Non aspettare…

Non aspettare…

Non aspettare di finire l’università, di innamorarti, di trovare lavoro, di sposarti, di avere figli, di vederli sistemati, di perdere quei dieci chili, che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina, la primavera, l’estate, l’autunno o l’inverno.
Non c’è momento migliore di questo per essere felice.
La felicità è un percorso, non una destinazione.
Lavora come se non avessi bisogno di denaro, ama come se non ti avessero mai ferito, e balla come se non ti vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce, i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni.

Ma l’importante non cambia:
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela.
Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza.
Dietro ogni risultato c’è un’altra sfida.
Finché sei vivo, sentiti vivo.
Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere.

Citazione di Madre Teresa di Calcutta

La vita è uno spettacolo incredibile!

La vita è uno spettacolo incredibile!

Puoi avere difetti, vivere con ansia e qualche volta essere irritato/a, ma non dimenticarti che la tua vita è la più grande impresa del mondo.
Solo tu puoi impedirle che vada in declino.
Ci sono molte persone che hanno bisogno di te, ti ammirano, e si tormentano per te.
Mi piacerebbe che ricordassi che essere felice non è avere un cielo senza tempeste, una strada senza incidenti stradali, lavoro senza fatica, relazioni senza delusioni.
Essere felici è trovare forza nel perdono, la speranza nelle battaglie, la sicurezza nella paura, l’amore nei distacchi.
Essere felici…
Non è solo apprezzare il sorriso, ma anche riflettere sulla tristezza.
Non è solo celebrare i successi, ma apprendere lezioni dai fallimenti.

Non è solo sentirsi lieti con gli applausi, ma essere allegri nell’anonimato.
Essere felici è riconoscere che vale la pena vivere la vita, nonostante tutte le sfide, incomprensioni e periodi di crisi.
Essere felici non è una fatalità del destino, ma una conquista per coloro che sono in grado viaggiare dentro il proprio essere.
Essere felici è smettere di sentirsi vittima dei problemi e diventare attore della propria storia.
È attraversare deserti fuori di sé, ma essere in grado di trovare un’oasi nei recessi della nostra anima.
È ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita.
Essere felici non è avere paura dei propri sentimenti.
È saper parlare di sé.
È aver coraggio per ascoltare un “No.”

È sentirsi sicuri nel ricevere una critica, anche se ingiusta.
È baciare il marito/la moglie, i figli, sostenere i genitori e vivere momenti poetici con gli amici, anche se ci hanno ferito…
Essere felice…
È lasciar vivere libero il bimbo allegro e semplice che dimora dentro di noi.
È aver la maturità per poter dire: “Mi sono sbagliato.”
È avere il coraggio di dire: “Perdonami.”
È avere la sensibilità per esprimere: “Ho bisogno di te.”
È avere la capacità di dire: “Ti amo.”

Desidero che la tua vita sia un cantiere di opportunità affinché tu sia felice…
Che nelle tue primavere tu sia amante dell’allegria.
Che nei tuoi inverni sii amico della saggezza.
E, quando sbaglierai strada, ricominci tutto di nuovo, così sarai ogni volta più innamorato/a della vita.
E scoprirai che…
Essere felice non è avere una vita perfetta.
Ma usare le lacrime per irrigare la tolleranza.
Utilizzare le perdite per affinare la pazienza.

Utilizzare gli errori per scolpire la serenità.
Utilizzare il dolore per lapidare il piacere.
Utilizzare gli ostacoli per aprire le finestre dell’intelligenza.
Non mollare mai!
Non rinunciare mai alle persone che ami!
Non rinunciare mai alla felicità, perché la vita è uno spettacolo imperdibile.
E tu una persona speciale!

Discorso di Papa Francesco

Resta single…


Resta single…

Resta single finché non trovi una persona che ti fa sentire importante, che spegne il telefono quando è con te, che non si preoccupa di ciò che dicono gli altri, che ti guarda negli occhi quando gli parli, che ti dimostra che sa ascoltare, non solo sentire.
Resta single finché non trovi una persona che cucina per te con amore, che ti parla di ciò che le/gli piace, che non vede l’ora di arrivare a sera per raccontarti le sue giornate, che vuole che sia tu il primo/ la prima a sapere le sue novità.
Resta single finché non trovi la persona che mollerebbe tutto pur di stare con te, che non ha paura di rischiare, che vuole starti accanto soprattutto quando ci sono dei problemi da risolvere, che ti dimostra di amarti davvero.

