Il posto di viaggio in aereo


Il posto di viaggio in aereo

Una donna bianca, di circa 50 anni, prese posto in classe economica, di fianco ad un uomo nero, su un aereo di linea.
Visibilmente turbata, chiamò la hostess.
“Che problema ha signora?” chiese l’hostess.
“Ma non lo vede?” rispose la signora “Mi avete messo a fianco di un uomo nero!

Non sopporto di rimanere qui.

Assegnatemi un altro posto.”
“Per favore, si calmi,” disse l’hostess “poiché tutti i posti sono occupati.
Vado a vedere se ce n’è uno disponibile.”
L’hostess si allontanò e ritornò qualche minuto più tardi.
“Signora, come pensavo, non c’è nessun altro posto libero in classe economica, anche il comandante mi ha confermato questa mancanza di posto, neanche in classe executive.

E’ rimasto libero soltanto un posto in prima classe.”

Prima che la donna avesse modo di commentare la cosa, l’hostess continuò:
“Vede, è insolito per la nostra compagnia permettere a una persona con biglietto di classe economica di sedersi in prima classe.
Ma, viste le circostanze, il comandante pensa che sarebbe scandaloso obbligare qualcuno a sedersi a fianco di una persona sgradevole.”

E, rivolgendosi all’uomo nero, l’hostess proseguì:

“Quindi, signore, se lo desidera, prenda il suo bagaglio a mano che la attende un posto in prima classe!”
E tutti i passeggeri vicini che, allibiti, avevano assistito alla scenata della signora, si misero ad applaudire.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Non illuderti! (Non tutto è come sembra)


Non illuderti!
(Non tutto è come sembra)

Un macellaio stava lavorando nel suo negozio e si sorprese quando vide entrare un cane.
Lo cacciò ma il cane tornò subito.
Cercò quindi di mandarlo via, ancora ma si rese conto che il cane aveva un foglio in bocca.

Prese dunque il foglio e lo lesse:

“Mi potrebbe mandare 12 salsicce e tre bistecche di manzo per favore?”
Il macellaio notò pure che il cane aveva in bocca un biglietto da 50 euro.
Così prese le salsicce e le bistecche e le mise insieme in una borsa che mise nella bocca del cane.
Il macellaio rimase molto colpito e, siccome, era già ora di chiudere il negozio, decise di seguire il cane che stava scendendo la strada con la borsa tra i denti.
Quando il cane arrivò ad un incrocio, lasciò la borsa sul marciapiede, si alzò sulle zampe posteriori e con una delle anteriori schiacciò il bottone dei pedoni per cambiare il segnale del semaforo.
Prese di nuovo la borsa ed aspettò pazientemente che il semaforo desse il via ai pedoni.

Allora attraversò la strada e camminò fino ad una fermata del bus,

mentre il macellaio stupefatto lo seguiva da vicino.
Alla fermata il cane guardò verso la mappa delle rotte e degli orari e si sedette sul marciapiede ad aspettare il suo bus.
Arrivò uno che non era il suo, ed il cane non si mosse.
Arrivò dunque un altro bus ed il cane dopo aver visto che era quello giusto, salì dalla porta posteriore, affinché il conduttore non lo potesse vedere.
Il macellaio, a bocca aperta, lo seguì.
All’improvviso il cane si alzò sulle zampe posteriori e toccò il campanello della fermata, sempre con la borsa tra i denti.
Quando il bus si fermò, il cane scese, ed anche il macellaio, ed entrambi camminarono per la strada finché il cane si fermò a una casa.
Posò la borsa sul marciapiede, e prendendo la rincorsa, si lanciò contro la porta.
Ripeté l’azione diverse volte, ma nessuno gli aprì la porta.
Allora il cane fece il giro della casa, saltò un recinto, si avvicinò ad una finestra e, con la testa, colpì diverse volte il vetro.
Ritornò alla porta, che si aprì e comparse un uomo che cominciò a picchiare il cane.

Il macellaio corse verso l’uomo e gridò:

“Santo cielo, che cosa sta facendo?
Il suo cane è un genio!”
L’uomo irritato rispose:
“Un genio?
Questa è la seconda volta nella settimana che questo stupido dimentica le chiavi!”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Le lenzuola sporche


Le lenzuola sporche

Una giovane coppia di sposi novelli andò ad abitare in una zona molto tranquilla della città.
Una mattina, mentre bevevano il caffè, la moglie si accorse, guardando attraverso la finestra, che una vicina stendeva il bucato sullo stendibiancheria.
“Guarda che sporche le lenzuola di quella vicina!

