La storia di una perla


La storia di una perla

C’era una volta una conchiglia.
Se ne stava in fondo al mare cullata dalle onde, sfiorata dal passaggio sinuoso di pesci colorati e cavallucci marini.
Fino a quando una tempesta giunse fino a lei sconvolgendole la vita.
La violenza delle onde la capovolse più e più volte facendola girare, rotolare, urtare, trasportandola lontano fino a che, ammaccata e dolorante si fermò.
Stava cercando di capire dov’era finita quando, improvvisa, una fitta lancinante la trapassò!
Che cosa stava succedendo ancora?

Ecco!

Attraverso le valve, nello stravolgimento di prima, era riuscito a intrufolarsi un sassolino che, pur piccolo, aveva contorni spigolosi e appuntiti.
Sulla carne viva faceva proprio male!
La conchiglia provò a muoversi e ad espellerlo, ma senza risultato.
Tentò e ritentò anche nei giorni seguenti.
Il dolore non passava!
Pianse, e pian piano le sue lacrime ricoprirono il sassolino.

Strano, il dolore iniziava ad attenuarsi.

Cercò ancora di eliminarlo ma ormai faceva parte di lei.
Tra le maglie della rete, assieme ai pesci, in pescatore vide una conchiglia.
La aprì e, meraviglia, si trovò tra le mani ruvide e callose una perla bellissima, brillante.
La girò e rigirò: perfetta!
I pescatori sanno che ogni perla ha una storia da raccontare e l’accostò all’orecchio.

Ascoltando, ripensò alla sua vita.

Quante tempeste aveva attraversato, quante solitudini, quanto dolore e rabbia e ribellione!
Quante lacrime si erano mescolate alle gocce del mare !
Ma proprio quelle lacrime erano riuscite a compiere il miracolo anche dentro di lui.
Una perla frutto del dolore, della rinuncia, della pazienza, di quel “sassolino” che ti entra dentro e non riesci più a buttare fuori; una perla capace di donare luce a chi si avvicina!
Il pescatore guardò quel miracolo racchiuso nella mano, fissò la sua luce, alzò il viso al cielo terso, e sorrise.

Brano senza Autore, tratto dal Web

La storia dell’asino. (Vivi come credi)


La storia dell’asino. (Vivi come credi)

C’era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino.
Decisero di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo.
Così partirono tutti e tre con il loro asino.
Arrivati nel primo paese, la gente commentava:
“Guardate quel ragazzo quanto è maleducato!
Lui sull’asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano.”
Allora la moglie disse a suo marito:
“Non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio!”

Il marito lo fece scendere e salì sull’asino.

Arrivati al secondo paese, la gente mormorava:
“Guardate che svergognato quel tipo!
Lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l’asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa.”
Allora, presero la decisione di far salire la moglie, mentre padre e figlio tenevano le redini per tirare l’asino.
Arrivati al terzo paese, la gente commentava:
“Pover’uomo!
Dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull’asino!

E povero figlio!

Chissà cosa gli spetta, con una madre del genere!”
Allora si misero d’accordo e decisero di sedersi tutti e tre sull’asino per cominciare nuovamente il pellegrinaggio.
Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese:
“Sono delle bestie, più bestie dell’asino che li porta.
Gli spaccheranno la schiena!”
Alla fine, decisero di scendere tutti e camminare insieme all’asino.
Ma, passando per il paese seguente, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo:

“Guarda quei tre idioti; camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli!”

Conclusione: ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei.
Quindi: vivi come credi.
Fai cosa ti dice il cuore, ciò che vuoi.
Una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali, perciò: canta, ridi, balla, ama…
e vivi intensamente ogni momento della tua vita…
prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi!