Resta single finché non trovi quella persona che ti scrive “Fammi sapere quando arrivi a casa, scrivimi!”, e rimane sveglio/a finché non gli/le scrivi.

Resta single finché non trovi la persona che ti presenterà con onore e piacere alla sua famiglia, che ti inviterà nelle grigliate estive con i parenti, che non vedrà l’ora di trascorrere il Natale insieme a te e ai genitori.
Resta single finché non trovi una persona in grado di chiederti scusa quando sbaglia, disposta a fare il primo passo anche se non dovrebbe, solo perché non sopporta l’idea di stare senza di te o non poterti parlare.
Resta single finché non trovi una persona lungimirante, che mantiene le promesse che fa, che vuole includerti in tutte le sue attività e che fa tanto affidamento sul tuo parere, tanto da cambiare i suoi piani.

Resta single finché non trovi la persona che ti fa capire che sei sempre al centro dei suoi pensieri, anche quando lavora o quando è in un posto meraviglioso senza te.

Resta single finché non trovi una persona che è disposta ad insegnarti qualcosa e che non vede l’ora di farlo.
Resta single finché non trovi una persona che vuole farti migliorare in ciò che serve per te, per la tua autostima, per la tua crescita, per il tuo orgoglio.
Resta single finché non trovi una persona che correrebbe da te anche alle quattro del mattino solo perché glielo hai chiesto.
Resta single finché non incontri davvero la persona che vuole rimanere al tuo fianco per sempre e continua a dimostrartelo.
Resta single finché non trovi la persona che ti fa battere forte il cuore ogni volta che la vedi e che ti fa sentire sempre meglio.
Resta single finché non trovi quella persona che ti fa camminare dal lato sicuro del marciapiede.

Resta single finché non trovi quella persona con cui faresti tutto, anche ciò che non ti piace, a condizione di stare con lei.

Resta single finché non trovi una persona che non abbia paura di sbandierare in piazza il suo amore per te.
Resta single finché non trovi una persona che non cerca di cambiare lati del tuo carattere.
Resta single finché non incontri quella persona che senti di non voler lasciare per nessun motivo.
Resta single finché non trovi quella persona che ti porta la colazione a letto facendo un cuore con dei biscotti.
Resta single finché non trovi quella persona che non smetteresti mai di baciare.
Resta single finché non trovi quella persona con cui smetti di litigare e cerchi di risolvere sempre le discussioni a priori.

Resta single finché non trovi quella persona con cui puoi parlare di tutto e che ti parla di tutto.

Resta single finché non trovi quella persona che ti fa notare ciò che gli dà fastidio senza tenersi le cose dentro.
Resta single finché non trovi quella persona di cui ami anche i difetti.
Resta single finché non trovi quella persona che si ferma a godere insieme a te la brezza di vento che ti sfiora la pelle durante una piacevole passeggiata.
Resta single finché non trovi quella persona che rimarrebbe con te a guardare le stelle per sempre.
Resta single finché non trovi quella persona che guarda con te nella stessa direzione.
Resta single finché non trovi quella persona che ti rende meravigliosamente folle.
Resta single finché non trovi quella persona che ogni giorno non fa fatica a dimostrarti il suo amore attraverso i piccoli gesti, perché non è una fatica, è un piacere.
Fino ad allora, resta single.

Brano di Jonathan Congiu

Dov’è il mio bacio?


Dov’è il mio bacio?

C’era una volta una bambina che si chiamava Cecilia.
Il papà e la mamma della bambina lavoravano tanto.
La loro era una bella famiglia e vivevano felici.
Mancava solo una cosa, ma Cecilia non se ne era mai accorta.
Un giorno, quando aveva nove anni, andò per la prima volta a dormire a casa della sua amica Adele.
Quando fu ora di dormire, la mamma di Adele rimboccò loro le coperte e diede a ognuna il bacio della buonanotte.

“Ti voglio bene!” disse la mamma ad Adele.

