Il diavolo e la coppia felice

Il diavolo e la coppia felice

Mentre sfogliava i suoi “dossier” matrimoniali, il diavolo notò con dispetto che c’era ancora una coppia, sulla terra, che filava d’amore e d’accordo.
Decise di fare un’ispezione.

Si trattava in realtà di una coppia comune:

eppure sprigionava tanto amore che attorno ad essa pareva ci fosse un’eterna primavera.
Il diavolo volle conoscere il segreto di quell’amore.
“Nessun segreto!” gli spiegarono i due,

“Viviamo il nostro amore come una gara:

quando uno dei due sbaglia, è l’altro che se ne assume la colpa; quando uno dei due fa bene, è l’altro che ne ha le lodi; quando uno dei due soffre, è l’altro che ne ha consolazione; quando uno dei due gioisce, è l’altro che ne ricava piacere.
Insomma, facciamo sempre a chi arriva per primo.”

Al diavolo tutto ciò parve scemo.

E se ne andò senza far loro del male.
Ed è così che possono ancora esistere delle coppie felici sulla terra.

Brano senza Autore

Il pescatore e la legge antica

Il pescatore e la legge antica

In un villaggio di pescatori in cui gli uomini si allontanavano da casa per lunghi periodi sulle loro barche vigeva una legge antica molto severa.
L’adulterio veniva punito con la morte.

La moglie che, durante l’assenza,

fosse stata sorpresa a tradire il marito doveva essere gettata in mare dall’alto della scogliera con le mani e i piedi legati.
Avvenne che una giovane donna del villaggio tradì il marito, mentre questi era lontano, per la pesca in alto mare.
La gente del villaggio indignata decise che la legge doveva essere applicata.

Invano la povera ragazza invocò pietà.

La legarono e poi la spinsero giù dalla scogliera.
Ma, prima che la donna finisse in mare, una grande e robusta rete da pesca, spuntata come d’incanto dalle rocce, la trattenne.
Il marito era arrivato per salvarla.

Brano senza Autore

La cattedrale del Re Casimiro

La cattedrale del Re Casimiro

Il superbo re Casimiro decise di lasciare un segno della sua munificenza elevando una cattedrale favolosa al centro della città.
Perché il merito della realizzazione fosse tutto e soltanto suo, emanò un decreto per il quale nessuno avrebbe potuto contribuire gratuitamente alla costruzione sotto pena di morte.
“È opera mia e soltanto mia!” proclamava il re.
L’edificio si innalzò splendido e solenne.
Gli operai del re lavoravano a turni massacranti.
E anche le bestie, buoi e cavalli, adibiti al trasporto si accasciavano sfiancati.
Il re fece scolpire una grande lapide di marmo da collocare sulla facciata del duomo:

“Elevato alla gloria di Dio per opera di Re Casimiro!”

La lapide fu murata sotto il rosone.
Il giorno della consacrazione della cattedrale, il re arrivò in testa al corteo dei dignitari.
Un drappo di seta copriva la lapide.
Quando la piazza fu piena di gente festante, davanti al cardinale e al capitolo dei canonici schierati e pronti a benedire, il re fece cenno di togliere il velo della lapide.
Un sussurro di meraviglia percorse la folla, mentre il re diventava livido.

Sulla lapide si leggeva a grandi caratteri d’oro:

“Elevato alla gloria di Dio per opera di re Casimiro e di Teresa!”
Furibondo, il re cercò di far cancellare il nome intruso.
Ogni mattina ricompariva.
Diede ordine di trovare quella Teresa.
Gli portarono davanti una donna dagli abiti modesti che tremando, confessò che una sera, tornando dai campi, aveva visto i cavalli e i buoi stremati e, di nascosto, aveva dato loro un po’ di fieno.

Il re Casimiro capi che il suo desiderio era folle e superbo.

Il Signore stesso aveva scritto sulla lapide il nome della umile donna dal gran cuore.
E quel nome è là ancora oggi, dopo mille anni.

Brano tratto dal libro “365 piccole storie per l’anima.” di Bruno Ferrero. Edizioni ElleDiCi.

L’imperatore ed i vassalli

L’imperatore ed i vassalli

L’imperatore, un giorno, mandò a chiamare uno dei suoi vassalli.
Questi era conosciuto nel suo regno per la crudeltà e l’avarizia, e i suoi sudditi vivevano nel terrore.

L’imperatore gli disse:

“Voglio che ti metta in viaggio per il mondo e mi trovi un uomo veramente buono.”
Quello rispose:
“Sì, signore!” e con obbedienza iniziò la ricerca.
Incontrò molte persone e parlò con loro, e dopo che fu trascorso molto tempo, tornò dall’imperatore e gli disse:
“Signore, ho fatto come mi hai ordinato, cercando per tutto il mondo un uomo davvero buono.
Non lo si può trovare.