Forse ha bisogno di un altro tipo di detersivo…

Magari un giorno le farò vedere come si lavano le lenzuola!”
Il marito guardò e rimase in silenzio.
La stessa scena e lo stesso commento si ripeterono varie volte, mentre la vicina stendeva il suo bucato al sole e al vento.

Dopo un mese,

la donna si meravigliò nel vedere che la vicina stendeva le sue lenzuola pulitissime, e disse al marito:
“Guarda, la nostra vicina ha imparato a fare il bucato!
Chi le avrà fatto vedere come si fa?”
Il marito le rispose:
“Nessuno le ha fatto vedere; semplicemente questa mattina, io mi sono alzato più presto e, mentre tu ti truccavi, ho pulito i vetri della nostra finestra!”

Così è nella vita!

Tutto dipende dalla pulizia della finestra attraverso cui osserviamo i fatti.
Prima di criticare, probabilmente sarà necessario osservare se abbiamo pulito a fondo il nostro cuore per poter vedere meglio.
Allora vedremo più nitidamente la pulizia del cuore del vicino.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Focalizzerò sul nuovo giorno e su tutti i ricordi felici…


Focalizzerò sul nuovo giorno e su tutti i ricordi felici…

Un uomo di 92 anni, piccolo, molto fiero, vestito e ben rasato, una mattina alle 8.00, con i suoi capelli perfettamente pettinati, trasloca in una casa per persone anziane.
Sua moglie di 70 anni è recentemente deceduta, cosa che lo obbliga a lasciare la sua casa.
Dopo parecchie ore di attesa nella hall della casa per anziani, ci sorride gentilmente quando gli diciamo che la sua camera è pronta.
Mentre si reca fino all’ascensore con il suo deambulatore, gli faccio una descrizione della sua piccola camera, includendo il drappo sospeso alla sua finestra come tenda.

“Mi piace molto!”

dice con l’entusiasmo di un ragazzino di 8 anni che ha appena ricevuto un nuovo cucciolo.
“Signor Vito, lei non ha ancora visto la camera, aspetti un attimo.”
“Questo non c’entra niente!” dice “La felicità è qualcosa che scelgo a priori.
Che mi piaccia la mia camera o no, non dipende dai mobili o dalle decorazioni, dipende piuttosto dal modo in cui la percepisco.

Nella mia testa è già deciso che la mia camera mi piace.

E’ una decisione che prendo ogni mattina al mio risveglio.”
Posso scegliere, posso passare la giornata a letto contando le difficoltà che ho con le parti del mio corpo che non funzionano, oppure alzarmi e ringraziare il cielo per quelle che funzionano ancora.

Ogni giorno è un regalo e finché potrò aprire i miei occhi,

focalizzerò sul nuovo giorno e su tutti i ricordi felici che ho raccolto durante tutta la mia vita.
La vecchiaia è come un conto in banca: prelevi da ciò che hai accumulato.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Desiderio per domani…


Desiderio per domani…

C’erano una volta tre anziani compagni di scuola che si ritrovarono dopo molto tempo.
Ognuno cominciò a raccontare la propria vita.
Uno era diventato un importante uomo d’affari ed un politico, un altro era un eminente studioso e il terzo un giardiniere.
Conversando intorno ad un bicchiere di buon vino, i tre uomini si scambiavano le impressioni sulla vita, che scorreva sempre più rapida.
Arrivarono alla conclusione che ogni giorno era un dono prezioso che ricevevano.

Giunsero così ad una bizzarra decisione:

“Impegniamoci a realizzare domani il desiderio più intenso che ci portiamo dentro.”
Ognuno confidò il proprio desiderio per l’indomani:
Il politico disse:
“lo voglio usare il mio prezioso servizio da tè di porcellana cinese e il mio magnifico cavallo per galoppare nella mia tenuta.”
Lo studioso disse:
“Io mi procurerò una tazza di cioccolata profumata e un libro antico pregiato da leggere seduto nella mia biblioteca.”

Il giardiniere disse:

“Io domani vorrei godermi una bella giornata di sole, ascoltando un ruscello di acqua gorgogliante, degli uccelli che cantino in cielo e sugli alberi.
Questi ultimi colmi di frutti maturi.”
Proprio quella notte un forte terremoto scosse la regione.
Quando il politico cercò la sua porcellana la trovò in frantumi; il suo prezioso cavallo era morto sotto il muro della scuderia, che a causa del terremoto era crollato.