Brano di Sir Charles Spencer “Charlie” Chaplin

La storia di Rob


La storia di Rob

Rob è il tipo di persona che ti fa piacere odiare:
è sempre di buon umore ed ha sempre qualcosa di positivo da dire.
Quando qualcuno gli chiede come va, lui risponde:
“Se andasse meglio di cosi, sarei due persone!”
È un ottimista.
Se un collega ha un giorno no, Rob riesce sempre a fargli vedere il lato positivo della situazione.
Vederlo mi incuriosiva e così un giorno gli chiesi:
“Io non capisco, non è possibile essere ottimisti ogni giorno, come fai?”

Rob mi rispose:

“Ogni giorno mi sveglio e mi dico, oggi avrò due possibilità.
Posso scegliere di essere di buon umore o posso scegliere di essere di cattivo umore.
E scelgo di essere di buon umore.
Quando mi succede qualcosa di brutto io posso scegliere di essere una vittima o di imparare da ciò.
Ed io scelgo di imparare.
Ogni volta che qualcuno viene da me a lamentarsi per qualcosa, io posso scegliere di accettare le lamentele, o posso scegliere di aiutarlo a vedere il lato positivo della vita.
Ed io scelgo il lato positivo della vita.”
“Ma non è sempre così facile” gli dissi.

“Sì, lo è;” disse Rob, “la vita è tutta una questione di scelte.

Quando tagli via tutto ciò che non conta, è tutta una questione di scelte.
Sta a te scegliere come reagire alle situazioni, sta a te decidere come lasciare che gli altri influenzino il tuo umore.
Tu scegli se essere di buon umore o di cattivo umore.
Alla fine sei tu a decidere come vivere la tua vita.”
Dopo quella conversazione ci perdemmo di vista perché io cambiai lavoro, ma spesso mi ritrovai a pensare alle sue parole, quando dovevo fare una scelta nella mia vita, invece di reagire agli eventi.
Ho saputo che Rob aveva avuto un brutto incidente sul lavoro, era caduto da 18 metri di altezza, e dopo 18 ore di sala operatoria fu dimesso dall’ospedale con una piastra d’acciaio nella schiena.

Sono andato a trovarlo e gli ho chiesto come si sentisse:

“Se stessi meglio sarei due persone,” mi rispose, “vuoi vedere le mie cicatrici?”
“Ma come fai,” gli chiesi, “ad essere così positivo dopo quello che ti è successo?”
“Mentre stavo cadendo, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la mia bimba.
Poi mentre giacevo per terra, mi sono detto che potevo scegliere di vivere o di morire.
Ed ho scelto di vivere.”
“Ma non hai mai avuto paura?” aggiunsi.
“Sì, quando mi hanno portato in ospedale ed ho visto l’espressione sul viso dei medici e degli infermieri, ho avuto paura, perché era come se guardassero un uomo morto!

Poi un’infermiera mi ha chiesto se avessi allergie, ed io risposi si.

Tutti mi guardarono, ed io urlai: sono allergico alla gravità!”
Tutti scoppiarono a ridere, ed io dissi:
“Ed ora operatemi da uomo vivo, non come se fossi già morto.”
Rob mi ha insegnato che ogni giorno abbiamo la possibilità di scegliere di vivere la vita pienamente.
Quindi è inutile preoccuparsi sempre per il domani, perché ogni giorno ha i suoi problemi su cui scegliere di vivere, e domani penseremo ai problemi di domani.
Dopotutto, oggi e il domani di cui ti preoccupavi ieri.

Brano senza Autore, tratto dal Web

La storia della matita



La storia della matita

Il bambino guardava la nonna intenta a scrivere una lettera.
Ad un certo punto, chiese:
“Stai scrivendo una storia su di noi?
E’ per caso una storia su di me?”
La nonna smise di scrivere, sorrise, e disse al nipote:

“In effetti, sto scrivendo di te.

Tuttavia, più importante delle parole, è la matita che sto usando.
Mi piacerebbe che tu fossi come lei, quando sarai grande.”
Il bimbo osservò la matita, incuriosito, e non vide niente di speciale.
“Ma è identica a tutte le matite che ho visto in vita mia!”
“Tutto dipende dal modo in cui guardi le cose.” rispose la nonna.

