Mantieni…

Mantieni…

Il mantra di Gandhi:

Mantieni i tuoi pensieri positivi…
… perché i tuoi pensieri diventano parole.

Mantieni le tue parole positive…

… perché le tue parole diventano i tuoi comportamenti.
Mantieni i tuoi comportamenti positivi…
… perché i tuoi comportamenti diventano le tue abitudini.

Mantieni le tue abitudini positive…

… perché le tue abitudini diventano i tuoi valori.
Mantieni i tuoi valori positivi…
… perché i tuoi valori diventano il tuo destino.

Brano di Mahatma Gandhi

L’importanza delle parole

L’importanza delle parole

Nessuno ci riuscirà mai a spiegare quanto possono far male le parole, quando…
… le aspetti e non arrivano.
… arrivano e non sono quelle giuste.
… pensi a qualcosa e lo scrivi nel modo sbagliato.

… le leggi e le interpreti male.

… ti sembrano chiare e chi le legge ne capisce tutt’altro.
… le leggi e le lacrime scendono sul viso.
… ti feriscono dentro più che se ti colpissero con un coltello.

… ti riprometti di non scriverle più e invece ci ricadi come in un vortice.

… scrivi qualcosa e non riesci a trasmettere il senso giusto, quando le urli per la rabbia.
… vorresti pronunciarle ma rimangono ferme in gola
… è più facile scriverle che dirle a voce.

… le rappresenti con un’immagine che dice tutto.

… aspetti di leggerle e non arrivano mai.
… fai una domanda e non ottieni risposta.
Le parole hanno una potenza incredibile e sono eterne!

Brano senza Autore, tratto dal Web

Buongiorno, Pace, Salute e Buon sentimento

Buongiorno, Pace, Salute e Buon sentimento

Un uomo molto anziano, incontrando le persone, le salutava dicendo:
“Buongiorno, Pace, Salute e Buon sentimento.”

Questo era il suo saluto anche se a volte nessuno lo capiva.

Finché un giorno un ragazzino gli chiese quale fosse il senso di questo saluto.
Lui, sorpreso dalla curiosità del ragazzino, rispose:
“Pace, Salute e buon sentimento sono le cose più importanti per vivere bene.

La pace ti dà serenità; la salute ti dà forza e vigore fisico per andare avanti;

il Buon sentimento è quello che non ti fa perdere i sensi e ti fa riconoscere il bene dal male.
Ognuna di queste cose ha bisogno l’una dell’altra perché non può esserci Pace senza Salute, né Salute senza Pace ma soprattutto né Pace e né salute senza Buon sentimento.”
Il ragazzino, soddisfatto, capì che quello era l’augurio più bello che le persone potevano farsi.

Brano senza Autore, tratto dal Web

I gessetti colorati

I gessetti colorati

Nessuno sapeva quando quell’uomo fosse arrivato in città.
Sembrava sempre stato là, sul marciapiede della via più affollata, quella dei negozi, dei ristoranti, dei cinema eleganti, del passeggio serale, degli incontri degli innamorati.
Ginocchioni per terra, con dei gessetti colorati, dipingeva angeli e paesaggi meravigliosi, pieni di sole, bambini felici, fiori che sbocciavano e sogni di libertà.
Da tanto tempo, la gente della città si era abituata all’uomo.

Qualcuno gettava una moneta sul disegno.

Qualche volta si fermavano e gli parlavano.
Gli parlavano delle loro preoccupazioni, delle loro speranze; gli parlavano dei loro bambini: del più piccolo che voleva ancora dormire nel lettone e del più grande che non sapeva che Facoltà scegliere, perché il futuro è difficile da decifrare…
L’uomo ascoltava.
Ascoltava molto e parlava poco.
Un giorno, l’uomo cominciò a raccogliere le sue cose per andarsene.

Si riunirono tutti intorno a lui e lo guardavano.

Lo guardavano ed aspettavano:
“Lasciaci qualcosa. Per ricordare…”
L’uomo mostrava le sue mani vuote:
che cosa poteva donare?
Ma la gente lo circondava e aspettava.
Allora l’uomo estrasse dallo zainetto i suoi gessetti di tutti i colori, quelli che gli erano serviti per dipingere angeli, fiori e sogni, e li distribuì alla gente.

Un pezzo di gessetto colorato ciascuno, poi senza dire una parola se ne andò.

Che cosa fece la gente dei gessetti colorati?
Qualcuno lo inquadrò, qualcuno lo portò al museo civico di arte moderna, qualcuno lo mise in un cassetto, la maggioranza se ne dimenticò.

Brano tratto dal libro “A volte basta un raggio di sole.” di Bruno Ferrero. Edizioni ElleDiCi.

I due sassi

I due sassi

C’erano una volta due sassi di montagna, due fratelli che si erano staccati dalla parete rocciosa e si erano trovati a terra insieme, vicino ad un ruscello.
Un giorno decisero di seguire il corso del ruscello per scendere a valle e vedere la grande città.
Così si misero di buon sasso… cioè, di buon passo, e rotola oggi, rotola domani, pian piano si dirigevano verso la città.
Uno dei due sassi (il più furbo dei due) di tanto in tanto si tuffava nelle acque del ruscello, si fermava un po’ a farsi carezzare dall’acqua, e poi riprendeva il cammino.
“Sbrigati!” gli gridava l’altro, il più sciocco dei due, “Non vedi che resti indietro?
E poi, cosa ti fermi a fare nell’acqua?”
“Mi levo un po’ di polvere di dosso!” rispondeva quello.

