L’ombrello rosso

L’ombrello rosso

Lui era un giovane studioso e serio, lei una ragazza bella e saggia.
E si amavano.
Prima di partire per il servizio militare, lui volle farle un regalo.

Un regalo che le ricordasse il suo amore.

Doveva però fare il conto con le finanze, già messe a dura prova dai libri dell’Università.
Girò per negozi e grandi magazzini.
Dopo mille “prendi e posa” si decise.
Acquistò un enorme ombrello di un bel rosso vivo.
Sotto quel grande ombrello rosso i due ragazzi si diedero il primo addio, si scambiarono la promessa di amore eterno e decisero di sposarsi.

Nella nuova casa, l’ombrello finì in uno sgabuzzino.

Passarono gli anni, arrivarono due figli, le preoccupazioni, qualche tensione di troppo, la noia, i silenzi troppo lunghi.
Una sera, seduti sul divano, lui e lei sbadigliavano davanti alla tv.
Improvvisamente lei si alzò, corse nello sgabuzzino e dopo un po’ tornò con l’ombrello rosso.
Lo spalancò ed una nuvoletta di polvere si sparse nell’aria.

Poi si sedette sul divano con l’ombrello rosso spalancato.

Dopo un lungo istante, lui si accoccolò accanto a lei sotto il grande ombrello.
Si abbracciarono teneramente.
E ritrovarono tutti i sogni smarriti sotto la polvere dei giorni.

Brano tratto dal libro “A volte basta un raggio di sole.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

A Mio Padre…


A Mio Padre

A Mio Padre… che c’era quando io ero ancora un sogno.
A Mio Padre… che c’era quando me ne stavo tranquillo e beato al caldo.
A Mio Padre… che c’era quando sono nato e strillavo a più non posso.
A Mio Padre… che c’era e mi spingeva quando con il mio triciclo imparavo a conoscere il mondo.

A Mio Padre… che c’era ed era al mio fianco quando quello stesso mondo ho cominciato a sfidarlo.

A Mio Padre… che c’era e si metteva in mezzo per prendere al posto mio qualche colpo.
A Mio Padre… che c’era quando ero in balia del vento e ogni mio pensiero provocava un terremoto.
A Mio Padre… che c’era quando me n’ero andato da me stesso, ma lui ha continuato a seguire i miei sbagli con lo sguardo, aspettando pazientemente il mio ritorno e a tutti i suoi silenzi che ho scambiato per menefreghismo.

A Mio Padre… che c’era e c’è sempre anche se non lo ho capito subito.

A Mio Padre devo dire grazie… per non avermi mai mollato anche quando io stesso l’avevo fatto!
A Mio Padre che c’è!

Brano senza Autore, rielaborato.