I doni non accettati

I doni non accettati

Se qualcuno vi si avvicina con un dono e voi non lo accettate, a chi appartiene il dono? domandò il samurai.

“A chi ha tentato di regalarlo!”

rispose uno dei discepoli.
“Lo stesso vale per l’invidia, la rabbia e gli insulti.” disse il maestro:

“Quando non sono accettati,

continuano ad appartenere a chi li portava con sé!”

Storia Zen
Brano senza Autore, tratto dal Web

Bella giornata, non è vero?

Bella giornata, non è vero?

Il giorno era cominciato male e stava finendo peggio.
Come al solito, l’autobus era molto affollato.
Mentre venivo sballottata in tutte le direzioni, la tristezza cresceva.
Poi sentii una voce profonda provenire dalla parte anteriore dell’autobus:

“Bella giornata, non è vero?”

A causa della folla non riuscivo a vedere l’uomo, ma lo sentivo descrivere il paesaggio estivo, richiamando l’attenzione sulle cose che si avvicinavano:
la chiesa, il parco, il cimitero, la caserma dei pompieri.
Di lì a poco tutti i passeggeri guardavano fuori dal finestrino.
L’entusiasmo era cosi contagioso che mi misi a sorridere per la prima volta nella giornata.

Arrivammo alla mia fermata.

Dirigendomi con difficoltà verso la porta, diedi un’occhiata alla nostra guida: una figura grassottella con la barba nera, gli occhiali da sole, con in mano un bastone bianco.
Era cieco!
Scesi dall’autobus e, all’improvviso, tutta la mia tensione era svanita.

Dio nella sua saggezza aveva mandato un cieco che mi aiutasse a vedere:

a vedere che, sebbene a volte le cose vadano male, quando tutto sembra scuro e triste, il mondo continua ad essere bello.
Canticchiando un motivetto salii le scale del mio appartamento.
Non vedevo l’ora di salutare mio marito con le parole:
“Bella giornata, non è vero?”

Brano tratto dal libro “A volte basta un raggio di sole.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Ognuno dona ciò che ha nel cuore (Il ricco ed il povero)

Ognuno dona ciò che ha nel cuore
(Il ricco ed il povero)

Un giorno un uomo ricco consegnò un cesto di spazzatura a un uomo povero.
L’uomo povero gli sorrise e se ne andò col cesto; lo svuotò, lo lavò e lo riempì di fiori bellissimi.

Poi ritornò dall’uomo ricco e glielo diede.

L’uomo ricco si stupì e gli disse:
“Perché mi hai donato fiori bellissimi se io ti ho dato la spazzatura?”

L’uomo povero rispose:

“Ogni persona dà ciò che ha nel cuore!”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Un fiore e la farfalla

Un fiore ed la farfalla

Una volta, un uomo chiese a Dio:
un fiore ed una farfalla.

Ma Dio gli diede un cactus e una larva.

L’uomo era triste poiché non capiva cosa aveva sbagliato nella richiesta.
Allora pensò:
con tanta gente che aspetta….

E decise di non domandare niente.

Passato qualche tempo, l’uomo verificò la richiesta che era stata dimenticata.
Con sua sorpresa, dallo spinoso e brutto cactus,

era nato il più bel fiore.

E la orribile larva si era trasformata in una bellissima farfalla.

Brano senza Autore, tratto dal Web

La farfalla su uno stelo

La farfalla su uno stelo

Una farfalla volava instancabile tra i fiori, quando d’un tratto un pianto sommesso la fece sobbalzare.
“Che fatto insolito, pensò, in un giardino!” e impaurita si spezzò le ali andando a urtare contro un alberello.
“Ah, che mai sarà di me adesso!

Non volerò più… morirò di tristezza!”

E mentre così si lamentava, si ricordò del pianto appena udito e chiese al vento:
“Chi piangeva prima di me?”
“Io, stelo nudo senza fiore; una folata di vento mi ha ridotto così.

E a che serve uno stelo senza fiore?” disse.

La farfalla si trascinò stancamente fino a lui:
“Non sei il solo a soffrire; con le mie ali spezzate, non volerò mai più libera nell’aria!”
Lo stelo tacque e sembrò riflettere, ma tanto durava il suo silenzio, che la farfalla quasi si innervosì.

Alla fine parlò:

“Insieme, possiamo aiutarci.
Posati su di me, così tu porgerai le ali al vento ed io avrò di nuovo un fiore.”
La farfalla si illuminò tutta di un sorriso.
I passeri accorsero ad aiutarli e unirono per sempre la farfalla al verde stelo.
Da allora ci sono farfalle che volano ed altre che, trasformate in fiori, si lasciano cullare sugli steli.

