Amo le persone che…

Amo le persone che…

Non c’è niente di più bello di un abbraccio, un bacio o un pensiero inaspettato.
Mi piacciono le persone che quando hanno qualcosa da dirti, te la dicono senza nessuno scrupolo.

Mi piacciono quelle persone con tanta creatività e con tanta voglia di fare.

Amo le persone che arrossiscono non appena le si viene fatto un complimento.
Amo le persone che dicono sempre la loro opinione, non si vergognano e non hanno paura di cosa possa accadere dopo.

Amo le persone protagoniste.

Amo le persone che fanno di tutto per strapparti un sorriso, quelle che ti migliorano la giornata o chissà, magari un giorno anche la vita.
Ed infine, amo quelle persone che non usano doppie facce ma usano il cuore.

Brano di Jonathan Congiu

Il fiore e la colonna

Il fiore e la colonna

Accanto ad una colonna di un antico tempio, rimasta intatta negli anni, era cresciuto un piccolo e insignificante fiore.
La colonna un giorno lo insultò dicendo:

“Tu sei piccolo e inutile e ti pieghi ad ogni soffio di vento, perché il tuo stelo è gracile.

Io invece sono forte e stabile e il vento mai riuscirà a piegarmi.
E sono più bella, più alta e nobile di te.”
Il fiore non rispose nulla, e chinò la corolla.

Ma un giorno venne un violento terremoto e la colonna crollò,

mentre il fiore, dopo molto ondeggiare, passato il terremoto, ritornò fermo, conficcato nel terreno.
Il giorno dopo passò di lì un bambino, che vide il fiore e gridando “Che bello!” lo raccolse.

Il bambino non diede importanza alle macerie della colonna,

perché gli sembravano tanti sassi ammucchiati.
Così l’alta e nobile colonna perse la sua bellezza, e il fiore aggiunse alla sua, semplice e piccola, la bellezza del sorriso di un bambino che l’aveva raccolto.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Godi di tutti i momenti della vita (La felicità)

Godi di tutti i momenti della vita
(La felicità)

Questa è la storia di un uomo che quando era ragazzo e andava a scuola continuava a dire:
“Ah! Quando lascerò la scuola e comincerò a lavorare, allora sarò felice!”

Lasciò la scuola, cominciò a lavorare e diceva:

“Ah! Quando mi sposerò, quella sarà la felicità!”
Si sposò, e in capo a pochi mesi constatò che la sua vita mancava di varietà, e allora disse:
“Ah, come sarà bello quando avremo dei bambini!”

Vennero i bambini, ed era un’esperienza affascinante,

ma piangevano tanto, anche alle due di notte, e il giovane sospirava:
“Crescano in fretta!”
E i figli crebbero, non piangevano più alle due di notte, ma facevano una stupidaggine dopo l’altra e cominciarono i veri problemi.
E allora l’uomo sognò il momento in cui sarebbe stato di nuovo solo con sua moglie:

“Staremo così tranquilli!”

Adesso è vecchio, e ricorda con nostalgia il passato:
“Era così bello!”

Brano senza Autore, tratto dal Web

La cauzione

La cauzione

Un giorno, un giovane ragazzo, litigò furiosamente con il padre, tanto che decise di andare via di casa.
Era così arrabbiato e orgoglioso che non volle più vedere né sentire il padre.
Purtroppo il ragazzo era ribelle e questo gli causò tanti guai anche con le altre persone.
Un giorno infatti fu arrestato.
Doveva scontare una pena di tre mesi ma rimase in prigione solo due giorni, nei quali ebbe modo di riflettere sulla sua vita sregolata.

Il secondo giorno di prigione fu scarcerato, qualcuno aveva pagato la cauzione per lui.

“Chi può essere stato?” pensò il ragazzo, “Nessuno mi vuol bene, mi sono comportato troppo male con tutti, chi può aver fatto questo gesto così bello nei miei confronti?
Forse c’è stato un errore.
Magari tra poco mi richiamano e mi diranno che dovevano scarcerare il mio compagno di cella!”
E mentre pensava a tutte queste cose uscì dalla prigione e proprio sulla soglia del cancello vide suo padre.
“Papà….come mai sei qui?” chiese il ragazzo stupito e con tanta vergogna.
Pensava che il padre fosse lì per caso e non voleva far vedere che era appena uscito di prigione.