“Anch’io!” sussurrò la bambina.
Cecilia era così sconvolta che non riuscì a chiudere occhio.
Nessuno le aveva mai dato il bacio della buonanotte o le aveva detto di volerle bene.
Rimase sveglia tutta la notte, pensando e ripensando:
“È così che dovrebbe essere!”
Quando tornò a casa, non salutò i genitori e corse in camera sua.
Li odiava.
Perché non l’avevano mai baciata?
Perché non l’abbracciavano e non le dicevano che le volevano bene?

Forse non gliene volevano?

Cecilia pianse fino ad addormentarsi e rimase arrabbiata per diversi giorni.
Alla fine decise di scappare di casa.
Preparò il suo zainetto, ma non sapeva dove andare!
Era bloccata per sempre con i genitori più freddi e peggiori del mondo.
All’improvviso, trovò una soluzione.
Andò dritta da sua madre e le stampò un bacio sulla guancia:
“Ti voglio bene!”
Poi corse dal papà, lo abbracciò e gli disse:
“Buonanotte papà!
Ti voglio bene!”

Quindi andò a letto, lasciando i genitori ammutoliti in cucina.

Il mattino seguente, quando scese per colazione, diede un bacio alla mamma e uno al papà.
Alla fermata dell’autobus si sollevò in punta di piedi e diede ancora un bacio alla mamma:
“Ciao, mamma.
Ti voglio bene!”
Cecilia andò avanti così giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese.
A volte, i suoi genitori si scostavano, rigidi e impacciati.
A volte ne ridevano.
Ma Cecilia non smise.
Aveva il suo piano e lo seguiva alla lettera.
Poi, una sera, si dimenticò di dare il bacio alla mamma prima di andare a letto.
Poco dopo, la porta della sua camera si aprì e sua madre entrò.
“Allora, dov’è il mio bacio?” chiese, fingendo di essere contrariata.
Cecilia si sollevò a sedere:
“Oh, l’avevo scordato!”

La baciò e poi:

“Ti voglio bene, mamma!”
Quindi tornò a coricarsi e chiuse gli occhi.
Ma la mamma rimase lì e alla fine disse:
“Anch’io ti voglio bene!”
Poi si chinò e baciò Cecilia proprio sulla guancia.
Poi aggiunse con finta severità:
“E non ti dimenticare più di darmi il bacio della buonanotte!”
Cecilia rise e promise:
“No mamma, non succederà più!”

Brano tratto dal libro “Ma noi abbiamo le ali.” di Bruno Ferrero. Casa editrice ElleDici.

Il professore e la lezione sull’amore

Il professore e la lezione sull’amore

Durante una lezione una ragazza piangeva perché era stata lasciata dal suo ragazzo.
Il professore dopo aver chiesto alla ragazza cosa avesse, disse:
“L’amore.
L’amore dovete prenderlo come un gioco.
Anzi è un gioco.
E sapete chi vince?”
Un primo studente rispose:
“Chi fugge?”
“Assolutamente no!” esclamò il professore.
Intervenne un secondo studente dicendo:
“Chi è online su Whatsapp o Facebook e non risponde?”

A lui si accodò un terzo studente che chiese:
“Vince chi si accontenta dei mi piace sui post e sulle foto di Instagram o Facebook?
O chi attende sempre che l’altra persona lo contatti?”
Il professore rispose ad entrambi:
“Interessante ma no.
Nessuno lo sa?”
Un altro studente tentò la soluzione, esclamando:
“Vince chi non si lascia spezzare il cuore. Giusto?”
Ascoltati i vari studenti il professore concluse:
“No.
Nessun ha ancora capito come funziona questo gioco.
Avete mai visto un libretto delle istruzioni?

No ragazzi, l’amore ognuno lo gioca come vuole.
Una volta iniziato a giocare non potrà più smettere, non riuscirà.
È una battaglia.
Vi viene spezzato il cuore una volta?
Andate in cerca di qualcosa che ve lo aggiusti, non state a piangervi addosso.
Quando giocate alla Playstation e il nemico vi spara, voi cosa fate?
Vi rimboccare le maniche e fate di tutto per schivare ulteriori colpi e portare a termine la missione.
Ebbene, rimboccatevi le mani e provate a vincere il gioco.
Non è ancora perso, mai.
Siate voi i vincitori.”

