Il ritorno della memoria

Il ritorno della memoria

Un contadino facendo grandi sacrifici riuscì a mandare il suo unico figlio a studiare in una lontana città.
Il ragazzo, dopo alcuni anni, tornò con fare e modi fin troppo urbani, ignorando volutamente usi, costumi e termini agricoli.
Un giorno il padre lo invitò a collaborare all’orto di casa, ma alla richiesta di prendere zappa e vanga si sentì rispondere cosa fossero,

esasperando così il padre.

Lo studente, mentre stava aiutando il padre, calpestò in maniera maldestra il rastrello e questo in automatico si alzò.
Il ragazzo venne colpito dal manico del rastrello sulla fronte, provocandosi un evidente ematoma che gli fece imprecare:

“Maledetto rastrello!”

Il padre replicò felice:
“Mi dispiace molto per la botta in testa, ma mi rallegro perché in questo modo ti è tornata la memoria!”

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

Quei cari vecchietti…



Quei cari vecchietti…

All’età di novantadue anni nonna Fritz viveva ancora nella sua vecchia casa di campagna a due piani, preparava le fettucine fatte in casa e faceva il bucato con il vecchio strizzatoio nello scantinato.

Sempre da sola coltivava anche il suo orto,

grande abbastanza da sfamare tutta la contea di Bentos, usando soltanto una zappa e una vanga.
I suoi figli settantenni la sgridavano affettuosamente quando insisteva per tagliare l’erba del grande prato davanti casa con la sua vecchia e antiquata falciatrice.

“Ma faccio questi lavori solo al mattino presto o la sera,

quando é più fresco,” spiegava la nonna “e mi metto sempre il cappello.”
I suoi figli provarono un certo sollievo quando vennero a sapere che la nonna aveva cominciato a partecipare ai pranzi del centro anziani della zona.

“Si,” ammise la nonna mentre sua figlia annuiva soddisfatta “cucino per loro.

Sai, quei cari vecchietti sono così contenti!”

Brano tratto dal libro “Una tisana calda per l’anima delle donne.” di LeAnn Thieman