“Sono qui per te!” disse il padre allargando le braccia,

“Io ho pagato la cauzione per te””
Il figlio non poteva credere alle sue orecchie.
Il padre che lui aveva offeso con parole pesanti gli aveva pagato la cauzione e adesso chiedeva un abbraccio.
Il ragazzo mise da parte l’orgoglio è abbracciò forte suo padre.
Mentre il padre accompagnava il figlio verso la macchina per riportarlo a casa, il giovane fece una domanda:
“Perché hai pagato per me?
Io mi sono comportato malissimo nei tuoi confronti, come mai mi dimostri così tanto amore?”

Il padre rispose:

“Non posso impedirti di andare via di casa ma, appena ho saputo che ti avevano arrestato, mi sono preoccupato molto per te e sono corso a pagarti la cauzione.
Tu sei mio figlio e farei qualunque cosa per te.”
“Papà, io non mi merito tutto questo amore, cosa posso fare per ricambiare?”
“Il mio amore non ha un prezzo, caro figlio. Ma se puoi… non cacciarti più ne guai.”

Brano senza Autore

Un Fiore Stupendo

Un Fiore Stupendo

In un caldo pomeriggio di un paio di estati fa, insieme ad un compagno di avventure, mentre stavamo terminando una missione, la mia attenzione fu rapita da un fiore stupendo, che diventava straordinario quando veniva colpito dal sole.
Era un fiore che non avevo mai notato prima di quel momento, con una forma particolare.
Era composto da una rosa, da cui spuntava un tulipano e tutto intorno tanti petali di margherita, tutto rigorosamente di colore giallo oro.

Solo a vederlo lasciava tutti senza fiato,

ma in quel momento non mi potei avvicinare.
Questo strano fiore mi aveva colpito, e più volte ripensai al fatto che sarei dovuto tornare a vederlo.
Passò del tempo, forse un anno e mezzo se non di più, ed avevo impressa l’immagine viva del fiore nella mia mente, ma nonostante ritornai più volte in quello stesso luogo, non riuscii più a rivedere quel fiore, ma non persi la speranza.

Finché un paio di mesi fa,

ritornato nello stesso luogo per l’ennesima volta, rividi il fiore, che finalmente si trovava nuovamente li.
Mi avvicinai, lo ammirai ancora, pensai di prenderlo ma poi decisi di lasciarlo nel luogo in cui lo avevo trovato.
Ogni qual volta avevo tempo, ritornavo in quel luogo dove andavo ad ammirare il fiore, e in alcuni momenti anche lui sembrava che mi guardasse, davamo l’idea di essere stati fatti per stare insieme.
Ma un bel giorno, quando ritornai, il fiore si stava appassendo.

Rivederlo in quelle condizioni, non era più la stessa cosa.

Avevo comunicato con lui, era sempre stato bello da guardare, ma dopo il tempo passato ad ammirarlo, era giunto il momento di non ritornare più in quel luogo.
Tante volte avrei voluto portarlo con me, ma lo avrei strappato dal suo territorio contro la sua volontà, anche se…
Il ricordo della lucentezza del fiore era impresso nella mia mente, niente me lo avrebbe potuto portare via, ma purtroppo era uno degli ultimi ricordi che avevo di lui.

Brano di Michele Bruno Salerno
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.

Qual è …?


Qual è …?

il giorno più bello? … Oggi.
la cosa più facile? … Sbagliarsi.
 l’ostacolo più grande? … La paura.
lo sbaglio peggiore? … Arrendersi.
 la radice di tutti i mali? … L’egoismo.