Ci sono cinque qualità in essa che, se tu riuscissi a mantenere, farebbero di te un uomo in pace col mondo.

Prima qualità: tu puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi passi.
Questa mano noi la chiamiamo Dio, e Lui ti dovrà sempre indirizzare verso la Sua volontà.
Seconda qualità: di quando in quando io devo interrompere ciò che sto scrivendo, e usare il temperino.
Questo fa sì che la matita soffra un poco, ma alla fine essa sarà più affilata.

Pertanto, sappi sopportare un po’ di dolore, perché ciò ti renderà una persona migliore.

Terza qualità: la matita ci permette sempre di usare una gomma per cancellare gli sbagli.
Capisci che correggere qualcosa che abbiamo fatto non è necessariamente un male, ma qualcosa di fondamentale per mantenerci sulla retta via.
Quarta qualità: ciò che è davvero importante nella matita non è il legno o la forma esteriore, ma la grafite che è all’interno.
Dunque, fai sempre attenzione a quello che succede dentro di te.
Infine, la quinta qualità della matita: lascia sempre un segno.
Ugualmente, sappi che tutto ciò che farai nella vita lascerà tracce, e cerca di essere conscio di ogni singola azione.

Brano tratto dal libro “Come il fiume che scorre.” di Paulo Coelho

Orme sulla Sabbia


Orme sulla Sabbia
(a fine pagina troverete l’audio ed il video di questo brano, recitato da Alberto Lupo, tratto da Youtube)

Questa notte ho fatto un sogno, ho sognato che ho camminato sulla sabbia accompagnato dal Signore, e sullo schermo della notte erano proiettati tutti i giorni della mia vita.
Ho guardato indietro e ho visto che ad ogni giorno della mia vita, proiettato nel film, apparivano orme sulla sabbia: una mia e una del Signore.

Così sono andato avanti, finché tutti i giorni si esaurirono.

Allora mi fermai guardando indietro, notando che in certi posti c’era solo un’orma…
Questi posti coincidevano con i giorni più difficili della mia vita;
i giorni di maggior angustia, di maggiore paura e di maggior dolore…
E allora ho domandato:
“Signore, Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me in tutti i giorni della mia vita, ed io ho accettato di vivere con te, ma perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti peggiori della mia vita?”

Ed il Signore mi ha risposto:

“Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato con te durante tutta la camminata e che non ti avrei lasciato solo neppure per un attimo, ebbene non ti ho lasciato…
I giorni in cui tu hai visto solo un’orma sulla sabbia, sono stati i giorni in cui Io ti ho portato in braccio.”

Brano Popolare Brasiliano.
Brano senza Autore, tratto dal Web

Intervista a Dio


Intervista a Dio
 (a fine pagina troverete l’audio ed il video di questo brano, recitato da Antonio Gerardi, tratto da Youtube)

Ho sognato di fare un’intervista a Dio…
“Ti piacerebbe intervistarmi?” Dio mi domandò.
“Beh, se ne hai il tempo!” dissi io.
Dio sorrise:
“Il mio tempo è l’eternità, comunque cosa vuoi sapere?”
“Eh, non so, cosa ti sorprende dell’umanità…”
(E Dio rispose:)

“Pensate con ansia al futuro, dimenticando il presente.

Cosicché non vivete ne nel presente ne nel futuro.
Vivete la vita come se non doveste morire mai, e morite come se non aveste vissuto mai…
Vi stancate presto di essere bambini.
Avete fretta di crescere e poi vorreste tornare bambini.
Perdete la salute per guadagnare i soldi e poi usate i soldi per recuperare la salute.”
Le mani di Dio presero le mie e restammo in silenzio per un po’, poi gli chiesi…
“Padre, che lezioni di vita desideri che i tuoi figli imparino?”
Dio sorrise e poi rispose:
“Imparino che non possono costringere nessuno ad amarli, quello che possono fare è lasciarsi amare.
Imparino che ciò che vale di più non è quello che hanno nella vita, ma che hanno la vita stessa.