Brano senza Autore, tratto dal Web

La Pietra Azzurra (La Ragazza con gli occhi turchesi)

La Pietra Azzurra (La Ragazza con gli occhi turchesi)

Un gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso la vetrina del suo elegante negozio.
Una bambina si avvicinò al negozio e schiacciò il naso contro la vetrina.
I suoi occhi color del cielo si illuminarono quando videro uno degli oggetti esposti.
Entrò decisa e puntò il dito verso uno splendido collier di turchesi azzurri.
“E’ per mia sorella! Può farmi un bel pacchetto regalo?”
Il padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese:

“Quanti soldi hai?”

Senza esitare, la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola di latta, la aprì e la svuotò.
Ne vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una manciata di monete, alcune conchiglie, qualche figurina.
“Bastano?” disse con orgoglio.
“Voglio fare un regalo a mia sorella più grande.
Da quando non c’è più la nostra mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un secondo di tempo per se stessa.
Oggi è il suo compleanno e sono certa che con questo regalo la farò molto felice.
Questa pietra ha lo stesso colore dei suoi occhi!”
L’uomo entrò nel retro e ne riemerse con una stupenda carta regalo rossa e oro con cui avvolse con cura l’astuccio.

“Prendilo!” disse alla bambina, “Portalo con attenzione!”

La bambina partì orgogliosa tenendo il pacchetto in mano come un trofeo.
Un’ora dopo entrò nella gioielleria una bella ragazza con la chioma color miele e due meravigliosi occhi azzurri.
Posò con decisione sul banco il pacchetto che con tanta cura il gioielliere aveva confezionato e domandò:
“Questa collana è stata comprata qui?”
“Sì, signorina!” rispose cordialmente il gioielliere.

“E quanto è costata?” chiese la ragazza.

“I prezzi praticati nel mio negozio sono confidenziali: riguardano solo il mio cliente e me.” aggiunse il gioielliere.
“Ma mia sorella aveva solo pochi spiccioli.
Non avrebbe mai potuto pagare un collier come questo!” esclamò la ragazza.
Il gioielliere prese l’astuccio, lo chiuse con il suo prezioso contenuto, rifece con cura il pacchetto regalo e lo consegnò alla ragazza.
“Sua sorella ha pagato.
Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare: ha dato tutto quello che aveva!”

Brano tratto dal libro “La vita è tutto quello che abbiamo.” di Bruno Ferrero

Oggi ho imparato che bisogna lasciare che la vita ci spettini!

Oggi ho imparato che bisogna lasciare che la vita ci spettini!

Oggi ho imparato che bisogna lasciare che la vita ci spettini, e ho deciso di viverla con maggiore intensità.
Il mondo è pazzo.
Decisamente pazzo.
Le cose buone, ingrassano.
Le cose belle, costano.
Il sole che ti illumina il viso, fa venire le rughe.
E tutte le cose veramente belle di questa vita, spettinano.
Fare l’amore, spettina.
Ridere a crepapelle, spettina.
Viaggiare, volare, correre, tuffarti in mare, spettina.
Toglierti i vestiti, spettina.

Baciare la persona che ami, spettina.
Giocare, spettina.
Cantare fino a restare senza fiato, spettina.
Ballare fino a farti venire il dubbio che sia stata una buona idea uscire, ti lascia i capelli irriconoscibili.
Quindi, ogni volta che ci vedremo, avrò sempre i capelli spettinati.
Tuttavia, non dubitare che io stia vivendo il momento più felice della mia vita.
E’ la legge della vita: sarà sempre più spettinato colui che sceglie il primo vagoncino sulle montagne russe di quello che sceglie di non salire.
Questo mondo esige bella presenza:
pettinati, mettiti, togliti, compra, corri, dimagrisci, mangia bene, cammina!

