I due boscaioli


I due boscaioli

Due boscaioli lavoravano nella stessa foresta ad abbattere alberi.
I tronchi erano imponenti, solidi e tenaci.
I due boscaioli usavano le loro asce con identica bravura, ma con una diversa tecnica:
il primo colpiva il suo albero con incredibile costanza, un colpo dietro l’altro, senza fermarsi se non per riprendere fiato rari secondi.
Il secondo boscaiolo faceva una discreta sosta ogni ora di lavoro.

Al tramonto, il primo boscaiolo era a metà del suo albero.

Aveva sudato sangue e lacrime e non avrebbe resistito cinque minuti di più.
Il secondo era incredibilmente al termine del suo tronco.
Avevano cominciato insieme e i due alberi erano uguali!
Il primo boscaiolo non credeva ai suoi occhi:
“Non ci capisco niente!
Come hai fatto ad andare così veloce se ti fermavi tutte le ore?”
L’altro sorrise:
“Hai visto che mi fermavo ogni ora.
Ma quello che non hai visto è che approfittavo della sosta per affilare la mia ascia!”

Il tuo spirito è come l’ascia.

Non lasciarlo arrugginire.
Ogni giorno affilalo un po’:
1. Fermati dieci minuti e ascolta un po’ di musica.
2. Cammina ogni volta che puoi.
3. Abbraccia ogni giorno le persone che ami e dì loro: “Ti voglio bene.”
4. Festeggia compleanni, anniversari, onomastici e tutto quello che ti viene in mente.

5. Sii gentile con tutti. Anche con quelli di casa tua.

6. Sorridi.
7. Prega.
8. Aiuta qualcuno che ha bisogno di te.
9. Coccolati.
10. Guarda il cielo e punta in alto.

Brano tratto dal libro “Il segreto dei pesci rossi.” di Bruno Ferrero

La corruzione


La corruzione

Un capomastro lavorava da molti anni alle dipendenze di una grossa società edile.
Un giorno ricevette l’ordine di costruire una villa esemplare secondo un progetto a suo piacere.

Poteva costruirla nel posto che più gradiva e non badare alle spese.

I lavori cominciarono ben presto.
Ma, approfittando di questa cieca fiducia,

il capomastro pensò di usare materiali scadenti,

di assumere operai poco competenti a stipendio più basso, e di intascare così la somma risparmiata.
Quando la villa fu terminata, durante una festicciola, il capomastro consegnò al Presidente della società la chiave d’entrata.

Il Presidente gliela restituì sorridendo e disse, stringendogli la mano:

“Questa villa è il nostro regalo per lei in segno di stima e di riconoscenza.”

Questi tuoi giorni sono i mattoni della tua casa futura.

Brano tratto dal libro “C’è qualcuno lassù.” di Bruno Ferrero

La ragazzina con il vestito rosa. (L’Angelo Custode)


La ragazzina con il vestito rosa
(L’Angelo Custode)

Vidi una ragazzina seduta tutta sola nel parco.
Tutti le passavano vicino e non si fermavano per scoprire perché sembrasse così triste.
Indossava un vestito rosa logoro, scalza e sporca, sedeva e guardava la gente passare.
Non provava mai a parlare.
Non diceva una parola.
Molti le passavano vicino, ma nessuno si fermava.
Il giorno dopo decisi di tornare al parco per curiosità, per vedere se la ragazzina stava ancora lì.
Sì, era lì, proprio nello stesso posto dov’era il giorno prima, e ancora con lo stesso sguardo triste negli occhi.

Quel giorno ero decisa a fare qualcosa ed avvicinarmi alla ragazzina.

Che, come tutti sappiamo, un parco pieno di gente strana non è il posto giusto dove dei bambini possano giocare soli.
Nell’avvicinarmi notai la parte posteriore del vestito della ragazzina.
Aveva una forma grottesca.
M’immaginai che fosse quella la ragione per cui la gente passava e non faceva lo sforzo di parlare con lei.
Le deformità sono un colpo basso nella nostra società, e il cielo vieta di fare un passo verso di esse e assistere qualcuno che è diverso.
Avvicinandomi ancora, la ragazza abbassò appena gli occhi per evitare il mio sguardo.
Da vicino potei vedere più chiaramente la forma della sua schiena.
Aveva la forma orribile di una gobba esagerata.
Sorrisi per farle capire che era tutto ok; ero lì per aiutarla, per parlare.

