Se si insegnasse la bellezza alla gente…


Se si insegnasse la bellezza alla gente…

Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà.

All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso,

con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità,

si mettono le tendine alle finestre,

le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre.

È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza:

perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.

Brano di Peppino Impastato

Io penso che le persone non si dimenticano!


Io penso che le persone non si dimenticano!

Non puoi dimenticare chi un giorno ti faceva sorridere, chi ti faceva battere il cuore, chi ti faceva piangere per ore intere.
Le persone non si dimenticano.
Cambia il modo in cui noi le vediamo, cambia il posto che occupano nel cuore, il posto che occupano nella nostra vita.
Ci sono persone che hanno tirato fuori il meglio di me, eppure adesso tra noi, c’è solamente un semplice ciao.

Ci sono persone che hanno preso il mio cuore e lo hanno ridotto in mille pezzi, senza nemmeno pensarci due volte.

Ci sono persone che sono entrate nella mia vita in punta di piedi e ne sono uscite esattamente nello stesso modo.
Ci sono persone che hanno creato un gran casino, che hanno sconvolto i miei piani, che hanno confuso le mie idee.
Ci sono persone che nonostante tutto, sono ancora parte della mia vita.
Ci sono persone che sono arrivate e non sono più andate via.

Ci sono persone che, anche se io non le ho mai sentite, ci sono sempre state.

E poi ci sono persone che non fanno ancora parte della mia vita, ma che tra qualche anno forse, saranno le persone più importanti per me.
Ci sono persone che nonostante mi abbiano fatto versare lacrime, mi abbiano stravolto la vita, mi hanno insegnato a vivere.
Mi hanno insegnato a diventare quello che sono.
E, anche se oggi tra noi resta solamente un sorriso o un semplice ciao, faranno per sempre parte della mia vita.

Io non dimentico nessuno.

Non dimentico chi ha toccato con mano, almeno per una volta, la mia vita.
Perché se lo hanno fatto, significa che il destino ha voluto che mi scontrassi anche con loro prima di andare avanti.

Brano di Luciano Ligabue

Quello che mi ha sorpreso di più…



Quello che mi ha sorpreso di più…
Quello che mi ha sorpreso di più degli uomini dell’Occidente

è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute.

Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente

in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro.

Vivono come se non dovessero morire mai

e muoiono come se non avessero mai vissuto.

Brano del Dalai Lama

Noi siamo… Fuocherelli


Noi siamo… Fuocherelli

A un uomo del villaggio di Negua, sulla costa della Colombia, fu concesso di salire alto nel cielo.
Al ritorno disse che aveva contemplato dall’alto la vita degli uomini.

E disse che siamo un mare di fuocherelli.

Il mondo è questo, rivelò.
C’è un mucchio di gente e un mare di fuocherelli.
Ogni persona brilla di luce propria fra tutte le altre.

Non ci sono due fuochi uguali.

Ci sono fuochi grandi e fuochi piccoli e fuochi d’ogni colore.
C’è gente dal fuoco sereno che non si lascia scompigliare dal vento, e gente dal fuoco pazzo, che riempie l’aria di faville.

Alcuni fuochi sono fuochi sciocchi,

che non illuminano né bruciano però ce ne sono altri che ardono tutta la vita con tanta voglia che non li si può guardare senza restare abbagliati.
E chi si avvicina, prende fuoco.

Brano tratto da “Il libro degli abbracci.” di Eduardo Galeano

Oggi è stata la giornata più brutta di sempre?



Oggi è stata la giornata più brutta di sempre?

Oggi è stata la giornata più brutta di sempre
E non provare a convincermi che
C’è qualcosa di buono in ogni giorno
Perché, se guardi da vicino,
Il mondo è un posto piuttosto malvagio.

Anche se

Un po’ di gentilezza ogni tanto traspare
La soddisfazione e la felicità non durano.
E non è vero che
Sta tutto nella testa e nel cuore

Perché

La vera felicità si ottiene
Solo se la propria condizione è elevata
Non è vero che il bene esiste
Sono sicuro che sei d’accordo che
La realtà

Crea

Il mio atteggiamento
È tutto fuori dal mio controllo
E nemmeno tra un milione di anni mi sentirai dire che
Oggi è stata una bella giornata

Adesso leggi dal basso verso l’alto.

Poesia originale “Worst Day Ever?” di Chanie Gorkin

I giorni perduti



I giorni perduti

Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernest Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su di un camion.
Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito.
Allora lo inseguì in auto.
Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel baratro, che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali.
Kazirra si avvicinò all’uomo e gli chiese:
“Ti ho visto portare fuori quella cassa dal mio parco.

Cosa c’era dentro?

E cosa sono tutte queste casse?”
Quello lo guardò e sorrise:
“Ne ho ancora tante sul camion, da buttare.
Non sai?
Sono i tuoi giorni perduti.
Li aspettavi vero?
Sono venuti.
Che ne hai fatto?
Guardali, infatti, ancora gonfi.