Imparino che non è bene paragonarsi agli altri.

Imparino che una persona ricca non è quella che ha di più, ma è quella che si accontenta dell’essenziale.
Imparino che bastano pochi secondi per aprire profonde ferite nelle persone che si amano, e ci vogliono molti anni per sanarle.
Imparino a perdonare praticando il perdono.
Imparino che ci sono persone che li amano profondamente, ma che non sanno come esprimere o mostrare i loro sentimenti.
Imparino che due persone possono vedere la stessa cosa in due modi differenti.
Imparino che non è sempre sufficiente essere perdonati dagli altri, però sempre bisogna imparare a perdonare se stessi.
E imparino soprattutto che io sono sempre qui.
Sempre.”

Brano senza Autore, tratto dal Web

La bicicletta di Dio


La bicicletta di Dio

In una calda sera d’estate, un giovane si recò da un vecchio saggio:
“Maestro, come posso essere sicuro che tutto ciò che faccio è quello che Dio mi chiede di fare?”
Il vecchio saggio sorrise compiaciuto e disse:
“Una notte mi addormentai con il cuore turbato; anche io cercavo, inutilmente, una risposta a queste domande.”
Poi feci un sogno:
Sognai una bicicletta a due posti, un tandem.

E notai che Dio stava dietro e mi aiutava a pedalare.

Ma poi avvenne che Dio mi suggerì di scambiarci i posti.
Acconsentii e da quel momento la mia vita non fu più la stessa.
Dio la rendeva più felice ed emozionante.
Che cosa era successo da quando ci scambiammo i posti?
Capii che quando guidavo io, conoscevo la strada.
Era piuttosto noiosa e prevedibile.
Era sempre la distanza più breve tra due punti.
Ma quando cominciò a guidare Lui, conosceva bellissime scorciatoie, su per le montagne, attraverso luoghi rocciosi a gran velocità a rotta di collo.

Tutto quello che riuscivo a fare, era tenermi in sella!

Anche se sembrava una pazzia, Lui continuava a dire:
“Pedala, pedala!”
Ogni tanto mi preoccupavo, diventavo ansioso e chiedevo:
“Signore, ma dove mi stai portando?”
Egli si limitava a sorridere e non rispondeva.
Tuttavia, non so come, cominciai a fidarmi.
Presto dimenticai la mia vita noiosa ed entrai nell’avventura e quando dicevo:
“Signore, ho paura…”
Lui si sporgeva indietro, mi toccava la mano e subito un’immensa serenità si sostituiva alla paura.
Mi portò da gente con doni di cui avevo bisogno; doni di guarigione, accettazione e gioia.
Mi diedero i loro doni da portare con me lungo il viaggio.
Il nostro viaggio, vale a dire, di Dio e mio.

E ripartimmo.

Mi disse:
“Dai via i regali, sono bagagli in più, troppo peso.”
Così li regalai a persone che incontrammo, e trovai che nel regalare ero io a ricevere e il nostro fardello era comunque leggero.
Dapprima non mi fidavo di Lui, al comando della mia vita.
Pensavo che l’avrebbe condotta al disastro.
Ma Lui conosceva i segreti della bicicletta, sapeva come farla inclinare per affrontare gli angoli stretti, saltare per superare luoghi pieni di rocce, volare per abbreviare passaggi paurosi.
E io sto imparando a star zitto e pedalare nei luoghi più strani e comincio a godermi il panorama e la brezza fresca sul volto con il delizioso compagno di viaggio, la mia potenza superiore.
E quando sono certo di non farcela più ad andare avanti, Lui si limita a sorridere e dice:
“Non ti preoccupare, guido io, tu pedala!”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Un uomo chiese aiuto a Dio…


Un uomo chiese aiuto a Dio…

Un giorno, un uomo, passeggiando nel bosco, sussurrò:
“Dio, parlami!”
Nello stesso momento un uccellino cantò!
Ma l’uomo non lo ascoltò.
Allora, l’uomo gridò:
“Dio parlami!”
E dietro una coltre di nuvole si sentono tuoni e lampi!

