La festa degli animali
In un paese lontano abitato solo da animali, era tradizione che una volta ogni dieci anni ci fosse la festa delle pecore e degli animali più indifesi e piccoli.
Da immemorabile tempo in quel giorno si sospendeva la ferrea legge della giungla e ogni animale, specialmente quelli delle categorie più pericolose, faceva del suo meglio per assumere un aspetto più mansueto:
i leoni andavano dal barbiere a tagliarsi un po’ la folta criniera,
i montoni a radersi la barba e le tigri si dipingevano gli occhi per apparire più dolci.
Solo alcuni lupi non facevano niente per favorire la festa; rimanevano ai lati apparentemente indifferenti, emarginati dagli altri, guardati a vista dai tutori dell’ordine perché erano sempre pronti ad approfittare della confusione per fare qualche ruberia o peggio ancora per azzannare qualcuno.
Nel giorno della festa, gli uccelli, le pecore, gli animali più mansueti, le scimmie e persino molti innocui serpenti e soprattutto i cuccioli di tutte le razze, anche quelle più feroci, erano i veri protagonisti delle danze e dei giochi.
Potevi trovare il cucciolo di leopardo giocherellare con la piccola antilope e anche i piccoli lupi tentare di scherzare con alcune ritrose e timide agnelline.
Sembrava un paradiso!
Però se qualcuno fosse stato capace di scendere fino al cuore di ogni animale durante la festa, avrebbe percepito per esempio che la leonessa si annoiava da morire:
aveva portato i cuccioli a divertirsi, però guardava gli altri animali giudicandoli secondo il suo istinto e le veniva una voglia matta di dare un’artigliata al primo capretto che le fosse capitato tra le zampe, tuttavia si tratteneva dal farlo, ritenendosi in ciò un po’ eroica, pensando che in fondo era solo questione di ore e che bastava attendere il termine del giorno per ritornare alla normalità della vita.
La gazzella, animale grazioso ma anche civettuolo, era desiderosa di sfuggire dal gruppo per brucare la sua erba preferita in solitudine e in santa pace.
Persino la pecorella ormai adulta,
aveva sentimenti di superiorità, sentendosi anche lei un po’ forte e potente solo perché poteva stare accanto, senza pericolo, al possente re della foresta, e guardava con occhi golosi di invidia il leone che sembrava vivere la vita più di lei piena di complessi e moralismi.
Solo i cuccioli spensierati, non avevano problemi; li avrebbero avuti ben presto!
Quando il giorno dopo vollero andare a continuare la festa, ignari delle differenze e delle distinzioni, i genitori nelle loro tane o covi, si studiarono bene di raccomandare loro con estrema serietà che la pecora non deve andare col lupo e che il leone deve sempre avere ragione e dominare…
E tante cose di questo genere e che l’obbedienza a tutto ciò è una grande virtù, perché fa stare ognuno al suo posto.
Così va il mondo!
Il bene è una povera eccezione in confronto del male che viene fatto passare per concretezza e saggezza di vita:
chi dice il contrario è sempre giudicato un illuso! (Pensare bene per credere!)