La cartomante

La cartomante

Per fare le carte quanto chiedi?
Cinque lire.
Ecco qui; bada però
che mi devi dire la pura verità…

Non dubitate, ve la dirò.

Voi avete un amico che vi vuole
imbrogliare negli affari.
È impossibile
perché affari adesso non ne faccio.
Vostra moglie vi inganna.

Ma va’ là!

Sono vedovo da tempo immemorabile!
Vi riammogliate.
E togliti di qui!

Ci son cascato e non ci casco più!

Vedo sul fante un certo non so che…
Vi sono state rubate…
Oh questo sì: la cinque lire che ho dato a te.

Brano di Trilussa

La civetta colorata

La civetta colorata

Un nonno regalò a suo nipote un viaggio-vacanza in Brasile.
L’unica condizione per avere questo era regalo era quella di comprare un pappagallo in Brasile e portarglielo, in modo che lui avesse potuto insegnargli a parlare,

per lenire la sua solitudine di vedovo.

Il nipote tra feste e distrazioni si dimenticò del pappagallo e se ne rese conto solamente una volta rientrato a Milano.
Girò tutti i venditori di uccelli per rimediare, ma ebbe la medesima risposta da tutti i commercianti:
le specie protette non possono essere commercializzate.
Fece un ultimo tentativo ed in questo negozio gli venne suggerito di colorare con colori sgargianti una civetta, contando sulla non buona vista del nonno.

Grande fu l’entusiasmo del nonno per la nuova compagnia

Quando il nipote ritornò dal nonno, un mese dopo, per chiedergli se fosse contento del pappagallo, questo gli rispose di sì.
Aggiunse, inoltre, che il pappagallo stava cambiando la lucentezza delle penne per la cattività, ma dai grandi occhi spalancati si intuiva chiaramente che stava molto attento a quello che gli veniva detto e sperava di avere, a breve, una risposta da parte del pappagallo.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

La leggenda della farfalla blu

La leggenda della farfalla blu

La leggenda della farfalla blu narra di un uomo vissuto molti anni fa, rimasto vedovo e con due figlie di cui prendersi cura.
Le due bambine erano estremamente curiose, intelligenti e desiderose di imparare.
Per saziare la loro fame di conoscenza, riempivano in continuazione il padre di domande.
Talvolta egli dava loro risposte sagge, ma non sempre era facile convincere le due bambine o rispondere correttamente ai loro quesiti.
Notando l’inquietudine delle sue due figlie, l’uomo decise di mandarle in vacanza presso un saggio che viveva sull’alto di una collina,

per convivere insieme ed imparare da lui.

Il saggio si mostrò in grado di rispondere senza alcuna esitazione a qualsiasi quesito da parte delle due bambine.
Un giorno, però, le due sorelle decisero di architettare un’astuta trappola per il saggio per poter misurare la sua saggezza.
Una notte, le due si misero ad ideare un piano:
proporre al saggio una domanda alla quale egli non fosse in grado di rispondere.
“Come possiamo ingannare il saggio?
Quale domanda potremmo fargli per coglierlo impreparato?” domandò la sorella minore.
“Aspettami qui, te lo mostro subito.” rispose la più grande.
La sorella maggiore discese la collina, e passata un’ora, tornò con il grembiulino chiuso a mo’ di sacco, nascondendo qualcosa.
“Cos’hai lì?” chiese la sorella piccola.
La sorella maggiore infilò una mano nel grembiule e mostrò alla bambina una splendida farfalla blu.

“Che meraviglia!

Cos’hai intenzione di farne?” domandò allora la sorella piccola.
“Sarà questa l’arma che ci permetterà di ingannare il maestro con una domanda a trabocchetto.
Lo cercheremo e, una volta trovato, terrò la farfalla nascosta in una mano.
Domanderò poi al saggio di dirmi se la farfalla che ho in mano sia viva o morta.
Se egli mi dirà che è viva, stringerò forte la mano e la ucciderò.
Se risponderà che è morta, la lascerò libera.
Qualunque sia la sua risposta sarà dunque sempre errata!”
Accogliendo la proposta della sorella maggiore, entrambe le bambine si misero alla ricerca del saggio.
“Saggio,” disse la più grande, “sapresti indicarci se la farfalla che ho tra le mani è viva o morta?”

Al che il saggio, con uno scaltro sorriso, rispose:

“Dipende da te, essa è nelle tue mani!”

Il nostro presente e il nostro futuro sono unicamente nelle nostre mani.
Quando qualcosa va storto, non bisogna dare la colpa a nessuno.
Siamo sempre e solo noi gli unici responsabili di ogni nostra perdita e ogni nostra conquista.
La farfalla blu rappresenta la nostra vita.
Sta a noi decidere cosa fare di essa.

Leggenda Popolare.
Brano senza Autore.