Ma l’uomo non li notò.

L’uomo si guardò attorno e disse:
“Dio, lasciami vedere il Signore!”
E una stella si fece brillante nel cielo, più di quanto lo fosse stata fino ad allora!
Ma l’uomo non le percepì.
Allora l’uomo, arrabbiato, gridò con potenza:
“Dio mostrami un miracolo!”
E nacque suo figlio!
Ma l’uomo non si rese conto della nuova e irripetibile vita che cominciava.

Allora l’uomo gridò disperato:

“Toccami, Dio. Fammi vedere se il Signore è qui!”
E una farfalla si posò sulla sua spalla!
Ma l’uomo la spaventò.
Allora l’uomo gridò ancora con disperazione:
“Dio, ho bisogno di aiuto.”
Ed arrivò una e-mail portando buone notizie e parole di incoraggiamento!
Ma l’uomo non la lesse e continuò a piangere…

Brano senza Autore, tratto dal Web

Chiesi a Dio…


Chiesi a Dio…

Chiesi a Dio di essere forte per eseguire progetti grandiosi, ed Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà.
Domandai a Dio che mi desse salute per realizzare grandi imprese, ed Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.

Gli domandai la ricchezza per possedere tutto, ed Egli mi ha lasciato povero per non essere egoista.

Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me, ed Egli mi ha dato l’umiliazione perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita, ed Egli mi ha lasciato la vita perché io potessi essere contento di tutto.

Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo, ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà.

Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato, o mio Signore, fra tutti gli uomini nessuno possiede quello che io ho.

Preghiera di Kirk Kilgour, famoso giocatore di pallavolo rimasto paralizzato nel 1976 a seguito di un incidente durante un allenamento.

La principessa


La principessa

C’era una volta un re che aveva una figlia di grande bellezza e straordinaria intelligenza.
La principessa soffriva però di una misteriosa malattia.
Man mano che cresceva, si indebolivano le sue braccia e le sue gambe, mentre vista e udito si affievolivano.
Molti medici avevano invano tentato di curarla.
Un giorno arrivò a corte un vecchio, del quale si diceva che conoscesse il segreto della vita.
Tutti i cortigiani si affrettarono a chiedergli di aiutare la principessa malata.
Il vecchio diede alla fanciulla un cestino di vimini, con un coperchio chiuso, e disse:

“Prendilo e abbine cura.

Ti guarirà.”
Piena di gioia e attesa, la principessa aprì il coperchio, ma quello che vide la sbalordì dolorosamente.
Nel cestino giaceva infatti un bambino, devastato dalla malattia, ancor più miserabile e sofferente di lei.
La principessa lasciò crescere nel suo cuore la compassione.
Nonostante i dolori prese in braccio il bambino e cominciò a curarlo.
Passarono i mesi:
la principessa non aveva occhi che per il bambino.
Lo nutriva, lo accarezzava, gli sorrideva.

Lo vegliava di notte, gli parlava teneramente.

Anche se tutto questo le costava una fatica intensa e dolorosa.
Quasi sette anni dopo, accadde qualcosa di incredibile.
Un mattino, il bambino cominciò a sorridere e a camminare.
La principessa lo prese in braccio e cominciò a danzare, ridendo e cantando.
Leggera e bellissima come non era più da gran tempo.
Senza accorgersene era guarita anche lei.

Brano tratto dal libro “365 storie per l’anima.” di Bruno Ferrero