È così che mi ami, Dio?

È così che mi ami, Dio?

Per anni sono stato un nevrotico.
Ero ansioso, depresso ed egoista.
E tutti continuavano a dirmi di cambiare.
E tutti continuavano a dirmi quanto fossi nevrotico.

E io mi risentivo con loro,

ed ero d’accordo con loro, e volevo cambiare, ma non ci riuscivo, per quanto mi sforzassi.
Ciò che mi faceva più male era che anche il mio migliore amico continuava a dirmi quanto fossi nevrotico.
Anche lui continuava a insistere che cambiassi.
E io ero d’accordo anche con lui, e non riuscivo ad avercela con lui.
E mi sentivo così impotente e intrappolato.

Poi un giorno mi disse:

“Non cambiare. Rimani come sei.”
Non importa se cambi o no.
Io ti amo così come sei; non posso fare a meno di amarti.
Quelle parole suonarono come una musica per le mie orecchie:
“Non cambiare. Non cambiare. Non cambiare… Ti amo.”

E mi rilassai.

Mi sentii vivo.
E, oh meraviglia delle meraviglie, cambiai!
Ora so che non potevo cambiare davvero finché non avessi trovato qualcuno che mi avrebbe amato, che fossi cambiato o meno.
È così che mi ami, Dio?

Brano tratto dal libro “Il canto degli uccelli. Frammenti di saggezza nelle grandi religioni.” di Anthony de Mello. Edizioni Paoline.

La casetta in vendita

La casetta in vendita

Un uomo che viveva in città decise di vendere una casetta che possedeva in campagna, ereditata dai genitori.
Incontrò un amico giornalista, che faceva il poeta per hobby, e gli chiese di aiutarlo a scrivere un annuncio da inserire sul giornale e anche su Internet:
“Voglio vendere quella bicocca che ho in campagna, quella che conosci anche tu.
Mi scrivi un buon annuncio?”

Il poeta scrisse:

“Vendo una bella proprietà, dove all’alba trillano gli uccelli, circondata da un bosco verde, attraversato dall’acqua pulita e scintillante di un torrente.
La casa è inondata dal sole nascente e offre un’ombra fresca e riposante nella veranda.
Grilli e stelle allietano la serata.”
Qualche tempo dopo, il poeta incontrò l’amico e gli chiese:

“Hai venduto la casetta?”

“No!” rispose il proprietario della casetta, “Ho cambiato idea.
Quando ho letto l’annuncio che avevi scritto tu, ho capito che possedevo un tesoro!”

Sottovalutiamo spesso le cose buone che abbiamo, inseguendo i miraggi falsi che tanto brillano in tv.

Oggi, guardati intorno e apprezza ciò che hai:

la tua casa, i tuoi cari, gli amici su cui puoi davvero contare, le conoscenze che hai acquisito, la tua buona salute e tutte le cose belle della vita, che sono veramente il tuo tesoro più prezioso.

Brano tratto dal libro “L’allodola e le tartarughe.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

L’abate ed un confratello

L’abate ed un confratello

L’abate Anastasio aveva un libro scritto su pergamena finissima, che valeva diciotto soldi, e in esso aveva sia il Vecchio che il Nuovo Testamento in versione integrale.
Una volta un confratello venne a trovarlo e vedendo il libro se ne andò con esso.
Così il giorno in cui l’abate Anastasio andò per leggere il proprio libro e non lo trovò più, capì che il confratello l’aveva preso.
Ma non gli mandò dietro nessuno, per chiederne notizia, per timore che il confratello potesse aggiungere una bugia al furto.
Poi il confratello scese nella città più vicina per vendere il libro.

Ed il prezzo che chiese fu di sedici soldi.

Il compratore disse:
“Dammi il libro, affinché possa scoprire se vale tanto.”
Con ciò, il compratore portò il libro da vedere a sant’Anastasio e disse:
“Padre, dia un’occhiata a questo libro, per favore, e mi dica se pensa che dovrei comprarlo per sedici soldi.
Vale dunque così tanto?”

L’abate Anastasio disse:

“Si, è un bel libro, vale tutto quel prezzo!”
Così il compratore ritornò dal confratello e disse:
“Ecco il tuo denaro.
Ho mostrato il libro all’abate Anastasio che ha detto che è bello e che vale almeno sedici soldi!”
Ma il fratello disse:
“È tutto ciò che ha detto?

Ha fatto altre osservazioni!”

“No!” disse il compratore, “Non ha detto altro!”
“Beh!” disse il confratello, “Ho cambiato idea, e dopo tutto non voglio vendere questo libro!”
Allora andò di corsa dall’abate Anastasio e lo supplicò in lacrime di riprendersi il libro.
Ma l’abate non volle accettarlo, dicendo:
“Va’ in pace, fratello, te ne faccio dono!”
Ma il confratello disse:
“Se non lo riprenderai, non avrò mai più pace!”
Dopo quell’episodio il confratello abitò con l’Abate Anastasio per il resto della sua vita.