Sono tutti egoisti e malvagi.

Non c’è luogo dove si possa trovare l’uomo che cerchi!”
L’imperatore lo mandò via e fece chiamare un altro vassallo, conosciuto per la sua generosità e benevolenza, e molto amato dai suoi sudditi.
L’imperatore gli disse:
“Amico mio, vorrei che ti mettessi in viaggio e mi cercassi un uomo davvero cattivo!”
Anche questo obbedì, e nei suoi viaggi incontrò molta gente e parlò con loro.
Dopo che fu trascorso molto tempo, ritornò dall’imperatore e gli disse:

“Signore, non ce l’ho fatta.

Ci sono persone incaute, traviate, che si comportano da ciechi, ma in nessun luogo sono riuscito a trovare un uomo davvero cattivo.
Sono tutti buoni di cuore, nonostante i loro fallimenti!”

Brano senza Autore

L’uomo e l’oro

L’uomo e l’oro

Un’antica fiaba persiana racconta di un uomo che aveva un unico pensiero:
possedere oro, tutto l’oro possibile.

Era un pensiero vorace che gli divorava il cervello e il cuore.

Non riusciva così ad avere nessun altro pensiero, nessun altro desiderio per altre cose che non fossero oro.
Quando passava davanti alle vetrine della sua città, vedeva solo quelle degli orefici.

Non si accorgeva di tante altre cose meravigliose.

Non si accorgeva delle persone, non badava al cielo azzurro o al profumo dei fiori.
Un giorno non seppe resistere:
entrò di corsa in una gioielleria e cominciò a riempirsi le tasche di bracciali d’oro, anelli o spille.
Naturalmente, mentre usciva dal negozio, fu arrestato.

I gendarmi gli dissero:

“Ma come potevi credere di farla franca?
Il negozio era pieno di gente!”
“Davvero?” fece l’uomo stupito, “Non me ne sono accorto.
Io vedevo solo l’oro!”

Fiaba Persiana
Brano senza Autore

L’alchimista e la pietra filosofale

L’alchimista e la pietra filosofale

C’era una volta un alchimista che aveva dedicato la sua vita alla ricerca della pietra filosofale, la rara pietra che aveva il potere di trasformare in oro gli oggetti di ferro.
“Proverò tutte le pietre della terra, una dopo l’altra.
Troverò certamente la pietra filosofale!” pensava.
In principio, sembrava una cosa semplice.
L’alchimista si era cinto i fianchi con una catena di ferro e aveva cominciato a toccarla con tutte le pietre che trovava.
Camminava e camminava e, appena vedeva una pietra, la prendeva e con essa toccava la sua catena.

Quel gesto era diventato tutta la sua vita.

Passarono gli anni e l’alchimista, con i capelli arruffati, coperti di polvere, il corpo ridotto a un’ombra, le labbra serrate come le porte chiuse del suo cuore, continuava a vagare in cerca della pietra magica.
Tutti ormai lo credevano pazzo.
Un giorno, un ragazzo del villaggio si avvicinò e gli chiese:
“Dimmi, dove hai trovato questa catena d’oro che ti cinge la vita?”

L’alchimista trasalì:

la catena, che una volta era di ferro, era proprio diventata d’oro e splendeva alla sua cintura.
Non era un sogno, ma quando era avvenuto questo mutamento?
Si colpì con violenza la fronte:
dove, oh dove, senza saperlo, aveva raggiunto la sua meta?
Si era ormai abituato a raccogliere pietre e toccare con esse la catena, e poi gettarle via senza guardare se la trasformazione era avvenuta.

Così il povero alchimista aveva trovato la pietra filosofale, e l’aveva perduta…

Tornò sui suoi passi per cercare di nuovo.
Ma ora il suo corpo era più curvo e privo di forze, il suo cuore più stanco e lui come un albero sradicato…

Brano senza Autore

Il sasso inutile

Il sasso inutile

C’era una volta su una strada un sasso che non serviva a niente.
Era un bel sasso, di forma tondeggiante, grosso più o meno come la testa di un uomo, di un bel grigio-azzurro.
Ma nessuno lo degnava di uno sguardo.
Un sasso è solo un sasso, a chi può interessare?
Al principio spuntava appena dalla terra al centro di una strada che portava in città.
Non gli mancava la compagnia.
Quasi tutti quelli che passavano di là inciampavano.
Qualcuno si accontentava di lanciare colorite imprecazioni, altri maledicevano il povero sasso.
Gli zoccoli ferrati dei cavalli lo colpivano violentemente, facendo sprizzare sciami di scintille che brillavano nella notte.