Forse dovrei seguire le istruzioni, però…
Quando mi ordineranno di essere felice?
Forse non si rendono conto che per risplendere di bellezza, bisogna sentirsi belli.
La persona più bella che possa esistere!
L’unica cosa che veramente importa è che quando mi guardo allo specchio, vedo la persona che voglio essere.
Perciò abbandonati, mangia le cose più buone, bacia, abbraccia, balla, innamorati, rilassati, viaggia, salta, vai a dormire tardi, alzati presto, rilassati, impiega del tempo a preparati, ammira il paesaggio e soprattutto lascia che la vita ti spettini…
Il peggio che può succederti è che sorridendo di fronte allo specchio…
Tu debba pettinarti di nuovo.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Anche questo passerà…

Anche questo passerà…

Un re disse ai saggi che aveva a corte:
“Voglio farmi fare un anello bellissimo.
Possiedo uno tra i diamanti più belli e voglio incastonarlo in un anello.
E nell’anello voglio tener nascosto un messaggio che mi possa essere utile in un istante di assoluta disperazione.
Deve essere un messaggio brevissimo, in modo che lo possa nascondere sotto il diamante, all’interno dell’anello stesso.”
I saggi di quel re erano tutti grandi studiosi, uomini in grado di scrivere profondi trattati, ma dare al re un messaggio di non più di due o tre parole, in grado di aiutarlo in un istante di assoluta disperazione, li mise in difficoltà nonostante essi pensarono e scrutarono nei loro testi, senza riuscire a trovare nulla di nulla.
Il re aveva un vecchio servitore, per lui era quasi un padre, ed esso era già stato al servizio di suo padre.

La madre del re era morta giovane e quell’uomo lo aveva accudito, pertanto il re non lo considerava un semplice servo, provava per lui un profondo rispetto.
Quel vecchio gli disse:
“Io non sono un sapiente, un uomo colto, uno studioso; ma conosco questo messaggio poiché esiste un unico messaggio.
Quelle persone non te lo possono dare; solo un mistico potrebbe, un uomo che ha realizzato il proprio essere.
Nella mia lunga vita qui a palazzo ho incontrato ogni sorta di persone, e una volta anche un mistico.
Anche lui era ospite di tuo padre ed io ero stato messo al suo servizio.
Quando è ripartito, come ringraziamento per tutti i miei servigi, mi ha dato questo messaggio.”
Il servitore lo scrisse su un pezzettino di carta, lo piegò e disse al re:

“Non leggerlo, tienilo semplicemente nascosto nell’anello.
Aprilo solo quando ogni altra cosa si sarà rivelata un fallimento; aprilo solo quando senti di non avere più alcuna via d’uscita.”
E quel momento venne ben presto.
Il paese fu invaso e il re perse il suo regno.
Stava fuggendo con il suo cavallo per salvarsi la vita e i cavalli dei nemici lo inseguivano.
Era solo, i nemici erano tanti.
A un certo punto il sentiero di fronte a lui terminò, si trovava in una gola cieca:
di fronte a lui c’era un baratro, caderci dentro avrebbe significato una morte certa.
Non poteva neppure tornare indietro:
i nemici gli erano alle spalle e già poteva sentire lo scalpitare e i nitriti dei loro cavalli.

Non poteva più avanzare e non poteva prendere un’altra strada.
All’improvviso si ricordò dell’anello.
Lo aprì, prese quel rotolino di carta e lesse un messaggio il cui valore era veramente prezioso.
Diceva semplicemente:
“Anche questo passerà…”
Sul re discese un profondo silenzio, mentre quella frase penetrava in lui:
anche questo passerà e passò.
Tutto passa, in questo mondo nulla permane.

I nemici che lo stavano inseguendo si perdettero nella foresta, presero un altro sentiero; pian piano lo scalpitare dei loro cavalli si allontanò e scomparve.
Il re provò una profonda gratitudine per il suo servitore e per quell’ignoto mistico.
Quelle parole si rivelarono miracolose.
Ripiegò il foglietto, lo rimise nell’anello, ricostruì il suo esercito e riconquistò il regno.
E il giorno in cui rientrò nella capitale, vittorioso, mentre tutti inneggiavano a lui e lo festeggiavano con musiche e danze, e lui si sentiva al settimo cielo per la felicità e l’orgoglio di quella conquista, di fianco al suo cocchio camminava il vecchio servitore che gli disse:
“Anche questo è un momento adatto per leggere un’altra volta quel messaggio.”