Mi sedetti accanto a lei ed io esordii con un semplice “ciao.”

La ragazzina sembrò colpita, e balbettò un “salve” dopo avermi a lungo fissato negli occhi.
Sorrisi e anche lei sorrise timidamente.
Parlammo finché venne sera, e il parco fu completamente vuoto.
Chiesi alla ragazza perché fosse così triste.
Lei mi guardò e con tristezza disse: “Perché sono diversa.”
Immediatamente risposi “Lo sei!” e sorrisi.
La ragazzina sembrò ancora più triste e disse: “Lo so.”
“Cara,” dissi “mi sembri un angelo, dolce ed innocente.”
Mi guardò e sorrise, poi si alzò in piedi lentamente e mi chiese: “Davvero?”
“Sì, sei come un piccolo angelo custode mandato a prenderti cura della gente che passa!”

Annuì con la testa e sorrise.

Così facendo aprì la parte posteriore del suo vestito rosa e lasciò uscire le sue ali.
Poi disse: “Lo sono! Sono il tuo angelo custode!” con un luccichio negli occhi.
Rimasi senza parole, probabilmente stavo avendo un’allucinazione.
Disse: “Per una volta hai pensato a qualcuno oltre a te stessa.
Il mio lavoro qui è finito.”
Mi alzai in piedi e dissi: “Aspetta, perché nessuno si è fermato per aiutare un angelo?”
Mi guardò, sorrise, e disse: “Sei l’unica che possa vedermi!” e poi se ne andò.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Le stelle marine


Le stelle marine

Una tempesta terribile si abbatté sul mare.
Lame affilate di vento gelido trafiggevano l’acqua e la sollevavano in ondate gigantesche che si abbattevano sulla spiaggia come colpi di maglio, o come vomeri d’acciaio aravano il fondo marino scaraventando le piccole bestiole del fondo, i crostacei e i piccoli molluschi, a decine di metri dal bordo del mare.
Quando la tempesta passò, rapida come era arrivata, l’acqua si placò e si ritirò.
Ora la spiaggia era una distesa di fango in cui si contorcevano nell’agonia migliaia e migliaia di stelle marine.
Erano tante che la spiaggia sembrava colorata di rosa.
Il fenomeno richiamò molta gente da tutte le parti della costa.
Arrivarono anche delle troupe televisive per filmare lo strano fenomeno.
Le stelle marine erano quasi immobili.

Stavano morendo.

Tra la gente, tenuto per mano dal papà, c’era anche un bambino che fissava con gli occhi pieni di tristezza le piccole stelle marine.
Tutti stavano a guardare e nessuno faceva niente.
All’improvviso, il bambino lasciò la mano del papà, si tolse le scarpe e le calze e corse sulla spiaggia.
Si chinò, raccolse con le piccole mani tre piccole stelle del mare e, sempre correndo, le portò nell’acqua.
Poi tornò indietro e ripeté l’operazione.
Dalla balaustrata di cemento, un uomo lo chiamò:
“Ma che fai ragazzino?”.

“Ributto in mare le stelle marine.

Altrimenti muoiono tutte sulla spiaggia!” rispose il bambino senza smettere di correre.
“Ma ci sono migliaia di stelle marine su questa spiaggia; non puoi certo salvarle tutte.
Sono troppe!” gridò l’uomo.
“E questo succede su centinaia di altre spiagge lungo la costa!
Non puoi cambiare le cose!” proseguì.
Il bambino sorrise, si chinò a raccogliere un’altra stella di mare e gettandola in acqua rispose:

“Ho cambiato le cose per questa qui!”