E adesso…”

Kazirra guardò.
Formavano un gruppo immenso.
Scese giù per la scarpata e ne aprì uno.
C’era dentro una strada d’autunno, e in fondo Graziella, la sua fidanzata che se ne andava per sempre.
E lui neppure la chiamava.
Ne aprì un secondo.
C’era una camera d’ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava.
Ma lui era in giro per affari.
Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco.

Boccheggiò.

Lo scaricatore stava diritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere.
“Signore,” gridò Kazirra, “mi ascolti.
Lasci che mi porti via almeno questi due giorni.
La supplico.
Io sono ricco.
Le darò tutto quello che vuole!”
Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per dire che era troppo tardi.
Poi svanì nell’aria.
E l’ombra della notte scendeva.

Brano tratto dal libro “Centottanta racconti.” di Dino Buzzati

Roberto Benigni

Roberto Benigni autore del Brano “La Felicità.” tratto dallo spettacolo televisivo “I Dieci Comandamenti.” e delle citazioni “Iniziare un nuovo cammino spaventa. Ma dopo ogni…

Quei cari vecchietti…



Quei cari vecchietti…

All’età di novantadue anni nonna Fritz viveva ancora nella sua vecchia casa di campagna a due piani, preparava le fettucine fatte in casa e faceva il bucato con il vecchio strizzatoio nello scantinato.

Sempre da sola coltivava anche il suo orto,

grande abbastanza da sfamare tutta la contea di Bentos, usando soltanto una zappa e una vanga.
I suoi figli settantenni la sgridavano affettuosamente quando insisteva per tagliare l’erba del grande prato davanti casa con la sua vecchia e antiquata falciatrice.

“Ma faccio questi lavori solo al mattino presto o la sera,

quando é più fresco,” spiegava la nonna “e mi metto sempre il cappello.”
I suoi figli provarono un certo sollievo quando vennero a sapere che la nonna aveva cominciato a partecipare ai pranzi del centro anziani della zona.

“Si,” ammise la nonna mentre sua figlia annuiva soddisfatta “cucino per loro.

Sai, quei cari vecchietti sono così contenti!”

Brano tratto dal libro “Una tisana calda per l’anima delle donne.” di LeAnn Thieman

Il Nonno



Il Nonno

A lui non spetta il compito di educarti, correggerti, ammonirti se hai sbagliato,
A suo tempo con i sui figli lui ha già fatto tutto ciò.
Un nonno, non è in collera con te se hai preso un brutto voto a scuola, ma con aria amorevole ti dice:

“Andrà meglio se ti impegni!”

Un nonno, ti vede nascere sapendo che forse ti lascerà prima degli altri, forse è per questo che ti ama più degli altri.
Lui deve solo amarti, proteggerti quando meriti una punizione da papà o mamma, portarti al parco e comprarti quelle patatine che mamma all’ora di pranzo non ti comprerebbe mai.

Lui non sa dirti no, a volte lo fa, ma, che peso nel suo cuore!

Un nonno è un adulto che torna bambino, e tu da bambino lo ami!
E poi anche da adulto per lui sarai sempre un bambino.

Poi può succedere che la vita ti tolga la sua presenza, ma, ricorda:

tu lo amerai perché il suo amore lo sentirai anche quando lui non ci sarà più.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il Nonno e il Nipote



Il Nonno e il Nipote

C’era una volta un uomo molto anziano che camminava a fatica, le ginocchia gli tremavano, ci vedeva poco e non aveva più neanche un dente.
Quando sedeva a tavola, reggeva a malapena il cucchiaio e versava sempre il brodo sulla tovaglia; spesso gliene colava anche dall’angolo della bocca.

Il figlio e la nuora provavano disgusto,

perciò costringevano il vecchio a sedersi nell’angolo dietro la stufa e gli davano da mangiare in una brutta ciotola di terracotta.
Il poveretto guardava sconsolato il loro tavolo, con gli occhi lucidi.
Un giorno le sue mani, sempre tremanti, non riuscirono a reggere la ciotola, che cadde a terra e andò in pezzi.
La donna lo rimproverò, ma il vecchio non disse nulla e sospirò.

Allora per pochi soldi gli comprarono una ciotola di legno.

Mentre sedevano in cucina, si accorsero che il figlioletto di 4 anni armeggiava per terra con dei pezzetti di terracotta.
“Che cosa stai combinando?” gli domandò il padre.
“Ecco,” rispose il bambino, “sto accomodando la ciotola per farci mangiare te e la mamma quando sarete vecchi.”

I genitori allora si guardarono e scoppiarono in lacrime.

Fecero subito sedere il vecchio nonno al loro tavolo e da quel giorno lo lasciarono mangiare sempre assieme a loro.
E quando versava il brodo non gli dicevano più nulla.

Favola dei Fratelli Grimm