Lo studioso non riuscì a bere la cioccolata né a leggere,

perché nella sua casa non c’era più una tazza rimasta intatta; la sua biblioteca aveva preso fuoco e tutti i suoi libri erano ormai perduti.
Il giardiniere invece poté godersi il sole che scaldava il suo giardino, bere l’acqua fresca del ruscello e, anche se il deposito degli attrezzi era stato distrutto dal terremoto, gli alberi erano rimasti in piedi, colmi di frutti; anche gli uccelli cantavano come tutti gli altri giorni.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il mercante e il pappagallo


Il mercante e il pappagallo

C’era una volta un mercante che teneva un pappagallo in gabbia.
Il suo lavoro lo indusse a partire per l’India, e allora chiese al suo pappagallo se avesse un qualche messaggio per i suoi simili di quel continente.

Il pappagallo si limitò a rispondere:

“Dì a loro che me ne sto chiuso in una gabbia.”
Il mercante diede la sua parola di messaggero, e trasmise il messaggio al primo gruppo di pappagalli che incontrò sul suolo indiano.

Udite quelle parole, uno di loro cadde a terra e ne morì immediatamente.

Tornato in patria, il mercante accusò il pappagallo di averlo reso latore di un messaggio mortifero, ma appena ebbe ascoltato questo rimprovero anche il pappagallo del mercante cadde a terra morto, proprio come il suo simile indiano.

A quel punto il mercante tolse il cadavere del pappagallo dalla gabbia e fece il gesto di gettarlo via,

quand’esso riprese invece vita e fuggì volando, spiegandogli però che il pappagallo indiano si era limitato ad indicargli la morte come via di fuga dalla gabbia.

Brano di Gialal al-Din Rumi

Il pappagallo riconoscente


Il pappagallo riconoscente

Il povero pappagallo non ne poteva proprio più.
Era nato per la quiete: e intorno a lui, dalla mattina alla sera, venti, cinquanta, cento pappagalline irrequiete, sventate, pettegole, andavano, venivano, svolazzavano, cicalavano, strillavano senza concedere un istante di pace.
Il pappagallo dovette finalmente risolversi e prese il volo per andar a cercare un cantuccio tranquillo in terra straniera.
Fu proprio fortunato.
Dove capitò, tutti gli animali erano pacifici e tutti gli fecero grande accoglienza, specialmente gli uccelli.
Il pappagallo era beato: quanta quiete!

Quanto silenzio!

Ci si sarebbe fermato tutta la vita; ma non voleva abusare dell’ospitalità, e un giorno a malincuore si congedò:
“Devo ritornare tra i miei.”
Fece i suoi addii e se ne partì.
Era già abbastanza alto e lontano, quando scorse levarsi un denso fumo proprio sui cari luoghi che aveva da poco lasciato.
Tornò subito indietro.

Un grande incendio era scoppiato.

Le fiamme correvano la pianura, risalivano i fianchi dei monti, divoravano foreste, villaggi, campagne.
Il pappagallo, angosciato, vide un laghetto non lontano.
Vi si tuffò, si inzuppò più che poté di acqua, poi volò sul luogo dell’incendio e, scuotendo ali e piume, fece piovere sulle fiamme le gocce d’acqua che lo imperlavano; quindi volò via ancora al laghetto, tornò a tuffarsi, rivolò sulle fiamme e lasciò ricadere le sue scarse gocciole.
E cosi fece non so quante volte.

Lo scorse una scimmia e lo ammonì:

“O pappagallo, come sei sciocco!
Pensi forse di spegnere un incendio che si stende mille miglia, solo con le goccioline d’acqua che puoi raccogliere nel cavo delle tue alucce?”
“Oh,” rispose il pappagallo, “so benissimo che non spegnerò l’immenso incendio!
Ma il buon popolo di questi luoghi mi ha accolto e trattato come un fratello e cerco di dimostrargli per quanto posso tutta la mia gratitudine e la mia pietà.
Non saprei vederlo soffrire tanto, senza portargli il mio soccorso, anche sapendolo inutile.”

Brano senza Autore, tratto dal Web

La finestra sul muro


La finestra sul muro

Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d’ospedale.
Ad uno dei due uomini era permesso mettersi seduto per un’ora ogni pomeriggio in modo da permettere il drenaggio dei fluidi dal suo corpo ed il suo letto era vicino all’unica finestra della stanza.
L’altro uomo invece doveva restare sempre sdraiato.
Col passare dei giorni i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore.
Parlarono delle loro mogli, delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto.
Ogni pomeriggio l’uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere e l’altro paziente cominciò a vivere per quelle ore in cui la sua sofferenza veniva lenita dai colori del mondo esterno.