L’uomo rimase un attimo in silenzio, poi si chinò, si tolse scarpe e calze e scese in spiaggia.
Cominciò a raccogliere stelle marine e a buttarle in acqua.
Un istante dopo scesero due ragazze ed erano in quattro a buttare stelle marine nell’acqua.
Qualche minuto dopo erano in cinquanta, cento, duecento, centinaia di persone che buttavano stelle di mare nell’acqua.
Così furono salvate tutte.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Ricordo una volta quando ero giovane…


Ricordo una volta quando ero giovane…

Ricordo una volta quando ero giovane e stavo tornando da non so dove, un cinema o forse qualcos’altro.
C’era una ragazza che era seduta di fronte a me, indossava un vestito che era abbottonato quasi fin quassù.

Era la cosa più bella che avessi mai visto.

Allora ero timido, così quando lei mi guardava abbassavo gli occhi.
Poi dopo, quando ero io a guardarla li abbassava lei.
Arrivai dove dovevo scendere, e scesi; le porte si chiusero, e quando il treno stava ripartendo lei mi guardò negli occhi e mi fece un incredibile sorriso.

Fu terribile.

Volevo aprire per forza le porte.
Tornai ogni sera alla stessa ora.
Per due settimane.
Ma non l’ho più vista.

Questo è stato trenta anni fa…

E non credo che passi giorno senza che io non rivolga un pensiero a lei!

Dialogo tratto dal film “Proposta indecente.”

Dove è la felicità?


Dove è la felicità?

Il Cuore si rivolse al Vento:
“Tu che soffi sulle foreste più fitte, ti prego, dimmi dove è la felicità!”
Il Vento soffiò, soffiò, soffiò ovunque, ma non la trovò.

Il Cuore si rivolse al Sole:

“Tu che splendi sulle montagne più alte, ti prego, dimmi dove è la felicità!”
Il Sole guardò, guardò, guardò ovunque, ma non la trovò.

Il Cuore si rivolse all’Acqua:

“Tu che raggiungi anche le terre più lontane, ti prego, dimmi dove è la felicità!”
Ma neanche l’Acqua poté aiutarlo.
Il Cuore si rattristò.
Pianse, dicendo:

“Allora la felicità non esiste!”

In quel momento la Luna si affacciò da dietro una nuvola e facendo capolino sorrise:
“Non puoi cercare la felicità, la puoi solo trovare… è dentro di te!”

Leggenda popolare del popolo amazzonico Anambè.
Brano senza Autore, tratto dal Web

La pizza Armonia. (Le cose belle della vita)


La pizza Armonia.
(Le cose belle della vita)

C’era una volta una pizzeria piccola piccola, in una viuzza stretta stretta.
La pizzeria aveva una porticina a vetri e un campanellino, che tintinnava appena.
In quella bottega si conoscevano tutti i segreti della vera pizza e facevano la pizza più buona del mondo!
Mattia un giorno passò davanti alla vetrina della pizzeria.
Non aveva voglia di rientrare a casa:
erano due sere che a cena, in famiglia, il clima era teso e pesante;
il suo papà masticava voracemente, la sua mamma aveva gli occhi rossi e non parlava;
la sorellina Alice, di cinque anni, guardava l’uno e l’altra, con i suoi verdi occhioni da uccellino spaurito.

Mattia parlava, parlava di tutto, ma nessuno lo ascoltava.

Così, trovandosi davanti all’insegna della pizzeria, Mattia si fermò a leggere:
la prima pizza in elenco si chiamava Armonia.
Entrò, e il vecchietto che stava al banco, lo salutò con un sonoro:
“Buongiorno!”
“Vorrei prenotare una pizza Armonia, formato famiglia… Per questa sera.” disse.
“Gli ingredienti base, li mettiamo noi.” rispose l’anziano pizzaiolo, che poi aggiunse:
“Tu devi portarmi da casa alcuni altri elementi indispensabili!”
“Che cosa?”
“Procurati un secchio, riempilo di tutte le cose belle che trovi, poi portalo qui. Vedrai…”

Mattia corse a casa.