I baffi del leone

I baffi del leone

Un uomo, rimasto vedovo, con un figlio ancora bambino, sposò una giovane donna.
Nel giorno del matrimonio, la donna, commossa dal dolore così evidente sul viso del bambino, fece una promessa a se stessa:
“Aiuterò questo bambino a guarire dal suo dolore e sarò per lui una buona madre.”
Da quel momento ogni suo pensiero ed energia furono spesi per questo obiettivo, ma invano.

Il bambino opponeva un netto rifiuto a tutte le sue attenzioni e cure.

I cibi preparati amorevolmente non erano buoni come quelli della mamma naturale, i vestiti lavati e rammendati venivano sporcati e strappati di proposito, i baci ricevuti venivano prontamente ripuliti col dorso della mano, gli abbracci allontanati, e così via.
Per quanto la donna cercasse di consolare il dolore del bambino e si sforzasse di conquistare il suo affetto non incontrava altro che rifiuto e rabbia.
Un giorno, al colmo del dispiacere e del senso d’impotenza, decise, tra le lacrime, di chiedere consiglio allo stregone del villaggio.
“Ti supplico!
Aiutami!
Prepara una magia così ch’io possa conquistare l’amore di questo bambino!
Ti pagherò quanto vorrai!
Aiutami Stregone!” disse la donna
“Va bene, ti aiuterò e preparerò questa magia, ma è essenziale che tu mi porti due baffi del leone più feroce della foresta.” rispose lo stregone.
“Ma Stregone!
È impossibile!

Non c’è nessuna speranza allora!

Se mi avvicinerò a quel leone mi sbranerà!
Non conquisterò mai l’amore di questo bambino!” esclamò la donna.
“Mi dispiace donna, ma questa è la condizione necessaria per la magia.” terminò lo stregone.
La donna, in lacrime, si avviò verso la sua capanna ancora più scoraggiata.
Dopo una notte insonne, resasi conto che in nessun modo avrebbe rinunciato al suo proposito di conquistare l’affetto del bambino, la giovane sposa decise di procurarsi i baffi del leone ad ogni costo.
La mattina seguente si mise in cammino verso la foresta con una ciotola di carne sul capo.
Giunta al limitare del territorio del leone depose la ciotola a terra e fece quindi ritorno verso la sua capanna.
Il giorno successivo, poco dopo l’alba, si avviò nuovamente con una nuova ciotola piena di carne verso la foresta, ma questa volta depositando il tutto qualche passo più avanti, nel territorio del re della foresta.
Il terzo giorno ancora una ciotola di carne e ancora qualche passo più avanti.

Il quarto giorno lo stesso.

Così il quinto, il sesto, il decimo, il ventesimo, il trentesimo, il centesimo… giorno.
Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, avanzando con coraggio e costanza.
Fino a vedere la tana e l’animale, e poi, dopo giorni, ad incontrare il leone che ormai attendeva la sua ciotola di carne e osservava placido la donna, concedendole di avvicinarsi.
Sino al giorno in cui la ciotola venne deposta davanti al leone, e la donna, col cuore in tumulto nel petto, capì che giuse il momento di agire.
Mentre l’animale, ormai perfettamente a suo agio con lei, divorava il suo pasto, ecco che lei poté strappare i due baffi preziosi senza che il leone neppure se ne rendesse conto.
Allora sorridendo tra le lacrime, con i due baffi stretti al petto, corse a perdifiato verso la capanna dello stregone:
“Stregone!!!
Stregone!!!
Ho i baffi!!!
Puoi fare la tua magia!!!”
“Mi dispiace donna, non posso fare ciò che mi chiedi.
Non bastano due baffi di leone per conquistare l’amore di un bambino.
Non ho questo potere!” replicò lo stregone.
“Mi hai ingannata, mi hai tradita!
Mi hai fatto rischiare la vita per nulla!

Perché?

Perché l’hai fatto?” urlava tra le lacrime la donna al culmine della disperazione, “Avevi promesso!
Come farò adesso?”
Lo stregone, in silenzio, attese che la donna esaurisse le sue lacrime e la sua rabbia e poi rispose: “Io non posso compiere alcuna magia, donna.
La magia è nelle tue mani.
Guarda cos’hai fatto col leone.
Ebbene, la magia è questa:
fai col tuo bambino ciò che hai fatto col leone!”

Antica Favola Etiope.
Brano senza Autore, tratto dal Web

Condividere le difficoltà

Condividere le difficoltà - Sito Racconti con Morale
Condividere le difficoltà

C’era una volta un ragazzino che abitava vicino a un signore anziano.

L’uomo aveva oltre ottant’anni ed era da poco rimasto vedovo.

Notando il vecchietto in lacrime nel suo giardino, il ragazzo scavalcò lo steccato che divideva i loro giardini,

si avvicinò e si mise sulle sue ginocchia.

Una volta tramontato il sole il ragazzo tornò a casa e la madre, che l’aveva visto assieme all’anziano, chiese al figlio che cosa si erano detti.

 “Nulla,” rispose il ragazzino,

“lui ha perso la moglie e questo deve essere un grande dispiacere per lui.

Sono andato solo ad aiutarlo a piangere.”

Brano senza Autore, tratto dal Web