Il Pane (Come avrei voluto il Mondo)
Ho capito esattamente come avrei voluto il mondo quella volta in cui da piccolino mia madre mi scrisse sulla mano pane e mi disse:
“Esci e torna solo quando avrai trovato quello che ti ho scritto sulla mano.”
Facile, pensai.
Vado fino al forno che è all’angolo della via e torno
Mentre camminavo vidi una coppia di vecchietti litigare tra loro ma non mi fermai perché avevo troppa fretta di prendere il pane e tornare a casa.
Arrivai nel negozio e chiesi del pane, la commessa abbastanza turbata mi chiese che tipo e quanto:
“Ragazzino mica puoi venire fin qui se non mi sai dire nemmeno quello che vuoi!”
Tornai a casa quel primo giorno senza pane e molto triste.
Mia madre sorrideva ed io non capii.
Il secondo giorno mi disse:
“Adesso ci riproviamo!” e mi scrisse di nuovo pane.
Inquieto nel voler risolvere la pratica, le stavo per chiedere cosa, quanto.
Ma lei con voce amorevole aggiunse:
“Decidi tu!”
Corsi al panificio e nonostante lungo la strada mi accorsi di una bella ragazzina con i capelli biondi che piangeva triste all’angolo della via, non mi fermai!
Quel giorno presi del pane a caso.
Era decisamente troppo e non del tipo che mangiavamo noi di solito.
Così decisi di prendermi un giorno e fare il furbetto.
La sera avrei osservato che tipo di pane mamma aveva preso e in che quantità, così finalmente sarei riuscito a portare a tavola il pane giusto.
Quel pomeriggio uscii e camminando per la solita strada vidi la coppia di anziani del primo giorno, mi fermarono e mi dissero che avevano fatto pace dopo avermi visto passare qualche giorno prima, perché gli avevo ricordato il loro figlio da piccolino:
“Sai, ora è in missione di pace.
Ma noi la chiamiamo guerra.”
Poi rividi quella splendida ragazzina.
Le sorrisi.
Lei sorrise a me.
E ci fermammo a parlare.
“Piangevo perché i miei nonni si stavano facendo la guerra.” mi disse.
“Non facevano la guerra, litigavano.” le dissi
“Si comincia non capendo le piccole cose dell’altro, di chi ti è tanto vicino, e si continua facendo la guerra a chi non conosci solo perché non lo conosci ed è diverso da te.” aggiunse.
Mi sembrò così grande in quel momento.
Le chiesi se le andava di venire a cena da noi.
Lei mi disse… sì.
La sera intorno alla mia tavola, apparecchiata in giardino come tutte le nostre sere d’estate, con la mia bellissima nuova amica e con il pane caldo che mamma aveva comprato mi sentivo finalmente felice.
Mamma mi sorrise e mi disse:
“Finalmente sei tornato con quello che ti avevo chiesto!”
Mi guardai la mano.
C’era scritto:
“Pace” e non pane come avevo pensato fino a quel momento!
Sì.
Ho capito esattamente come avrei voluto il mondo, quella sera d’estate…
Riferimento sito web https://saracicolanipoesia.blogspot.it/2016/08/il-pane.html