dimenticare! Giornata della Memoria.

Il buffone del re

Il buffone del re

Un re aveva al suo servizio un buffone di corte che gli riempiva le giornate di battute e scherzi.
Un giorno, il re affidò al buffone il suo scettro dicendogli:
“Tienilo tu, finché non troverai qualcuno più stupido di te:

allora potrai regalarlo a lui.”

Il buffone si mise in viaggio attraverso il regno di quel sovrano e parlò con moltissimi uomini e donne, ma non riuscì a trovare nessuno che fosse più stupido di lui.
Allora, un giorno, quando ormai era trascorso qualche anno, decise di tornare alla reggia.
Trovò il vecchio re costretto a letto da una grave malattia.

Il sovrano lo accolse dicendo:

“Parto per un lungo viaggio…”
“Quando tornerete, Vostra Maestà?” chiese il buffone.
“Non tornerò mai più… Sto per morire!” esclamò il re.
“E che cosa avete fatto, Vostra Maestà, per prepararvi per questo viaggio senza ritorno?” domandò il buffone.

“Purtroppo non ho fatto nulla…

Non mi sento pronto a morire!” spiegò malinconicamente il re.
“Allora, Maestà, eccovi di ritorno il vostro scettro: voi siete sicuramente più stupido di me!” concluse il buffone.

Brano tratto dal libro “40 Storie nel deserto.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Guarda dove vai (La candela spenta)


Guarda dove vai
(La candela spenta)

Nei tempi remoti, in Giappone, si usavano lanterne di carta e di bambù con le candele dentro.
Una notte, a un cieco che era andato a trovarlo,

un tale offrì una lanterna da portarsi a casa.

“A me non serve una lanterna.” disse il cieco, “Buio o luce per me sono la stessa cosa!”
“Lo so che per trovare la strada a te non serve una lanterna,” rispose l’altro, “ma se non la hai, qualcuno può venirti addosso.
Perciò devi prenderla.”
Il cieco se ne andò con la lanterna, ma non era ancora andato molto lontano

quando si sentì urtare con violenza.

“Guarda dove vai!” esclamò il cieco allo sconosciuto, “Non vedi questa lanterna?”
“La tua candela si è spenta, fratello!” rispose lo sconosciuto.

Storia Zen
Brano senza Autore, tratto dal Web

La festa di Dio

La festa di Dio

Il settimo giorno, terminata la Creazione, Dio dichiarò che era la sua festa.
Tutte le creature, nuove di zecca, si diedero da fare per regalare a Dio la cosa più bella che potessero trovare.
Gli scoiattoli portarono noci e nocciole; i conigli carote e radici dolci; le pecore lana soffice e calda; le mucche latte schiumoso e ricco di panna.

Miliardi di angeli si disposero in cerchio, cantando una serenata celestiale.

L’uomo aspettava il suo turno, ed era preoccupato:
“Che cosa posso donare io?
I fiori hanno il profumo, le api il miele, perfino gli elefanti si sono offerti di fare la doccia a Dio con le loro proboscidi per rinfrescarlo!”
L’uomo si era messo in fondo alla fila e continuava a scervellarsi.

Tutte le creature sfilavano davanti a Dio e depositavano i loro regali.

Quando rimasero solo più alcune creature davanti a lui, la chiocciola, la tartaruga e il bradipo poltrone, l’uomo fu preso dal panico.
Arrivò il suo turno.
Allora l’uomo fece ciò che nessun animale aveva osato fare.

Corse verso Dio e saltò sulle sue ginocchia, lo abbracciò e gli disse:

“Ti voglio bene!”
Il volto di Dio si illuminò, tutta la creazione capì che l’uomo aveva fatto a Dio il dono più bello ed esplose in un alleluia cosmico.

Brano tratto dal libro “Solo il vento lo sa.” di Bruno Ferrero. Edizioni ElleDiCi.

La ricerca del palloncino (La ricerca della felicità)

La ricerca del palloncino
(La ricerca della felicità)

Un gruppo di 50 persone stava frequentando un seminario.
Improvvisamente l’oratore si fermò e decise di fare un’attività di gruppo.
Iniziò a dare un palloncino a ciascuno dei 50 seminaristi.

Ad ognuno fu chiesto di scrivere con un pennarello il proprio nome su di esso.

Poi tutti i palloncini furono raccolti e messi in un’altra stanza.
Una volta riempita la stanza di palloncini, l’oratore chiese ai 50 seminaristi di rientrare dentro e trovare il palloncino col proprio nome entro 5 minuti.
La scena fu questa:
tutti erano freneticamente alla ricerca del palloncino col proprio nome, ognuno si scontrava con l’altro, spinte, gomitate…

Nella stanza regnava il caos totale!

Allo scadere dei 5 minuti nessuno riuscì a trovare il proprio palloncino.
Vista la prova fallimentare ad ognuno di loro fu chiesto di raccogliere un palloncino qualsiasi e darlo alla persona che aveva scritto il nome su di esso.
In pochissimi minuti tutti avevano in mano il proprio palloncino!

A questo punto l’oratore disse:

“Questo è esattamente ciò che sta accadendo nella nostra vita.
Tutti siamo alla ricerca frenetica della felicità… giriamo come delle trottole, ma non riusciamo a trovarla.
La nostra felicità sta nella felicità delle altre persone.
Rendete loro felici e avrete la vostra felicità.
È questo lo scopo della vita umana.”