“Che stupido che sei!

Quando esci di qui, e hai fatto due rotolate sulla terra, sei di nuovo sporco come prima!
A che ti serve lavarti, se poi ti sporchi ancora?” brontolava il sasso sciocco.
Ma il sasso furbo non gli dava retta.
Rotolava un po’, poi si fermava, entrava nel ruscello e si faceva lavare.
Poi tornava sul prato e ricominciava a rotolare.
E la cosa bella è che non rimaneva mai indietro!
Sì, perché mentre il sasso sciocco, tutto spigoloso e appuntito, faceva una gran fatica a rotolare, e faceva pochi metri per volta, il sasso furbo diventava più rotondo ogni volta che entrava in acqua!

Sapete perché?

Perché l’acqua, scorrendoli tutta intorno, lo levigava, cioè gli levava ogni volta un po’ di pietra di dosso, e lo consumava, così da renderlo liscio e tondo.
Così, quando usciva dall’acqua, con poca fatica raggiungeva l’amico sciocco.
Andarono avanti così per un bel pezzo.
E ogni volta che il sasso furbo usciva dall’acqua, si accorgeva di essere diventato un po’ più piccolo. Entra oggi, entra domani, il sasso furbo stava rimpicciolendo.
Il sasso sciocco, che non capiva, lo scherzava ancora di più:
“Ecco che cosa ci guadagni a fare il bagno ogni giorno!
Se vai avanti di questo passo, fra un po’ non ci sarai più!
Quell’acqua ti sta uccidendo, ti toglie le forze, e non sei più tu!
Ma guardati!
Siamo fratelli, figli della stessa montagna!
Eravamo uguali, e ora?
Tu non sei che un piccolo ciottolo di fiume!
Io sì che assomiglio alla grande montagna!

Guarda come sono forte!”

Ma un bel giorno, uscendo dall’acqua, il sasso furbo si accorse che ora risplendeva su di lui una strana luce.
Era un puntino piccolo piccolo, ma luminoso come il sole.
E ogni volta che riemergeva dall’acqua, il puntino luminoso era sempre più grande.
Finché, adagio adagio, tutto il suo corpo aveva perduto il colore grigio ed era diventato completamente luminoso e dorato.
Erano ormai giunti in città; il sasso sciocco era identico a quando era partito.
Anzi, era ancora più incrostato di polvere e di terra.
Il sasso furbo era molto più piccolo, ma tondo e luminoso.
Il sasso sciocco si lamentava:
“Non capisco proprio che cosa ti abbia ridotto così!

Sei mio fratello e quasi non ti riconosco!

Ma cosa sei diventato?” (Però era invidioso di quel luccichio…).
In quell’istante passò accanto a loro un signore con una valigetta in mano.
Quando vide i due sassi, si fermò di colpo, si inginocchiò a terra, prese il sasso luminoso, aprì la valigetta e ne estrasse una lente.
Osservò attraverso la lente quel piccolo ciottolo, e poi esclamò pieno di gioia:
“Ma è una pepita d’oro!”
Subito lo avvolse con cura in un panno morbido, lo mise nella valigetta e si incamminò verso il suo negozio in città.
Era infatti un gioielliere.
E l’altro sasso?
Rimase solo, vicino al fiume, e finalmente capì:
“Che sciocco, sono stato!
Ma sono ancora in tempo:
mi tufferò nel fiume e mi lascerò levigare fino a che tutto il sasso e le incrostazioni si saranno consumate, e sarò anch’io una pepita d’oro!”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Aiutare gli amici

Aiutare gli amici

Un uomo bussò alla porta di un amico per chiedergli un favore:
“Puoi prestarmi quarantamila denari?

Devo saldare un debito!”

L’altro chiese alla moglie di prendere tutti i loro risparmi e gli oggetti di valore:
il piccolo tesoro, però, si rivelò insufficiente.
Chiesero aiuto ai vicini e, alla fine, fu raccolta la somma necessaria.

Quando l’uomo se ne fu andato, la donna notò che il marito stava piangendo.

“Perché sei triste?” gli domandò, “Per il fatto che ci siamo indebitati con i vicini e non sai se saremo in grado di onorare il nostro debito?”
“No, affatto.
Piango perché nutro un grande affetto per quell’amico, eppure non mi sono mai preoccupato per lui.

Mi è ritornato alla mente soltanto quando si è presentato alla nostra porta per chiedere un prestito!”

Andate, dunque, e raccontate la storia di ciò che è accaduto questo pomeriggio.
E ricordate che dobbiamo aiutare i nostri fratelli ancor prima che ce lo chiedano.

Brano tratto dal libro “Il manoscritto ritrovato ad Accra.” di Paulo Coelho. Edizione Bompiani.