La mamma lo vide entrare in cucina come un tornado e ritornare, poco dopo, con un grosso secchio di plastica blu.
Mattia le mise il secchio sotto il naso.
“Mamma, per piacere, metti un bacio nel secchio!”
Sbalordita e sorpresa, la mamma di Mattia mandò un bacio nel secchio.
Mattia sparì di corsa.
Cominciò a raccogliere tutte le cose belle che trovava:
una bella foglia verde, gli spruzzi della fontana, un po’ di tramonto, due nuvole color arancio, una preghiera della nonna, una carezza del nonno, il riflesso smeraldo degli occhioni verdi di Alice, il ricordo di un bel voto preso a scuola, l’abbaiare di un cane, un “Bravo!” ricevuto dal papà…
Alla fine, trafelato, il ragazzo tornò nella pizzeria portando con sé il secchio, che pesava!
“Hai fatto proprio un buon lavoro!” disse il pizzaiolo “Ma, manca una cosa!”
“Che cosa?” chiese Mattia.

“Una cosa molto semplice: un tuo sorriso!”

Mattia si chinò sull’orlo del secchio e si rispecchiò nell’acqua che aveva raccolto.
Felice, fece il più smagliante sorriso di cui fosse capace.
L’anziano prese il secchio e lo inclinò versando tutto nell’impasto della pizza che aveva preparato.
Allargò, appiattì, guarnì e infine infornò la pizza.
La piccola pizzeria si riempì subito di un profumo delizioso.
Mattia corse a casa tenendo nelle braccia l’enorme confezione di pizza.
Appena varcato l’uscio gridò:
“Mamma, non preparare niente per cena!

Ho portato la pizza!”

La mamma fece per protestare, ma il profumo della pizza e l’entusiasmo di Mattia la riempirono di tenerezza.
“La pizza! Che bello!” disse Alice, contenta, battendo le mani.
Il papà arrivò a tavola un po’ imbronciato, ma il profumo della pizza gli fece mutare l’espressione, e in volto gli si allargò un sorriso.
Il profumo era buonissimo, ma il gusto della pizza era ancora migliore.
Tutti mangiarono, ridendo e scherzando.
Alla fine il papà appoggiò una mano sul braccio della mamma, e disse:
“Avete mai visto una mamma così bella e radiosa?”
Mattia non si era mai sentito così felice!

Brano senza Autore

Arriverà la persona che…


Arriverà la persona che…

Arriverà la persona che saprà amare tutti i tuoi difetti, più dei tuoi pregi, senza farteli pesare.
Ti farà sentire la persona più importante del mondo riuscendoti quasi a convincere di esserla.

Ti amerà senza riserve,

strappandoti un sorriso nei momenti più bui.
Sarà quella persona che non andrà via quando glielo chiederai, perché capirà che è proprio in quel momento che ne hai più bisogno.

Arriverà in punta di piedi,

quando meno te lo aspetti, quando non credevi più all’amore.

Arriverà per ricordarti che

nella vita non bisogna mai perdere la speranza.
Perché se hai pazienza, tutto arriva.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il negozio di musica. (Domani potrebbe essere troppo tardi!)


Il negozio di musica.
(Domani potrebbe essere troppo tardi!)

C’era una volta un ragazzo nato con una grave malattia, una malattia di cui non si conosceva la cura.
Aveva 17 anni, ma poteva morire in qualsiasi momento.
Visse sempre in casa sua, con l’assistenza di sua madre, ma un giorno stanco di stare in casa decise di uscire almeno una volta.
Chiese il permesso a sua madre e lei accettò.
Camminando nel suo quartiere vide diversi negozi e passando per un negozio di musica, guardando dalla vetrina, notò la presenza di una tenera ragazza della sua età.
Fu amore a prima vista.
Aprì la porta ed entrò guardando nient’altro che la ragazza, e avvicinandosi poco a poco, arrivò al bancone dove c’era quell’adorabile fanciulla.
Lei lo guardò e gli disse sorridente:

“Posso aiutarti?”

Nel frattempo egli pensava che era il sorriso più bello che avesse mai visto nella sua vita e sentì il desiderio di baciarla.
Balbettando le disse: “Mi piacerebbe comprare un CD!”
Senza pensarci, prese il primo che vide e le diede i soldi.
“Vuoi che te lo impacchetti?” chiese la ragazza sorridendo di nuovo.
Egli rispose di si annuendo; lei andò nel magazzino, tornò con il pacchetto e glielo consegnò.