Il sasso era sempre più triste.

Che razza di vita era mai la sua!
Un giorno una carrozza che procedeva veloce per la strada ebbe un impatto così violento con il povero sasso da lasciargli un segno ben visibile, che sembrava una ferita.
Nell’urto ebbe la peggio la ruota, che si spezzò.
Il vetturino, furibondo, con un ferro cavò il sasso e lo scagliò lontano.
Il sasso rotolò malinconicamente per un po’ e si arrestò fra altri sassi nella scarpata.
“Ci mancavi solo tu, rompi scatole!” gli gridarono gli altri sassi, “Quanto sei pesante, ciccione!” gli dissero due pietre piatte e sottili, cosparse di mica scintillante.
Se le pietre avessero lacrime, il sasso sarebbe scoppiato in un pianto desolato.
Sprofondò in un silenzio pieno di angoscia e di tristezza.
Solo una lumaca lo prese in simpatia e gli lasciò per ricordo una scia luccicante di bava.
Il povero sasso desiderò sprofondare nel terreno e sparire per sempre.

Ma un mattino due mani robuste lo sollevarono:

“Questo serva a me!” disse una voce.
“E gli altri?” chiese un uomo.
“Possono servire anche loro.
Raccoglieteli.” fu la risposta.
Gli altri sassi venivano gettati in un carro.
Il sasso tondeggiante fece il viaggio nella bisaccia dell’uomo.
Quando uscì, si trovò in un cantiere brulicante di operai.
Tutti erano all’opera per innalzare una magnifica costruzione, che, pure incompleta, già svettava nel cielo.
E i muri, le possenti arcate, le guglie che svettavano nel cielo, tutto era formato da pietre grigio-azzurre come lui.
“Questo è il paradiso!” pensò il sasso, che non aveva mai visto niente di più bello.
Le mani dell’uomo passarono sulla superficie del sasso con una ruvida carezza.
“Finirai lassù, anche tu, amico mio!” disse la voce, “Ho un progetto magnifico per te.

Dovrai soffrire un po’, ma ne varrà la pena.”

Il sasso venne portato in un angolo dove un gruppo di uomini stava scolpendo figure di santi di pietra.
Una delle statue era senza testa.
L’uomo la indicò e disse:
“Ho trovato la testa per quello!”
Sfiorò nuovamente il sasso con le mani e continuò:
“È perfetto.
Sembra fatto apposta, e anche questa piccola fenditura mi ha fatto venire un’idea…”
Al sasso pareva di sognare:
nessuno lo aveva mai definito “perfetto”.
Subito dopo però fu stretto in una morsa e uno strumento acuminato cominciò a ferirlo senza pietà.
L’uomo lo scalpellava con vigore e perizia.

Il dolore era forte, ma non durò molto.

Il sasso inutile si trasformò nella magnifica testa di un santo che fu collocata sulla facciata della cattedrale.
Era la statua che tutti notavano e additavano per una particolarità:
tutti gli altri erano seri e aggrondati, quello era l’unico santo sorridente.
L’artista aveva trasformato la ferita provocata dalla ruota del carro in un magnifico sorriso.
Il sorriso pieno di pace e felicità del sasso che aveva trovato il suo posto.

Brano tratto dal libro “Tante storie per parlare di Dio.” di Bruno Ferrero. Edizioni ElleDiCi.

Gesù e gli apostoli (La pietra)

Gesù e gli apostoli (La pietra)

Una volta Gesù e gli apostoli, nei loro continui viaggi, si trovarono a dover superare le asperità di un monte.
Gesù disse:
“Ciascuno prenda una pietra sulle spalle e la porti su!”

Volle provare il loro spirito di sacrificio.

San Pietro osò chiedere:
“Di quale grandezza?”
Rispose Gesù:

“La grandezza non interessa!”

Mentre tutti si caricarono di grosse pietre, Pietro prese con sé un sasso, tanto piccolo da stare, diremmo noi, in una tasca.
La salita e il carico facevano sudare e ansimare gli apostoli; Pietro invece camminava spedito e rideva, sotto, sotto, dell’ingenuità degli amici.
Arrivati su, si fermarono presso una fontana per riposarsi e mangiare un boccone.
Mancava il pane.

Gesù allora con una benedizione cambiò le pietre in pane.

Qui la sorpresa, l’umiliazione, la vergogna di Pietro, costretto a domandare, per favore, agli altri apostoli, che presero a guardarlo con un sorriso di compassione.
Gli apostoli ne ebbero d’avanzo:
Pietro ebbe, sì e no, il necessario.

Brano senza Autore

L’opportunità per progredire

L’opportunità per progredire

Proprio in mezzo ad una strada, un mattino, comparve una grossa pietra!
Era decisamente visibile ed ingombrante:

gli automobilisti cominciarono a girarle intorno per evitarla.