Brano di Don Ezio del Favero

Don Ezio del Favero

Don Ezio del Favero autore dei brani “La farfalla su uno stelo.” “La goccia d’acqua e la pianticella.” ▶Home Bruno Ferrero Michele Bruno Salerno Autori…

L’esperienza del silenzio

L’esperienza del silenzio

Un uomo si recò da un monaco di clausura.
Gli chiese:
“Che cosa impari mai dalla tua vita di silenzio?”
Il monaco stava attingendo acqua da un pozzo e disse al suo visitatore:

“Guarda giù nel pozzo!

Che cosa vedi?”
L’uomo guardò nel pozzo e disse:
“Non vedo niente!”
Dopo un po’ di tempo, in cui rimase perfettamente immobile, il monaco disse al visitatore:

“Guarda ora!

Che cosa vedi nel pozzo?”
L’uomo ubbidì e rispose:
“Ora vedo me stesso:
mi specchio nell’acqua!”

Il monaco disse:

“Vedi, quando io immergo il secchio, l’acqua è agitata.
Ora invece l’acqua è tranquilla.
È questa l’esperienza del silenzio:
l’uomo vede se stesso!”

Brano tratto dal libro “Il canto del grillo.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

La farfalla e la fata

La farfalla e la fata

Ad Elena piaceva moltissimo passeggiare nel bosco.
Era una ragazzina dolce e un po’ svagata ed il bosco, dietro il paese, era diventato il suo rifugio preferito.
Un giorno mentre camminava, vide una farfalla impigliata in un rovo.
Con molta cura,

facendo attenzione a non rovinarle le splendide ali, la liberò.

La farfalla volò via per un tratto, poi improvvisamente tornò indietro e si trasformò in una splendida fata.
Elena rimase a bocca aperta, perché fino a quel momento le fate le aveva viste solo nei libri per bambini.
“Per ringraziarti della tua gentilezza d’animo,” disse la fata, “esaudirò il tuo più grande desiderio.” Proprio come dicono le fate nei libri.
La ragazzina rifletté un istante e poi rispose:

“Voglio essere felice!”

Allora la fata si piegò su di lei, le mormorò qualcosa all’orecchio e scomparve.
Elena divenne donna e nessuno in tutto il paese era più felice di lei.
Quando le chiedevano il segreto della sua gioia, si limitava a sorridere e riceveva:
“Ho seguito il consiglio di una buona fata.”

Gli anni passarono, Elena divenne vecchia,

ma era sempre la più dolce e felice vecchina del paese.
I vicini e anche i sui nipoti temevano che il favoloso segreto della felicità potesse morire con lei.
“Rivelaci che cosa ti ha detto la fatina.” la scongiurarono.
Finalmente la deliziosa vecchina, sorridendo, disse:
“Mi ha rivelato che, anche se appaiono sicuri, tutti hanno bisogno di me!”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Un cerchio di gioia (Il grappolo d’uva)

Un cerchio di gioia
(Il grappolo d’uva)

Un giorno, non molto tempo fa, un contadino si presentò alla porta di un convento e bussò energicamente.
Quando il frate portinaio aprì la pesante porta di quercia, il contadino gli mostrò, sorridendo, un magnifico grappolo d’uva.
“Frate portinaio,” disse il contadino, “sai a chi voglio regalare questo grappolo d’uva che è il più bello della mia vigna?”
“Forse all’Abate o a qualche frate del convento!” rispose il frate.

“No, a te!” esclamò il contadino.

“A me?” il frate portinaio arrossì tutto per la gioia, “Lo vuoi dare proprio a me?”
“Certo, perché mi hai sempre trattato con amicizia e mi hai aiutato quando te lo chiedevo.
Voglio che questo grappolo d’uva ti dia un po’ di gioia!”
La gioia semplice e schietta che vedeva sul volto del frate portinaio illuminava anche lui.
Il frate portinaio mise il grappolo d’uva bene in vista e lo rimirò per tutta la mattina.
Era veramente un grappolo stupendo.

Ad un certo punto gli venne un’idea:

“Perché non porto questo grappolo all’Abate per dare un po’ di gioia anche a lui?”
Prese il grappolo e lo portò all’Abate.
L’Abate ne fu sinceramente felice.
Ma si ricordò che c’era nel convento un vecchio frate ammalato e pensò:
“Porterò a lui il grappolo, così si solleverà un poco!”
Così il grappolo d’uva emigrò di nuovo.

Ma non rimase a lungo nella cella del frate ammalato.

Costui pensò infatti che il grappolo avrebbe fatto la gioia del frate cuoco, che passava le giornate ai fornelli, e glielo mandò.
Ma il frate cuoco lo diede al frate sacrestano (per dare un po’ di gioia anche a lui), questi lo portò al frate più giovane del convento, che lo portò ad un altro, che pensò bene di darlo ad un altro.
Finché, di frate in frate il grappolo d’uva tornò dal frate portinaio (per portargli un po’ di gioia).
Così fu chiuso il cerchio.
Un cerchio di gioia.

Brano tratto dal libro “40 storie nel deserto.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.