Basta dire grazie

Basta dire grazie

Dalla cucina, come al solito, la donna disse:
“È pronto!”
Il marito, che leggeva il giornale, e i due figli, che guardavano la televisione e ascoltavano musica, si misero rumorosamente a tavola e brandirono impazientemente le posate.

La donna arrivò.

Ma invece delle solite, profumate portate, mise in centro tavola un mucchietto di fieno.
“Ma… ma!” dissero i tre uomini, “Ma sei diventata matta?”

La donna li guardò e rispose serafica:

“Be’, come avrei potuto immaginare che ve ne sareste accorti?
Cucino per voi da vent’anni e in tutto questo tempo non ho mai sentito da parte vostra una parola che mi facesse capire che non stavate masticando fieno!”

Brano di Bruno Ferrero

I due fratelli

I due fratelli

Due fratelli, uno scapolo e l’altro sposato, possedevano una fattoria dal suolo fertile, che produceva grano in abbondanza.
A ciascuno dei due fratelli spettava la metà del raccolto.
All’inizio tutto andò bene.
Poi, di tanto in tanto, l’uomo sposato cominciò a svegliarsi di soprassalto durante la notte e a pensare:

“Non è giusto così.

Mio fratello non è sposato e riceve metà di tutto il raccolto.
Io ho moglie e cinque figli, non avrò quindi da preoccuparmi per la vecchiaia.
Ma chi avrà cura del mio povero fratello quando sarà vecchio?
Lui deve mettere da parte di più per il futuro di quanto non faccia ora.

È logico che ha più bisogno di me!”

E con questo pensiero, si alzava dal letto, entrava furtivamente in casa del fratello e gli versava un sacco di grano nel granaio.
Anche lo scapolo cominciò ad avere questi attacchi durante la notte.
Ogni tanto si svegliava e diceva tra sé:
“Non è affatto giusto così.
Mio fratello ha moglie e cinque figli e riceve metà di quanto la terrà produce.

Io non ho nessuno oltre a me stesso da mantenere.

È giusto allora che il mio povero fratello che ha evidentemente molto più bisogno di me riceva la stessa parte?”
Quindi si alzava dal letto e andava a portare un sacco di grano nel granaio del fratello.
Un notte si alzarono alla stessa ora e si incontrarono ciascuno con in spalla un sacco di grano!
Molti anni più tardi dopo la loro morte, si venne a sapere la loro storia.
Così, quando i loro concittadini decisero di costruire un tempio, essi scelsero il punto in cui i due fratelli si erano incontrati, poiché secondo loro non vi era un luogo più sacro di quello in tutta la città.

Brano tratto dal libro “La preghiera della rana. Saggezza popolare dell’Oriente. Volume 1” di Anthony De Mello

Per tutte le volte che…

Per tutte le volte che…

… indossi un sorriso che vero sorriso non è.
… ti addormenti sentendo la mancanza di qualcuno/a.
… perdoni e sai che non dovresti.

… chiedi scusa e non è neanche colpa tua.

… hai bagnato il cuscino di lacrime.
… con un nodo in gola vai avanti a testa alta.
… che hai fatto finta di niente ma dentro morivi.
… ti guardi allo specchio e vedi una persona stupenda ma non te ne accorgi.

… alla domanda “che hai?” hai risposto il solito “niente” quando in realtà stavi per scoppiare.

… ti senti fragile e ti dici che non riesci ad andare avanti ma poi ti trovi sempre un nuovo giorno davanti.
… rimani te stessa/o quando tutti ti criticano.
… ti senti una nullità ma subito dopo trovi un fottuto motivo per cambiare idea.
… hai detto “adesso basta” e basta non era mai.

… rimani quando tutti se ne vanno.

Per tutte le volte, quelle volte in cui avresti voluto andartene, scappare lontano da tutto e tutti e cancellare il passato.
Apri gli occhi, non lo vedi quanto sei forte?
Non vedi quanta meraviglia sei?

Brano senza Autore, tratto dal Web

La chiesa illuminata

La chiesa illuminata

Un principe molto ricco decise di costruire una chiesa per tutte le persone che abitavano nel villaggio.
Era un bell’edificio elegante, posto sulla collina e dunque ben visibile a tutti.
Ma aveva una stranezza:

era senza finestre!

Il giorno dell’inaugurazione, prima che il sacerdote cominciasse la celebrazione, il principe fece il suo discorso per consegnare il tempio alla comunità, disse:
“Questa chiesa sarà un luogo d’incontro con il Signore, che ci chiama a pregarlo ed a volerci bene.
Vi chiederete come mai non sono state costruite finestre.
Lo spiego subito.
Quando ci sarà una celebrazione ad ogni persona che entra in chiesa, verrà consegnata una candela.

Ognuno di noi ha un suo posto.

Quando saremo tutti presenti, la chiesa risplenderà ed ogni suo angolo sarà illuminato.
Quando invece mancherà qualcuno, una parte del tempio rimarrà in ombra.”
Gli abitanti di quel villaggio furono molto grati al principe, che oltre ad essere ricco era anche molto saggio.

Brano senza Autore, tratto dal Web