Dovevano frenare, mettersi in coda, ma lo facevano brontolando e suonando i “clacson”.
Alle undici del mattino si era già formato un corteo di cittadini che protestavano davanti al municipio:
a mezzogiorno i Sindacati annunciarono uno sciopero di tre giorni e tutti gli studenti scesero in piazza per dimostrare!
Alle quattro del pomeriggio gli “indignati” occuparono la piazza principale e “Striscia la Notizia” mandò i suoi inviati a casa dell’Assessore.

Nacque immediatamente il Movimento “No Sass”.

Alle diciotto passò sulla strada un venditore ambulante di verdura con il suo camioncino sgangherato!
Si fermò a lato della strada con i lampeggianti accesi e collocò, diligentemente, il triangolo rosso a distanza di sicurezza per avvertire gli automobilisti.
Poi cominciò a tentare di rimuovere il masso!
Dopo molta fatica e sudore, riuscì finalmente a muovere la pietra spostandola al bordo della strada.
Mentre tornava verso il suo camioncino, notò che c’era una grossa busta attaccata alla pietra sul lato che, prima, poggiava sull’asfalto.

La busta conteneva un grosso assegno ed una lettera,

con l’intestazione della più importante industria della nazione che diceva che l’assegno era per la persona che avesse rimosso la pietra dalla strada.
L’assegno era accompagnato dall’offerta dell’incarico di “Vice-Presidente esecutivo” della Compagnia.
Il venditore ambulante imparò quello che, molti di noi, neanche comprendono:
“Tutti gli ostacoli e le difficoltà che incontriamo sulla strada della nostra vita sono un’opportunità per progredire!”

Brano senza Autore

Il primo convegno mondiale delle strade

Il primo convegno mondiale delle strade

Al primo convegno mondiale delle strade c’erano le rappresentanti ufficiali di milioni di strade che intersecano il volto di ogni Paese del mondo, sotto tutti i meridiani ed i paralleli.
Strade grandiose e stradine minuscole; superbe autostrade a dodici corsie e sentieri sperduti nella giungla; mulattiere di montagna e strade ferrate; viottoli ciottolosi e strade imperiali; stradine silenziose e rumorosi lungomari sudamericani.
Nelle prime file sedevano la Strada dei Fori Imperiali e il Boulevard des Champs Elisées, una stradina nel bosco e la grandiosa Avenida 9 de Julio di Buenos Aires, la via Appia e le Ramblas di Barcellona, Wall Street e la pista sahariana per Dakar, la Leofòros Venizèlou di Atene e la russa Via Gorkij.

Presiedeva la vaticana Via della Conciliazione.

Furono affrontati i più complessi problemi del settore:
dai metodi di asfaltatura ai cedimenti fognari nelle metropoli intasate dal traffico, dalle carenze di illuminazione notturna alla riforma della segnaletica.
Dopo tre giorni di confronto serrato, di lauti pranzi di lavoro, di confortanti soste di ristoro al bar e di annoiati letarghi, finalmente si giunse al momento più atteso:
l’elezione della strada più importante del mondo!
Cominciò la solita caccia ai voti, con scontri a non finire, rivendicazioni accanite, tentativi di corruzione.
Dopo tanti interventi dal fondo della sala chiese la parola un’esile, fragile, pallida stradina che era rimasta in religioso silenzio.

Era la rappresentante ufficiale delle “Stradine d’ingresso ai Cimiteri.”

Anche lei, come milioni di sue sorelle, vissuta sempre tra due fila di cipressi, regolarmente inghiaiata di tristezza e irrorata di lacrime.
“Care sorelle,” cominciò con voce sottile ma ferma, “voi correte instancabilmente sulla faccia della Terra senza fermarvi mai a pensare.
Voi accompagnate la gente in su, in giù, a destra, a sinistra senza porvi grossi problemi.
Ebbene, non dimenticatelo mai!
Sia che siate ricche, sia che siate povere, importanti o dimenticate, di sangue nobile o di origini plebee… ebbene, alla fine, anche voi, con tutti i vostri utenti, dovrete percorrere una stessa inevitabile stradina: la stradina di un Cimitero.
È solo questione di tempo.
Non c’è possibilità di inversione di marcia.

Per nessuno!

Tenetelo ben presente, prima di votare.
Io porto al traguardo!”
È così fu eletta all’unanimità come la strada più importante del mondo.
È l’unica strada che tutti gli esseri umani stanno percorrendo.
Un passo al giorno.

Brano tratto dal libro “I fiori semplicemente fioriscono.” di Bruno Ferrero. Edizioni ElleDiCi.