La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto dove le anatre e i cigni giocavano nell’acqua,

mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo.
Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c’era una bella vista della città in lontananza.
Mentre l’uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l’uomo dall’altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena.
In un caldo pomeriggio l’uomo della finestra descrisse una parata che stava passando.
Sebbene l’altro uomo non potesse vedere la banda, poteva sentirla e vederla con gli occhi della sua mente, così come l’uomo dalla finestra gliela descriveva.

Passavano i giorni e le settimane.

Un mattino l’infermiera del turno di giorno portò loro l’acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell’uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno.
L’infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo.
Non appena gli sembrò appropriato, l’altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra.
L’infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo.
Lentamente, dolorosamente, l’uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno, voltandosi per guardare fuori.

Essa si affacciava su un muro bianco…

L’uomo, allora, chiese all’infermiera che cosa potesse avere spinto il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori da quella finestra.
Vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione.
Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata!
Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi che il denaro non può comprare.
L’oggi è un dono, e per questo motivo che si chiama ‘presente’.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il valore dell’amicizia


Il valore dell’amicizia

Un giorno un signore seduto ad un bar mi guardò e mi disse:
“Ragazza, tu sai cos’è l’amicizia?”

Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere.

“Lo vedi quel signore seduto laggiù?
Ecco quello è il mio migliore amico, siamo nati entrambi nel 49, siamo nati e cresciuti insieme, io gli ho fatto da testimone di nozze a lui, e lui lo ha fatto a me;

abbiamo comprato la terra da lavorare insieme e tutti i giorni venivamo qua,

ci prendevamo due bianchini, e leggevamo le notizie, però era lui a leggerle a me perché io non so leggere, sempre insieme.
Nel 1988 abbiamo litigato, ce le siamo anche date e da quel giorno non ci siamo più parlati, nemmeno un “ciao”, beh ti dirò:

dal 1988 nonostante tutto entrambi veniamo qui ogni mattina,

ogni giorno ci vediamo, non ci salutiamo e ci sediamo in due tavolini diversi, entrambi prendiamo un bianchino, tutti i giorni prende il giornale e legge le notizie ad alta voce, la gente pensa che sia matto… ma lo fa per me dall’ottantotto.”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Una vita in crociera


Una vita in crociera

C’era una volta una donna anziana che viaggiava felice su una nave da crociera.
Un uomo aveva notato che nonostante fosse sola, la donna era in grande confidenza con tutto lo staff della nave.
Un giorno l’uomo chiese a un cameriere informazioni su di lei, immaginando che l’anziana signora potesse essere la proprietaria della nave.
Il cameriere rispose all’uomo che non sapeva molto di lei.
L’aveva solamente vista nelle ultime quattro crociere.
Una sera, lasciando la sala ristorante, la vide di nuovo e decise di fermarsi a salutarla.
Chiacchierarono amabilmente quando lui le disse:
“So che ha partecipato alle ultime quattro crociere!”

“Sì, è vero.” rispose lei.

“Ma perché?”
“Perché è più economico di una casa di riposo!
Io non voglio andare in una casa di riposo.
Rimarrò su questa nave da crociera.
Una casa di riposo costa circa duecento euro al giorno.
Qui ho uno sconto fedeltà e uno sconto senior.
In tutto pago centotrentacinque euro al giorno.
Gli altri sessantacinque euro li destino agli extra e alle mance per questi giovani così gentili.

Qui posso avere fino a dieci pasti al giorno, e la qualità è ottima.

Posso anche chiedere il servizio in camera.
A volte faccio colazione a letto.
La piscina è gratis.
C’è la palestra.
Anche la lavanderia è gratis.
Ogni sera ci sono degli spettacoli.
Anche dentifricio, rasoi, shampoo e sapone sono gratis.

Mi trattano come una cliente VIP, non come una paziente d’ospedale.

Ogni sette o quattordici giorni poi incontro gente nuova e interessante con cui faccio piacevoli chiacchierate.
Lenzuola e asciugamani sono sempre puliti.
A bordo c’è sempre un medico.
E’ così che voglio vivere il resto dei miei giorni.”

Brano senza Autore, tratto dal Web