L’abate ed i confratelli

L’abate ed i confratelli

Un abate stava attraversando il deserto con i fratelli, quando si accorsero che quello che faceva loro da guida aveva sbagliato strada.
Era notte, ed i frati dissero all’abate:

“Che facciamo?

Questo fratello ha sbagliato la via, e noi rischiamo di smarrirci e di morire tutti nel deserto.
Non sarebbe meglio fermarci qui per la notte, e riprendere il cammino alla luce del sole?”

L’abate rispose:

“Ma se diciamo a costui che ha sbagliato, egli si rattristerà.
Sentite dunque:
io farò finta di essere stanco e dirò che non me la sento di proseguire e che resto qui fino a domattina!”

Così fecero, e anche gli altri dissero:

“Anche noi non ne possiamo più dalla stanchezza e ci fermiamo con te!”
E così riuscirono a non contristare quel fratello, che non seppe mai d’aver sbagliato strada.

La buona educazione non consiste nel non versare la salsa sulla tovaglia, ma nel mostrare di non accorgersi se un altro lo fa.

Brano senza Autore.

Il saggio maestro ed il professore

Il saggio maestro ed il professore

Un saggio maestro giapponese, noto per la saggezza delle sue dottrine, ricevette la visita di un dotto professore di università, che era andato da lui per interrogarlo sul suo pensiero.

Il saggio maestro, secondo l’usanza, prima di tutto servì il the:

cominciò a versarlo, colmando la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare tranquillamente, con una espressione serena e sorridente.
Il professore guardava il the traboccare, ed era talmente stupito, da non riuscire a chiedere spiegazione di una distrazione così contraria alla norme della buona educazione.
Ad un certo punto non riuscì più a contenersi ed esclamò spazientito:

“È ricolma!

Non ce ne sta più!”
“Come questa tazza,” disse il saggio imperturbabile, “tu sei ricolmo della tua cultura, delle tue sicurezze, delle tue congetture erudite e complesse.
Ed allora, come posso parlarti della mia dottrina, che è comprensibile solo alle anime semplici e aperte, se prima non vuoti la tua tazza?”

Storia Zen.
Brano di Nyogen Senzaki

Dio, il latte e la volpe

Dio, il latte e la volpe

Quando errava nel deserto, un giorno, Mosè incontrò un pastore.
Passò tutta la giornata con lui e l’aiutò a mungere le pecore.
All’imbrunire, Mosè vide il pastore versare un po’ del latte migliore in una scodella per poi deporla su una pietra poco distante dalla capanna dove si trovavano.
Mosè domandò a che cosa servisse quel latte e il pastore rispose:
“È il latte di Dio!”
Incuriosito Mosè gli chiese di spiegarsi.

Il pastore disse:

“Metto sempre da parte il latte migliore e lo offro a Dio.”
Mosè sentì il bisogno di correggere la fede ingenua del pastore, e insistette:
“E Dio lo beve?”
“Certo!” rispose il pastore.
Mosè cominciò a spiegare che Dio è puro spirito e quindi non può bere latte.
Il pastore non gli credeva e Mosè gli suggerì di nascondersi dietro il cespuglio per vedere se Dio sarebbe veramente venuto a bere il suo latte.
Il pastore si nascose appena scese la notte.
Al chiaror della luna, vide un volpacchiotto arrivare dal deserto trotterellando.
Dopo aver guardato a destra e a sinistra, l’animale si buttò sul latte che lappò golosamente.

Poi sparì di nuovo nel deserto.

Il giorno dopo, Mosè vide il pastore triste.
“Qualcosa non va?” gli chiese.
“Avevi ragione tu!” gemette, “Dio è un puro spirito e non beve il mio latte.”
Sbalordito, Mosè esclamò:
“Dovresti essere contento.
Adesso sai qualcosa di più su Dio rispetto a qualche giorno fa!”
“Si.” ammise il pastore, “Ma la sola cosa che avevo per mostrargli il mio amore mi è stata tolta.”
Mosè comprese.
Si ritirò in solitudine e cominciò a pregare con tutte le sue forze.

Nel corso della notte, Dio gli apparve e gli disse:

“Mosè, hai sbagliato.
È vero che sono puro spirito, ma accettavo con piacere il latte offerto dal pastore, in segno del suo amore; però, dal momento che non avevo bisogno del suo latte, lo dividevo con quel volpacchiotto che ne è goloso!”

Brano senza Autore.

Il segreto della felicità

Il segreto della felicità

Un giovane domandò al più saggio di tutti gli uomini il segreto della felicità.
Il saggio suggerì al giovane di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore.
“Solo ti chiedo un favore!” concluse il saggio, consegnandogli un cucchiaino su cui versò due gocce d’olio, “Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l’olio!”

Dopo due ore il giovane tornò e il saggio gli chiese:

“Hai visto gli arazzi della mia sala da pranzo?
Hai visto i magnifici giardini?
Hai notato le belle pergamene?”
Il giovane, vergognandosi, confessò di non avere visto niente.
La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d’olio.

“Torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo!” disse il saggio.

Il giovane prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare, ma questa volta osservò tutte le opere d’arte.
Notò i giardini, le montagne, i fiori.
Tornò dal saggio e riferì tutto quello che aveva visto, anche il minimo particolare.
“Ma dove sono le due gocce d’olio che ti ho affidato?” domandò il saggio.

Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate.

“Ebbene, questo è l’unico consiglio che ho da darti!” concluse il saggio, “Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza mai dimenticare le due gocce d’olio nel cucchiaino!”

Brano tratto dal libro “A volte basta un raggio di sole.” di Bruno Ferrero