Lui lo prese ed uscì dal negozio.

Tornò a casa e da quel giorno in poi andò al negozio ogni giorno per comprare un cd.
Faceva fare il pacchetto sempre alla ragazza e poi tornava a casa per riporlo nell’armadio.
Egli era molto timido per invitarla ad uscire e nonostante provasse non ci riusciva.
Sua madre si interessò alla situazione e lo spronò a tentare, così egli il giorno seguente si armò di coraggio e si diresse al negozio.
Come tutti i giorni comprò un altro cd e come sempre lei gli fece una confezione.
Lui prese il cd e, in un momento in cui la ragazza era distratta, posò rapidamente un foglietto con il suo numero di telefono sul bancone; dopodiché uscì di corsa dal negozio.

Il giorno dopo squillò il telefono.

Sua madre rispose: “Pronto?”
Era la ragazza che chiedeva di suo figlio; la madre afflitta cominciò a piangere mentre diceva:
“Non lo sai?… è morto ieri!”
Ci fu un silenzio prolungato interrotto dai lamenti della madre.
Più tardi la madre entrò nella stanza del figlio per ricordarlo.
Decise di iniziare dal guardare tra la sua roba, aprì l’armadio e con sorpresa si trovò di fronte ad una montagna di cd impacchettati.

Non ce ne era nemmeno uno aperto.

Le procurò una curiosità vederne tanti che non resistette: ne prese uno e si sedette sul letto per guardarlo; facendo ciò, un biglietto uscì dal pacchettino di plastica.
La madre lo raccolse per leggerlo, diceva:
“Ciao, sei bellissimo! Ti andrebbe di uscire con me? TVB… Sofia.”
La madre emozionata ne aprì altri e trovò altri bigliettini: tutti dicevano la stessa cosa.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Qual è il nostro valore? (La banconota da 50 euro)


Qual è il nostro valore? (La banconota da 50 euro)

Paolo, con la faccia triste e abbattuta, si ritrovò con la sua amica Carla in un bar per prendere un caffè.
Depresso, scaricò su di lei tutte le sue preoccupazioni:
il lavoro, i soldi, il rapporto con la sua ragazza!
Tutto sembrava andar male nella sua vita!
Aveva l’impressione di valere poco, di aver fallito in molte occasioni.
Carla introdusse la mano nella borsa, prese una banconota da 50 EURO e gli disse:

“Vuoi questo biglietto?”

Paolo, un po’ confuso all’inizio, poco dopo le rispose:
“Certo Carla!
Sono 50 EURO, chi non li vorrebbe!”
Allora Carla prese la banconota in mano, la strinse forte fino a farla diventare una piccola pallina.
Mostrando la pallina accartocciata a Paolo, gli chiese un’altra volta:
“E adesso, li vuoi ancora?”
“Carla, non so cosa intendi con questo, però continuano ad essere 50 EURO.

Certo che li prenderò anche così, qualora me li volessi dare!”

Carla spiegò il biglietto, lo gettò al suolo e lo stropicciò ulteriormente con il piede, riprendendolo quindi sporco e segnato, e chiese a Paolo:
“Continui a volerlo?”
“Ascolta Carla, continuo a non capire dove vuoi arrivare, rimane comunque una banconota da 50 EURO, e finché non la strappi, ha sempre il suo valore!” esclamò Paolo.
Carla gli rispose:
“Paolo, devi sapere che anche se a volte qualcosa non va come vuoi, anche se la vita ti piega o ti accartoccia, continui ad essere tanto importante come lo sei stato sempre!
Quello che devi chiederti è quanto vali in realtà, e non quanto puoi essere abbattuto in un particolare momento.”

Subito dopo mise la banconota spiegazzata affianco a lui, sul tavolo, e con un sorriso gli disse:

“Prendila, per ricordarti di questo momento quando ti sentirai male o per poterla usare con il prossimo amico che ne dovesse avere bisogno…
Però mi devi una banconota nuova da 50 EURO!”
Gli diede un bacio sulla guancia e si allontanò verso la porta.

Brano senza Autore, tratto dal Web