Brano senza Autore, tratto dal Web

L’uomo più organizzato al Mondo

L’uomo più organizzato al Mondo

C’era una volta un uomo che si vantava di essere l’uomo più organizzato del mondo.
Non lasciava mai nulla al caso.
Mai.
Al mattino, quando doveva alzarsi aveva la necessità di trovare i vestiti da indossare,

che erano sparsi per casa.

Gli pesava talmente tanto che alla sera, prima di coricarsi, lo spaventava già la sola idea di doverlo fare il mattino seguente.
Ma lui era l’uomo più organizzato del mondo, così elaborò una soluzione.
Una sera prese carta e penna e si segnò, dove avesse lasciato, ogni singolo capo di vestiario.

Al mattino l’uomo si svegliò.

Tutto baldanzoso, prese il foglio, e lesse:
“Il berretto, si trova là!” e lo prese.
“I pantaloni, sono messi lì!” e li prese.
E così via, finché non ebbe recuperato tutto.

In quell’istante lo folgorò un pensiero:

“Già: ma io, dove sono?”
Cerca, cerca…
L’uomo non si trovò.

Brano senza Autore, tratto dal Web

La strada verso Dio

La strada verso Dio

Molti eremiti abitavano nei dintorni della sorgente.
Ognuno di loro si era costruito la propria capanna e passava le giornate in profondo silenzio, meditando e pregando.

Ognuno, raccolto in se stesso, invocava la presenza di Dio.

Dio avrebbe voluto andare a trovarli, ma non riusciva a trovare la strada.
Tutto quello che vedeva erano puntini lontani tra loro nella vastità del deserto.
Poi, un giorno, per una improvvisa necessità, uno degli eremiti si recò da un altro.

Sul terreno rimase una piccola traccia di quel cammino.

Poco tempo dopo, l’altro eremita ricambiò la visita e quella traccia si fece più profonda.
Anche gli altri eremiti incominciarono a scambiarsi visite.
La cosa accadde sempre più frequentemente.
Finché, un giorno, Dio, sempre invocato dai buoni eremiti, si affacciò dall’alto e vide che vi era una ragnatela di sentieri che univano tra di loro le capanne degli eremiti.

Tutto felice, Dio disse:

“Adesso sì!
Adesso ho la strada per andarli a trovare.”

Brano di Bruno Ferrero

La ricerca di Dio

La ricerca di Dio

Tre giovani avevano compiuto diligentemente i loro studi alla scuola di grandi maestri.
Prima di lasciarsi fecero una promessa:
avrebbero percorso il mondo e si sarebbero ritrovati, dopo un anno, portando la cosa più preziosa che fossero riusciti a trovare.
Il primo non ebbe dubbi:
partì alla ricerca di una gemma splendida ed inestimabile.
Attraversò mari e deserti, salì sulle montagne e visitò città fino a quando non l’ebbe trovata:

era la più splendida gemma che avesse mai brillato sotto il sole.

Tornò allora in patria in attesa degli amici.
Il secondo tornò poco dopo tenendo per mano una ragazza dal volto dolce ed attraente.
“Ti assicuro che non c’è nulla di più prezioso di due persone che si amano!” disse al primo amico. Si misero ad aspettare il terzo.
Molti anni passarono prima che quest’ultimo arrivasse.
Era infatti partito alla ricerca di Dio.
Aveva consultato i più famosi maestri di spiritualità esistenti sulla terra, ma non aveva trovato Dio.
Aveva studiato e letto, ma senza trovare Dio.

Aveva rinunciato a tutto, ma non era riuscito a trovare Dio.

Un giorno, stremato per il tanto girovagare, si abbandonò nell’erba sulla riva di un lago.
Incuriosito seguì le affannate manovre di un’anatra che in mezzo ai canneti cercava i suoi piccoli, che si erano allontanati da lei.
I piccoli erano numerosi e vivaci, e sino al calar del sole l’anatra cercò, nuotando senza sosta tra le canne.
Proseguì instancabile riconducendo sotto la sua ala fino all’ultimo dei suoi nati.
Allora l’uomo sorrise e decise di ritornare al paese.
Quando gli amici lo rividero, uno gli mostrò la gemma e l’altro la ragazza che era diventata sua moglie.
Poi, pieni di attesa, gli chiesero:
“E tu, che cosa hai trovato di tanto prezioso?

Deve essere qualcosa di magnifico se hai impiegato tanti anni.

Lo vediamo dal tuo sorriso…”
“Ho cercato Dio.” rispose il giovane.
“E lo hai trovato?
È per questo che hai impiegato così tanto tempo?” chiesero i due, sbalorditi.
“Sì, l’ho trovato.
E se ho impiegato tanto tempo era perché commettevo l’errore di andare a cercare Dio, mentre in realtà, era Lui che stava cercando me.”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Ti Auguro Tempo

Ti Auguro Tempo

Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,

non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.

Ti auguro tempo, non per affrettarti e correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti

e non soltanto per guardarlo sull’orologio.

Ti auguro tempo per contare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.

Ti auguro tempo per trovare te stesso,

per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo,
tempo per la vita.

Poesia tratta dal libro “Dedicato a te.” di Elli Michler