Brano tratto dal libro “La saggezza del deserto.” di Thomas Merton.
Titolo originale del libro “The Wisdom of the Desert.”

L’uomo che conosceva a memoria l’orario dei treni

L’uomo che conosceva a memoria l’orario dei treni

C’era una volta un uomo che sapeva a memoria l’orario ferroviario, perché l’unica cosa che gli dava gioia erano le ferrovie ed egli passava tutto il suo tempo alla stazione, guardava come i treni arrivavano e come ripartivano.
Osservava con meraviglia i vagoni, la forza delle locomotive, la grandezza delle ruote, etc, etc.
Conosceva ogni treno, sapeva da dove veniva, dove andava, quando sarebbe arrivato in un certo posto e quali treni ripartivano da quel posto e quando sarebbero arrivati.

Sapeva a memoria i numeri dei treni,

sapeva in che giorno viaggiavano e se avevano un vagone ristorante, se aspettavano o no delle coincidenze.
Sapeva anche quali treni avevano il vagone postale e quanto costavano i biglietti per le varie destinazioni.
Non aveva tempo per nient’altro nella vita, perché passava intere giornate alla stazione.
Quando poi, con la stagione, cambiava l’orario ferroviario, lui si studiava tutti i cambiamenti, imparava tutto a memoria.

Quando gli si chiedeva un’informazione, diventava raggiante:

non solo diceva l’orario di partenza e il numero del binario, ma aggiungeva anche tanti particolari superflui, come il numero dei vagoni, il numero del treno, tutte le possibili coincidenze, etc, etc.
Gli capitò che qualcuno lo piantò in asso, altrimenti il malcapitato avrebbe perso il treno.
In questi casi, si arrabbiava molto e gridava dietro alla persona che gli aveva chiesto informazioni:

“Lei non ha la minima idea di che cosa sia la ferrovia!

Lei non la conosce come la conosco io!”
Ma… lui personalmente non era mai salito su un treno in vita sua!
Li conosceva così bene dall’esterno che non sentì mai il bisogno di sperimentare che cosa fosse veramente viaggiare in treno.

Brano senza Autore, tratto dal Web

L’ortaggio migliore del minestrone

L’ortaggio migliore del minestrone

Maria Lucia era una bambina davvero graziosissima e dolcissima.
Aveva un visino tondo tondo, due guanciotte morbidissime, capelli di un castano luminoso, occhi di un verde che ispirava grande tranquillità e due manine di velluto.

Un giorno ricevette dalla sua famiglia un compito specialissimo:

preparare ed imboccare ogni settimana al fratellino, di un anno più piccolo di lei, un minestrone con ingredienti magici, che si vendevano al mercato anche a poco prezzo e che avrebbero fatto diventare quello scalmanato un angioletto.

La piccola Lucia però fece tutto di malumore,

non coccolò mai il fratellino nell’ imboccarlo poiché perse sempre la pazienza, in quanto il piccolo era davvero irrequieto.
Un giorno però quell’ amore di bambina decise di interrogarsi per migliorare davvero la situazione,

poiché il fratellino non era tanto cambiato.

Aveva forse trascurato e dimenticato troppe volte quelli che erano gli ingredienti migliori del minestrone?
Chiese consigli alla mamma, che le fece capire che aveva dimenticato troppe volte le carote della serenità, e di condire tutto con l’olio del suo affetto e il sale della sua pazienza.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il vecchio violino

Il vecchio violino

A una vendita all’asta, il banditore sollevò un violino.
Era graffiato e scheggiato.
Le corde pendevano allentate e il banditore pensava non valesse la pena perdere tanto tempo con il vecchio violino, ma lo sollevò con un sorriso.
“Che offerta mi fate, signori?” gridò, “Partiamo da… cento (100) euro!”
“Centocinque!” disse una voce.
Poi centodieci.

“Centoquindici!” disse un altro.

Poi centoventi.
“Centoventi euro, uno; centoventi lire, due; centoventi…”
Dal fondo della stanza un uomo dai capelli grigi avanzò e prese l’archetto.
Con il fazzoletto spolverò il vecchio violino, tese le corde allentate, lo impugnò con energia e suonò una melodia pura e dolce come il canto degli angeli.

Quando la musica cessò, il banditore, con una voce calma e bassa, disse:

“Quanto mi offrite per il vecchio violino?”
E lo sollevò insieme con l’archetto.
“Mille euro, e chi dice duemila euro? Duemila euro! E chi dice tremila euro? Tremila euro, uno; tremila euro, due; tremila e tre, aggiudicato!” disse il banditore.
La gente applaudì, ma alcuni chiesero:

“Che cosa ha cambiato il valore del violino?”

Pronta giunse la risposta:
“Il tocco del maestro!”

Siamo vecchi strumenti impolverati e sfregiati.
Ma siamo in grado di suonare sublimi armonie.
Basta il tocco del Maestro.

Brano tratto dal libro “A volte basta un raggio di sole.” di Bruno Ferrero