… la distrazione più bella? … Il lavoro.

 la peggiore sconfitta? … Lo scoraggiamento.
Chi sono i migliori insegnanti? … I bambini.
 la prima necessità? … Parlare con gli altri.
 la cosa che più fa felici? … Essere di aiuto agli altri.
 il Mistero più grande? … La morte.

il peggiore difetto? … Il malumore.

 la persona più pericolosa? … Il bugiardo.
 il sentimento più dannoso? … Il rancore.
 il regalo più bello? … Il perdono.
 la cosa di cui non se ne può fare a meno? … La casa.

 la strada più rapida? … Il cammino giusto.

 la sensazione più gratificante? … La pace interiore.
 il gesto più efficace? … Il sorriso.
 il migliore rimedio? … L’ottimismo.
 la maggiore soddisfazione? … Il dovere compiuto.
 la forza più potente del mondo? … La fede.
Quali sono le persone più necessarie? … I genitori.
 la cosa più bella di tutte? … L’Amore!

Brano di Madre Teresa di Calcutta

L’avventura dei ricci


L’avventura dei ricci

Un’estate, una famiglia di ricci andò ad abitare nella foresta.
Il tempo era bello, faceva caldo, e tutto il giorno i ricci si divertivano sotto gli alberi.
Folleggiavano nei campi, nei dintorni della foresta, giocavano a nascondino tra i fiori, acchiappavano mosche per nutrirsi e, la notte, si addormentavano sul muschio, nei pressi delle tane.

Un giorno, videro una foglia cadere da un albero: era autunno.

Giocarono a rincorrere la foglia, dietro le foglie che cadevano sempre più numerose; ed essendo le notti diventate un po’ più fredde, dormivano sotto le foglie secche.
Faceva però sempre più freddo.
Nel fiume a volte si formava il ghiaccio.
La neve aveva ricoperto le foglie.

I ricci tremavano tutto il giorno, e la notte non potevano chiudere occhio, tanto avevano freddo.

Così una sera, decisero di stringersi uno accanto all’altro per riscaldarsi, ma fuggirono ben presto ai quattro angoli della foresta: con tutti quegli aghi si erano feriti il naso e le zampe.
Timidamente, si avvicinarono ancora, ma di nuovo si punsero il muso.
E tutte le volte che uno correva verso l’altro, capitava la stessa cosa.
Era assolutamente necessario trovare un modo per stare vicini:

gli uccelli si tenevano caldo uno con l’altro, così pure i conigli, le talpe e tutti gli animali.

Allora, con dolcezza, a poco a poco, sera dopo sera, per potersi scaldare senza pungersi, si accostarono l’uno all’altro, ritirarono i loro aculei e, con mille precauzioni, trovarono infine la giusta misura.
Il vento che soffiava non dava più fastidio; ora potevano dormire al caldo tutti insieme.

Brano tratto dal libro “Il canto del grillo” di Bruno Ferrero

La domanda di un bambino. (Ma il cuore, ce l’ha una casa?)


La domanda di un bambino. (Ma il cuore, ce l’ha una casa?)

Oggi, un bimbo mi ha chiesto:
“Ma il cuore sta sempre nello stesso posto, oppure, ogni tanto, si sposta?
Va a destra e a sinistra?”
Io:
“No, il cuore resta sempre nello stesso posto, a sinistra!”
Ed intanto penso:

“… poi, un giorno, crescerai.

Ed allora capirai che il cuore vive in mille posti diversi, senza abitare davvero nessun luogo.
Ti sale in gola, quando sei emozionato.
O precipita nello stomaco, quando hai paura, o sei ferito.
Ci sono volte in cui accelera i suoi battiti, e sembra volerti uscire dal petto.

Altre volte, invece, fa cambio col cervello.

Crescendo, imparerai a prendere il tuo cuore per posarlo in altre mani.
E, il più delle volte, ti tornerà indietro un po’ ammaccato.
Ma tu non preoccupartene.
Sarà bello uguale.
O, forse, sarà più bello ancora.

Questo però, lo capirai solo dopo molto, molto tempo.

Ci saranno giorni in cui crederai di non averlo più, un cuore.
Di averlo perso.
E ti affannerai a cercarlo in un ricordo, in un profumo, nello sguardo di un passante, nelle vecchie tasche di un cappotto malandato.
Poi, ci sarà un altro giorno, un giorno un po’ diverso, un po’ speciale, un po’ importante…
… quel giorno, capirai che non tutti hanno un cuore.”

Brano di Antonia Storace. Viola Editrice.