Il re disse:
“Cosa vuoi dire?
Adesso sono un vincitore, il popolo mi sta festeggiando.
Non sono affatto disperato, non sono in una situazione senza vie d’uscita.”
E il vecchio gli disse:
“Ascolta.
Ecco cosa mi disse quel mistico:
questo messaggio non serve solo nei momenti di disperazione, serve anche quando si è alle stelle per la felicità.
Non serve solo quando si è sconfitti; è utile anche quando si è vincitori, non solo quando ti trovi in fondo a un vicolo cieco, ma anche quando sei in cima a una vetta.”
Il re aprì di nuovo l’anello, lesse il messaggio:

“Anche questo passerà…” e all’improvviso la stessa pace, lo stesso silenzio, tra quella folla che festeggiava e lo inneggiava, che danzava intorno a lui ma ogni orgoglio, l’ego se n’erano andati.
Tutto passa.
Il re chiese al vecchio servitore di salire sul cocchio e di sedere vicino a lui.
E gli chiese:
“C’è qualcos’altro?
Tutto passa.
Il tuo messaggio mi è stato di immenso aiuto.”
E il vecchio disse:
“La terza cosa che quel santo mi disse è questa:
ricorda, tutto passa.
Tu solo permani sempre; tu resti in eterno, in quanto testimone.”

Brano Popolare Sufi.
Brano senza Autore, tratto dal Web

I tre figli

I tre figli

Tre donne andarono alla fontana per attingere acqua.
Presso la fontana, su una panca di pietra, sedeva un uomo anziano che le osservava in silenzio ed ascoltava i loro discorsi.

Le donne lodavano i rispettivi figli.

“Mio figlio,” diceva la prima, “è così svelto ed agile che nessuno gli sta alla pari!”
“Mio figlio,” sosteneva la seconda, “canta come un usignolo.
Non c’è nessuno al mondo che possa vantare una voce bella come la sua!”
“E tu, che cosa dici di tuo figlio?” chiesero alla terza che rimaneva in silenzio.
“Non so che cosa dire di mio figlio!” rispose la donna, “E’ un bravo ragazzo, come ce ne sono tanti. Non sa fare niente di speciale!”
Quando le anfore furono piene, le tre donne ripresero la via di casa.
Il vecchio le seguì per un pezzo di strada.
Le anfore erano pesanti, le braccia delle donne stentavano a reggerle.
Ad un certo punto si fermarono per far riposare le povere schiene doloranti.

Vennero loro incontro tre giovani.

Il primo improvvisò uno spettacolo: appoggiava le mani a terra e faceva la ruota con i piedi per aria, poi inanellava un salto mortale dopo l’altro.
Le donne lo guardavano estasiate:
“Che giovane abile!”
Il secondo giovane intonò una canzone.
Aveva una voce splendida che ricamava armonie nell’aria come un usignolo.
Le donne lo ascoltavano con le lacrime agli occhi: “E’ un angelo!”
Il terzo giovane si diresse verso sua madre, prese la pesante anfora e si mise a portarla, camminando accanto a lei.

Le donne si rivolsero al vecchio:

“Allora che cosa dici dei nostri figli?”
“Figli?” esclamò meravigliato il vecchio “Io ho visto un figlio solo!”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Un grazie inaspettato

Un grazie inaspettato

Un’insegnante chiese agli scolari della sua prima elementare di disegnare qualcosa per cui sentissero di ringraziare il Signore.
Pensò quanto poco di cui essere grati in realtà avessero questi bambini provenienti da quartieri poveri.
Ma sapeva che quasi tutti avrebbero disegnato panettoni o tavole imbandite.
L’insegnante fu colta di sorpresa dal disegno consegnato da Tino:
una semplice mano disegnata in maniera infantile.
“Ma la mano di chi?”
La classe rimase affascinata dall’immagine astratta.

“Secondo me è la mano di Dio che ci porta da mangiare!””disse un bambino.
“Un contadino,” disse un altro “perché alleva i polli e le patatine fritte.”
Mentre gli altri erano al lavoro, l’insegnante si chinò sul banco di Tino e domandò di chi fosse la mano.
“E’ la tua mano, maestra!” mormorò il bambino.
Si rammentò che tutte le sere prendeva per mano Tino, che era il più piccolo e lo accompagnava all’uscita.
Lo faceva anche con altri bambini, ma per Tino voleva dire molto.

Brano tratto dal libro “A volte basta un raggio di sole.” di Bruno Ferrero